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'El gran mariscal' Nasazzi: storia del primo capitano campione del Mondo
EL GRAN MARISCAL - Nasazzi (il terzo in piedi da sinistra nella foto) nasce il 24 maggio 1901 a Montevideo da madre basca e padre italiano, quest'ultimo nativo del paese di Esino Lario in provincia di Lecco, e per tutta la sua ventennale carriera non si sposterà mai dalla capitale dell'Uruguay. Dopo i primi calci dati nel Club Atlético Lito è con la squadra del Bella Vista, con la quale giocherà dal 1922 al 1933, che si mette in luce tanto che nel 1923 viene convocato per la prima volta in Nazionale in occasione del Campionato sudamericano – l'attuale Copa America. Fisico possente, alto e massiccio, Nasazzi può giocare indifferentemente terzino e difensore centrale, la sua forza sta proprio nella sua abilità nel contrastare e anticipare gli avversari tanto da essere un baluardo insuperabile e a valergli il soprannome di Gran Mariscal della difesa. Come è scritto nella pagina ufficiale del Club Nacional de Montevideo, Nasazzi “era el último y formidable escollo contra el que morían las ambiciones atacantes de los adversarios”. Al comando della difesa Nasazzi guida il Bella Vista e l'Uruguay e se è vero che in campionato con il Bella Vista non riuscirà mai a conquistare il titolo, è altrettanto vero che sarà in Nazionale che Nasazzi si toglierà le soddisfazioni più belle, dominando un intero decennio.
GLI ANNI'20 DI NASAZZI - Eh già, gli anni'20 del calcio sudamericano sono senz'altro suoi e dell'Uruguay. Con la Celeste infila una serie di vittorie impressionante, tanto in campo continentale quanto a livello mondiale. Come detto Nasazzi esordisce in Nazionale nel 1923 e vince subito il Campionato sudamericano giocato quell'anno in Uruguay, ma è con il 1924 che l'Uruguay si fa conoscere in tutto il mondo e Nasazzi vince da capitano nel giro di pochi mesi Olimpiadi e Campionato sudamericano. In primavera l'Uruguay partecipa al torneo olimpico a Parigi e dopo una drammatica semifinale vinta contro l'Olanda conquista il titolo battendo in finale la Svizzera. In autunno, ancora una volta in casa, vince il suo secondo Campionato sudamericano di fila. E non sarà l'ultimo. Nasazzi vince altri due titoli continentali nel 1926 e nel 1935 e nel 1928 vince la sua seconda medaglia d'oro olimpica ai giochi di Amsterdam battendo nel derby de la Plata l'Argentina dopo aver eliminato in semifinale l'Italia. Quella finale certificava la supremazia del calcio sudamericano, una finale giocata due volte nell'arco di tre giorni. Dopo l'1-1 del 10 giugno Uruguay e Argentina si ripresentarono il 13 giugno allo stadio Olimpico di Amsterdam dove prima Figueroa e quindi Scarone regalarono il secondo alloro olimpico alla Celeste.
IL PRIMO CAMPIONE DEL MONDO - L'Uruguay è la squadra leader del calcio mondiale e Nasazzi è la sua guida, il suo capitano, il suo Mariscal. La finale olimpica del 1928 ha certificato l'assoluta preminenza del calcio sudamericano e il piccolo Uruguay è pronto nel 1930 ad ospitare la prima edizione del Campionato del mondo di calcio. Giocato tutto a Montevideo nella seconda metà del luglio 1930 il mondiale rappresenta la vetta della carriera di Nasazzi. Come due anni prima la finale mondiale oppone Uruguay e Argentina e come due anni prima è l'Uruguay che vince la battaglia, con Nasazzi eletto miglior giocatore del torneo e primo giocatore nella storia ad alzare la coppa sotto il cielo di Montevideo. Con la Nazionale Nasazzi ha dunque vinto tutto, adesso gli manca solo il campionato nazionale ma per vincerlo sa bene che deve lasciare il Bella vista e così nel 1933 passa al Nacional – con il quale già nel 1925 aveva partecipato ad una tournée in Europa – dove vince finalmente il titolo che gli mancava e forma con il brasiliano Domingos Da Guia una diga difensiva insormontabile contribuendo non poco a rendere immortale La Màquina blanca, soprannome che identifica quel Nacional vincitore del titolo nel 1933. Nel 1938 Nasazzi si ritira dal calcio giocato, non prima di aver vinto ancora un titolo nazionale e uno continentale, dopo oltre venti anni di successi e più di 900 partite tra campionato e Nazionale. Appende definitivamente le scarpette al chiodo chiudendo una carriera leggendaria, non prima di aver giocato nel 1937 una partita celebrativa contro il Bella Vista del quale è stato senza dubbio il miglior giocatore della storia e al quale il club soprannominato Los Papales gli dedicherà il suo stadio.
(Alessandro Bassi è anche su http://storiedifootballperduto.blogspot.it/)