
Niente bomber e poca qualità: Euro 2024 delude, l'evoluzione del tiki taka è uno scempio
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MALE FRANCIA E INGHILTERRA - Partiamo dai fatti. Le grandi favorite dei bookmakers alla viglia, Francia e Inghilterra, sono state un disastro. I francesi, secondi, si sono inguaiati il cammino infilandosi nel lato di tabellone più complicato attraverso prestazioni sottotono e pochi gol segnati. L'Equipe c'è andata giù dura con tutti, Deschamps in primis, chiedendosi come sia possibile giocare così male con così tanto talento a disposizione. I colleghi francesi hanno ragione. Specialmente perché i Galletti hanno fatto due gol in tre partite. Come l'Inghilterra. E infatti ancor peggio di Deschamps sta Southgate, fischiato sonoramente dal suo stesso pubblico nonostante il primo posto nel girone. Come per i francesi la critica mossa agli inglesi è la stessa: talento più o meno sterminato, squadra soporifera, condizione fisica agghiacciante.
IL BELGIO E IL MISTERO RANKING - Due gol li ha fatti anche il Belgio del sempre misterioso 'ranking FIFA'. Da più di un decennio, stando a quel che dice il sistema di calcolo del supercomputer di Zurigo, questa banda di fenomeni è stabilmente tra le prime 4-5 nazionali del pianeta. A oggi, mentre vi scriviamo queste righe, terza alle spalle di Argentina e Francia. La loro impresa a questo europeo? Finire alle spalle della Romania e prendere più fischi dal proprio pubblico persino rispetto agli inglesi. Bravi, non era facile!
GRAZIE ZAC - Sull'Italia anche inutile stare a rimarcare troppo i concetti. Si è detto e scritto tanto. Il dato è solo uno: senza il gol di Zaccagni all'ultimo secondo, saremmo stati a casa. Non credo serva altro.
LE ALTRE BIG - C'è poi il confusionario Portogallo di Martinez, noto al mondo per l'FA Cup vinta col Wigan e per essere stato a lungo a capo proprio dei fallimenti del Belgio. Oggi, il ct spagnolo, fa confusione in un Portogallo ancora schiavo dei capricci di Ronaldo. Oppure c'è l'Olanda di Koeman, altra mezza miracolata di una fase a gironi in cui è finita dietro all'Austria, quest'ultima unica vera nota positiva fuori dai grandi nomi.Tra le big d'Europa, insomma, ha convinto in parte la Germania - che è comunque andata in calando anziché in crescendo dopo quella partenza super con la Scozia - e l'unica vera nazionale a cui si può dire 'bravi': la Spagna. E quello delle Furie Rosse non è un caso.
LA RIVOLUZIONE DEL POSSESSO - Sì perché il tratto comune distintivo a tutte è ormai evidente: il controllo del pallone e la costruzione dal basso. Tutte vogliono giocare con la sfera tra i piedi e iniziare l'azione di controllo fin dal palleggio del portiere. Citofonare 'Guardiola Josep' se la cosa non vi sta bene. Ma tant'è. L'evoluzione di quel tiki-taka è il calcio che vediamo oggi. La cui controindicazione è però nascosta tra le partite deludenti e le prestazioni povere di questo europeo. Per giocare quel tipo di calcio in maniera efficace e brillante si necessita principalmente infatti di due caratteristiche: l'abitudine allo sviluppo di determinati automatismi e una condizione fisica brillante per il pressing alto e la riconquista immediata del pallone. Cosa che spagnoli esclusi, non abbiamo visto fare a nessuno se non all'Austria.
BRILLA SOLO LA SPAGNA - La costruzione di automatismi di possesso e controllo è infatti strategia più complicata da attuare in gruppi che giocano effettivamente insieme per poche settimane all'anno. E non è un caso allora che l'unica che sia stata realmente convincente da questo punto di vista sia stata la Spagna, il cui imprinting è filosoficamente marchiato a fuoco ormai dalla metà dei 2000. In Spagna si gioca così da sempre e si va in automatico. E infatti sono arrivati schiaffi alla Croazia, all'Italia e all'Albania. Vediamo cosa succederà per loro adesso.
SENZA CONDIZIONE FISICA IL SOLO POSSESSO E' SCEMPIO - Il resto però è stato un europeo in cui la condizione atletica di tante - se non quasi tutte - è stata parecchio scadente. L'Italia ne è un esempio. Ma ancor più l'Inghilterra, bollita da un campionato logorante. Ne sono venute fuori dunque partite povere di spettacolo e con un calcio soporifero, in cui ci si è emozionati poco, si è segnato ancor meno e dal quale sono spartiti anche i bomber.
CHE FINE HANNO FATTO I 9? - Sì perché l'altro effetto collaterale di questa rivoluzione filosofica è l'aver trasformato i numeri nove in 'Dodo', animali mitologici in via d'estinzione. Il più forte tra questi - Erling Haaland - lo trovate a Ibiza o in varie località turistiche del mediterraneo, impegnato nelle vacanze in quanto riuscito nell'impresa di non qualificarsi a un Europeo che giocano più o meno tutti - anche questo argomento che meriterebbe un approfondimento... Non è la quantità ma la qualità delle partite, alla faccia delle mirabolanti Slovacchia-Ucraina, Slovenia-Serbia, Scozia-Ungheria o altre oscenità simili. Vallo a spiegare agli amici della UEFA.
BOMBER COME I DODO - L’altra è che dopo la fase a gironi gli autogol hanno doppiato il capocannoniere. Capocannoniere che prende il nome di Georges Mikautadze. "Chiiiii?", avrebbe esclamato con la sua ironia Maurizio Mosca. Georges Mikautadze. Top scorer del torneo a quota tre reti - "Avessi detto", citando sempre Mosca. Un georgiano trombato a metà stagione del campionato olandese all'Ajax e tornato mestamente in Francia, al Metz. Dietro di lui a due reti nomi del calibro di Razvan Marin, dello slovacco Ivan Schranz, di Cody Gakpo o del povero Niclas Fullkrug, 'pennellone' teutonico da 189cm per 85 chili che è l'unico che sembra segnare con un po' di costanza, ma che non fanno giocare. Effetti collaterali, anche questi, del football fluido e di possesso che impone la modernità, dove a farla da padrona sono i brevilinei tecnici, veloci, che palleggiano con la squadra e che spesso non segnano mai. Gente alla Kai Havertz, per intenderci. L'uomo che riadattato a nove prende sempre il posto al 'poro' Fullkrug, uno che il 90% dei tedeschi che hanno preso parte a un sondaggio vorrebbero in campo. Roba che nemmeno Putin alle elezioni. Storie di falsi centravanti, di falsi nove, come quelli della Turchia di Montella contro la Repubblica Ceca. Una squadra che in superiorità per tutta la partita ha vinto quando ha inserito uno che la punta la fa di professione, e che non a caso ha segnato. Anche perché fin lì il palleggio infinito della Turchia si era sempre concluso al limite di un area di rigore desolatamente inoccupata da qualsivoglia giocatore turco.
EFFETTI COLLATERALI - Fin qui può suonare come una critica nemmeno troppo velata alla modernità. Ma non è così. Solo una constatazione. Anzi, chi vi scrive queste righe appartiene al partito 'dell'adattarsi per non morire': i grandi club giocano così ed è così che alla fine si vince sulla distanza, basta guardare cosa succede in Premier League o Bundesliga da anni. Restano però gli effetti collaterali, appunto, sulle competizioni brevi di nazionali i cui automatismi non possono essere ripetuti con modalità ossessive, vero segreto del successo di questo nuovo calcio. Europei o Mondiali che, per giunta, arrivano al termine di stagioni estenuanti dove si gioca tantissimo, troppo. E questo tipo di football, senza la condizione fisica a supporto, è spesso un noioso esercizio di stile che porta al nulla. Un esercizio il cui capocannoniere è un semisconosciuto georgiano e a cui alle sue spalle c'è il mediano del Cagliari. Non è un caso allora che qualcosa di meglio da questo punto di vista si fosse ammirato nell'ultimo Mondiale in Qatar, piantato nel mezzo della stagione, tra novembre e dicembre, con calciatori per lo meno più freschi e partite leggermente più godibili di quelle viste fin qui.
PUO’ VINCERE CHIUNQUE - Vediamo cosa verrà fuori da adesso in poi, dopo che questo lunghissimo limbo per eliminare 8 squadre su 24 partecipanti (...) ha emesso i suoi modesti verdetti. Perché la sensazione, a questo punto al di là dei favoriti spagnoli, è che in fondo possano vincere tutti. Un po' di fisico, un pizzico di solidità quando conterà, la fondamentale 'bottarella di culo' al momento giusto... E davvero potrà vincere chiunque. Noi compresi. Che per altro, dal punto di vista del fattore C, fin qui, tra qualificazione all'ultimo secondo e piazzamento nel lato giusto del tabellone, diamo la sensazione di poter essere di nuovo tra i prescelti da Eupalla. A quel punto però, nel caso, statene certi, cambierà tutto: sarà l'Europeo più bello di sempre. Ve lo metto per iscritto già adesso.