Vince Mourinho, ma questo è calcio?
Il pareggio senza reti imposto all'Atletico Madrid al Calderon e l'impresa in casa del Liverpool con una formazione imbottita di riserve hanno riportato in auge l'eterno dibattito sulle capacità manageriali di Josè Mourinho (nella foto da bbc.co.uk), il profeta del catenaccio per molti, uno stratega meraviglioso in grado come nessuno di gestire la pressione a proprio favore per gli altri. Se dovessimo guardare ai soli risultati, lo Special One potrebbe aver ribaltato positivamente, nello spazio di due partite, una stagione che ancora viaggia sulla sottilissima linea dell'equilibrio. La qualificazione alla finale di Champions League e una Premier League contesa fino all'ultimo turno a Liverpool e Manchester City sarebbero traguardi straordinari, così come grande clamore farebbe un doppio flop.
UNA LEZIONE A RODGERS - Se contro Simeone aveva parcheggiato un bus in campo per frenare le scorribande di Diego Costa e compagni, nel big match di Anfield il portoghese si è superato bloccando per 90 minuti l'iniziativa della squadra guidata dall'allievo Rodgers e neutralizzando due attaccanti del calibro di Suarez e Sturridge, una coppia gol capace di trovare la rete avversaria in 50 occasioni. Raddoppi sistematici di marcatura per impedire ai due attaccanti in rosso di vedere frontalmente la porta e le solite linee ultracompatte che hanno tolto spazio vitale al calcio verticale e in velocità del Liverpool: queste le mosse principali con cui Mou ha dato scacco matto al suo giovane collega, corroborate da una buona dose di fortuna, come dimostra l'errore di Gerrard che ha spianato la strada al gol di Demba Ba.
MA QUESTO E' CALCIO? - Una vittoria figlia dunque della solita maestria nel dirottare le attenzioni e l'ansia da prestazione sull'avversario, che giocava in casa, con la formazione migliore e con la necessità di fare almeno un punto per rimanere padrone del proprio destino ai fini della vittoria di un campionato che manca dal lontano 1990. Il miglior allenatore del mondo nell'arte di non fare giocare il suo avversario ha colpito ancora, ma siamo sicuri che sia il caso di esaltare un personaggio che, con rose sempre altamente competitive e ricche di elementi di qualità, raramente ha prodotto un calcio propositivo e in linea col valore dei suoi calciatori? Nell'Italia, il Paese d'origine del calcio difensivo e soprattutto di un certo Machiavelli, non stupisce l'esaltazione di chi antepone il fine al mezzo. Chi scrive, preferisce invece una mentalità più offensiva, un'idea più ambiziosa, un concetto dello sport in cui si faccia di tutto per superare il tuo rivale segnando facendo meglio di lui, non cercando solo di limitarlo. Ben venga chi cerca di segnare un gol in più piuttosto che tentare di subirne uno in meno. Gli allenatori che sono passati alla storia sono quelli che hanno vinto provando a rivoluzionare dal punto di vista tattico, Mourinho forse lo farà attraverso un'interpretazione più mediatica del suo ruolo. Io sto con i primi...
UNA LEZIONE A RODGERS - Se contro Simeone aveva parcheggiato un bus in campo per frenare le scorribande di Diego Costa e compagni, nel big match di Anfield il portoghese si è superato bloccando per 90 minuti l'iniziativa della squadra guidata dall'allievo Rodgers e neutralizzando due attaccanti del calibro di Suarez e Sturridge, una coppia gol capace di trovare la rete avversaria in 50 occasioni. Raddoppi sistematici di marcatura per impedire ai due attaccanti in rosso di vedere frontalmente la porta e le solite linee ultracompatte che hanno tolto spazio vitale al calcio verticale e in velocità del Liverpool: queste le mosse principali con cui Mou ha dato scacco matto al suo giovane collega, corroborate da una buona dose di fortuna, come dimostra l'errore di Gerrard che ha spianato la strada al gol di Demba Ba.
MA QUESTO E' CALCIO? - Una vittoria figlia dunque della solita maestria nel dirottare le attenzioni e l'ansia da prestazione sull'avversario, che giocava in casa, con la formazione migliore e con la necessità di fare almeno un punto per rimanere padrone del proprio destino ai fini della vittoria di un campionato che manca dal lontano 1990. Il miglior allenatore del mondo nell'arte di non fare giocare il suo avversario ha colpito ancora, ma siamo sicuri che sia il caso di esaltare un personaggio che, con rose sempre altamente competitive e ricche di elementi di qualità, raramente ha prodotto un calcio propositivo e in linea col valore dei suoi calciatori? Nell'Italia, il Paese d'origine del calcio difensivo e soprattutto di un certo Machiavelli, non stupisce l'esaltazione di chi antepone il fine al mezzo. Chi scrive, preferisce invece una mentalità più offensiva, un'idea più ambiziosa, un concetto dello sport in cui si faccia di tutto per superare il tuo rivale segnando facendo meglio di lui, non cercando solo di limitarlo. Ben venga chi cerca di segnare un gol in più piuttosto che tentare di subirne uno in meno. Gli allenatori che sono passati alla storia sono quelli che hanno vinto provando a rivoluzionare dal punto di vista tattico, Mourinho forse lo farà attraverso un'interpretazione più mediatica del suo ruolo. Io sto con i primi...