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    El Kaddouri a CM: "Il debutto in Europa col Napoli? Un brutto ricordo"

    El Kaddouri a CM: "Il debutto in Europa col Napoli? Un brutto ricordo"

    • Francesco Guerrieri
    Quando Omar El Kaddouri ha sfogliato il ventaglio di proposte arrivate in estate non ha avuto tanti dubbi di fronte all'offerta della Spal (foto Damiano Fiorentini, Spal). Lo sguardo si è fermato lì, e ha messo da parte tutte le altre: "Non è stata una scelta complicata, volevo tornare in Italia dopo essermene andato nel 2017 - ci racconta il centrocampista nella nostra intervista - Per questo, forse, la gente si era un po' dimenticata di me; inoltre negli ultimi anni ho avuto alcuni problemi fisici che hanno fatto dubitare qualcuno. E io questo lo capisco, lo accetto. Ma vi assicuro che senza infortuni sarei ancora in Serie A". Classe '90, a 34 anni è ripartito dalla Serie C dopo qualche mese da svincolato per la fine del contratto con il Cluj.

    Cosa ti ha convinto ad accettare la Spal? 
    "Ripartire da una società così importante, anche se in Serie C, mi ha dato motivazioni e ambizione. Avevo altre proposte, ma sono dall'estero; in Italia qualcosa in C ma non l'ho presa neanche in considerazione. Ci sono stati altri due fattori per i quali ho scelto la Spal".

    Quali?
    "Già conoscevo mister Dossena perché abbiamo giocato insieme il primo anno a Napoli; il mio testimone di matrimonio Salamon è stato due anni e mezzo qui e mi ha parlato benissimo di questa piazza. Io sono venuto per dimostrare che non sono finito, non sono qui per chiudere la carriera".

    Quindi al ritiro ancora non ci stai pensando?
    "Se dovessi ragionare con la testa andrei avanti per anni: arrivo agli allenamenti col sorriso e la voglia di lavorare, quando gioco mi diverto ancora. Ma bisogna ascoltare anche il corpo, e il mio ha avuto spesso questi maledetti infortuni che non ho mai sopportato. Se ne arriveranno altri e riuscirò a gestirli andrò avanti, se dovessero diventare sempre più frequenti smetterò".

    Che effetto fa essere allenato da un tuo ex compagno di squadra?
    "Non so mai se dargli del tu o del lei, alterno in base ai giorni. Ho ritrovato un ragazzo molto preparato tatticamente, che prova a trasmettere alla squadra la grinta che metteva in campo quando allenava".

    A inizio carriera eri stato etichettato come il nuovo Zidane, cosa non ha funzionato secondo te?
    "Magari ho fatto qualche scelta sbagliata, ma finché non ho avuto infortuni, fino ai 27 anni, ho giocato ad alti livelli. Poi, da quel momento, sono stato condizionato dai problemi fisici. Peccato, perché nel momento in cui ho accumulato esperienza e sono cresciuto sulla gestione della partita avrei potuto dare molto di più. Ma non mi pento, perché io in allenamento ho sempre dato il massimo nonostante avessi la nomea di uno che non correva".

    Il Brescia ti ha pescato nelle giovanili dell’Anderlecht dopo un Torneo di Viareggio, ti ricordi il tuo arrivo in Italia? 
    "Sono stato a un passo dall'Udinese che mi aveva visto a quel Viareggio, avevo l'accordo con loro. Ma un venerdì Maurizio Micheli ( ex capo scouting del Brescia e oggi al Napoli, ndr) venne a vedere una partita delle giovanili dell'Anderlecht per seguire un altro giocatore, vide me e arrivò a casa mia per propormi di andare a Brescia. Accettai".

    Con il Napoli di Mazzarri hai debuttato in Europa League. 
    "Ho un brutto ricordo di quella partita. Giocavamo contro gli svedesi dell'AIK, io ero titolare: il primo tempo lo facciamo tutti male, il mister nell'intervallo ha deciso di togliere me e io non l'ho presa benissimo".

    Cosa gli hai detto?
    "A lui nulla, avevo 22 anni e non mi sono permesso di prendermela con Mazzarri. Ma dentro di me avevo una gran rabbia".

    L'INTERVISTA COMPLETA 

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