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É un'Inter a nervi tesi: il punto
TUTTO CAMBIA - 09.07.2016 - Tutto è cambiato così in fretta, ogni cosa è stata messa in discussione. A partire dalla vecchia proprietà, che nel tempo si è scoperta debole dal punto di vista economico, impossibilitata a produrre gli sforzi economici necessari per garantire all’Inter di essere almeno competitiva. Adesso la società è sempre più di Suning, ma allo stesso tempo è sempre meno di Mancini, che giorno dopo giorno perde poteri e vigore. Il mercato non è più materia del tecnico jesino, che chiede ma non ottiene, che vuole ma non può. Touré, Candreva, Zabaleta, un no dietro l’altro, in rapida successione e senza il minimo spiraglio per poter trattare: i cinesi sono cosi, prendere o lasciare.
SERVE CHIAREZZA - Evidentemente i pensieri di Mancini hanno per qualche istante considerato la seconda ipotesi: lui è abituato - da sempre - a dettare la via, mai a subirla. Suning, invece, oltre a non proporgli alcun rinnovo di contratto, lo obbliga ad accettare una nuova linea societaria, fatta di acquisti alla Gabriel Jesus e non alla Yaya Touré. Il malessere dell’ex City si respira nell’aria, il clima non è più quello sereno della seconda luna di miele e l’insicurezza del tecnico inizia a contagiare anche i tifosi, che adesso non lo considerano più intoccabile. L’amichevole contro il Wattens significa poco, è la prima uscita stagionale, ma lo 0-0 ha risvegliato i mugugni e qualche tifoso, senza neanche mordersi la lingua, se l’è fatto scappare: “Mancini, se non vuoi più stare qui, vai pure”, ha urlato qualcuno. Forse più una richiesta di chiarezza che un vero e proprio invito a lasciare, ma intanto il tecnico si barrica dietro silenzi inaccessibili, rotti solo dalla televisione ufficiale del club, alla quale - comunque - non chiarisce niente sul proprio futuro. Ma adesso la corda è tesa oltre il consentito, lacerata ai lati. É ora di esprimere concetti chiari a tutti, perché così non sembrano esserci i giusti presupposti per partire bene.
QUALE SCELTA? - La società non aiuta, anzi, peggiora ulteriormente una situazione già abbastanza complicata. Non condividere le idee del proprio allenatore e non soddisfarne le esigenze di mercato, non è cosa da niente. Anzi, sembra un segnale diretto verso una meta ben precisa. Se la scelta è stata già presa, inutile ritardare il processo di un anno, in caso contrario, invece, sarebbe opportuno far sentire a Mancini un apporto totale e incondizionato. Condividere lo stesso progetto è fondamentale, proseguire diversamente sarebbe nocivo.