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    Ecco come l'Italia batterà la Spagna

    Ecco come l'Italia batterà la Spagna

    • Giancarlo Padovan
    Fino a due giorni fa, cioé con Candreva in campo, ero molto fiducioso di battere la Spagna. Oggi, a ridosso della sfida, lo sono un po’ di meno, anche se l’ottimismo prevale sulle sensazioni negative. La prima che provo è la seguente: Jordi Alba avrà più spazio per agire e Florenzi un po’ meno di abilità rispetto a Candreva nell’andare al cross.

    Tutto sommato, però, può non essere un male. Rispetto al laziale, il romanista ha maggiore predisposizione alla fase difensiva e una riserva di energie addirittura superiore. E siccome prevedo una partita di grande dispendio, disporre di gente dedita alla corsa e al sacrificio rappresenta un privilegio da apprezzare.

    Confesso di avere pensato molto anche ad El Shaarawy come eventuale sostituto di Candreva, nonostante tutti noi sappiamo quanto Conte tenga all’equilibrio. La mia opinione si basava su una considerazione aritmetica: contro l’Irlanda, il 22 giugno, Florenzi ha giocato l’intera partita, mentre El Shaarawy appena dieci minuti. Tra i due non c’è dubbio su chi sia più fresco. Inoltre credo fermamente che El Shaarawy abbia oggi nelle gambe e nella testa più di qualche sintomo per lasciare un segno sull’Europeo. Non a caso erano molti i colleghi a pronosticarlo come rivelazione.

    Tuttavia nel calcio in generale e nei giudizi sui singoli in particolare, ho imparato a rimettermi alle decisioni di chi ne sa di più di me, non foss’altro perché vede i calciatori tutti i giorni. 
    Eppure se all’ultimo prendesse corpo un impiego di El Shaarawy, ovviamente a sinistra, con De Sciglio a destra, mi sentirei di ribadire che questa Spagna si può battere senza per forza gridare al miracolo.

    E’ stato detto più volte come l’Italia non possa prescindere dall’organizzazione. E l’organizzazione, come tutti sanno, non può ridursi al sistema di gioco (3-5-2 nel nostro caso). L’organizzazione attiene a quella serie di movimenti predeterminati nelle due fasi di gioco: con o senza palla.

    Contro la Spagna avremo la palla poche volte e il nostro gioco deve tendere a due obiettivi: ostacolare il possesso avversario e cercare la riconquista nella zona di campo più vicina alla porta.

    Attenzione: non parlo solo dei tempi di gioco della pressione e del pressing, ma anche e soprattutto dello spazio dove dovranno essere esercitati. 

    La partita persa dalla Spagna contro la Croazia, oltre a stabilire una certa vulnerabilità difensiva della nazionale di Del Bosque, ha evidenziato quanto un pressing o una pressione ultra-offensivi possano essere produttivi.

    Ma chi porta la pressione ultra-offensiva? Non c’è dubbio che Conte chieda questo tipo di aggressione sia a Pellé, sia a Eder. E come deve essere questa pressione? Individuale sul primo portatore di palla, con l’altro attaccante a offuscare la linea di passaggio più agevole e almeno uno dei due esterni già pronto ad alzarsi.

    Naturalmente deve essere un movimento sicronico realizzato molte volte per realizzare il possesso magari in una sola occasione. Se così avverrà, la distanza tra la zona della riconquista e la ripartenza dovrà essere il più vicino possibile alla porta. E’ vero che i due centrali della Spagna, Sergio Ramos e Piqué, non sono più veloci come un tempo, ma troppo campo da coprire lascia spazio ai recuperi anche degli esterni Jordi Alba e Juanfran.

    Scartata l’idea di marcare Iniesta a uomo (sarebbe anacronistico per non dire antistorico), è pensabile invece un’azione di disturbo attraverso almeno uno dei due attaccanti quando l’Italia sarà costretta a scendere sotto la linea della palla. La quale resterà prevedibilmente attaccata ai piedi di Iniesta. Ma per la verità sarebbe già utile “sporcargli” le traiettorie e impedirgi quegli assist di cui è capace da ogni zona del campo.

    La nostra nazionale non dovrà essere mai passiva: più si appiattisce al limite dell’area e meno avrà possibilità di ripartire (il campo è lungo) e di fare gol (troppi avversari da superare). E’ vero, come dicono i grandi difensivisti, che una partita può essere sbloccata anche da una palla da fermo (se è per quello è possibile arrivare anche ai rigori). Però una squadra che si riduce ad una linea a cinque (o a sei) contro la Spagna si condanna alla sofferenza e, forse, alla sconfitta prematura.        

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