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E’ il fallimento di Agnelli, non di Allegri: ha distrutto la sua Juve stellare, voleva salvarsi con la Superlega
Sarri, Pirlo e Allegri hanno sicuramente commesso errori, ma nelle tre debacle europee della Juve il filo conduttore è un altro: Andrea Agnelli. Lui, dopo avere costruito una squadra stellare, capace di vincere in Italia come nessun’altra prima (e anche di raggiungere due finali di Champions), ha pian piano disintegrato quel gioiello. Scelte sbagliate, investimenti sbagliati, idee sbagliate. Così, passo dopo passo, è saltato il banco. Là dove c’erano Pogba, Pirlo e Vidal, più Marchisio, ora passeggiano Locatelli, Arthur e Rabiot. E parliamo solo del centrocampo. Nemmeno un mago della panchina, un mago vero, con tanto di bacchetta in mano, avrebbe potuto condurre la Juve avanti. E’ una questione di qualità dei calciatori, di valori tecnici. Che in campo, contro Lione, Porto e Villarreal, sono emersi in tutta la loro pochezza. Non poteva bastare Vlahovic a ribaltarli, soprattutto in assenza del genio di Dybala. E quando non ci sono i campioni, vincere diventa impossibile.
Agnelli sta pagando tutto assieme il grande lavoro cominciato con lo scudetto del 2012. Nelle ultime stagioni la Juve è affogata anche nelle difficoltà finanziarie, che hanno obbligato i dirigenti a scelte d’emergenza poi rivelatesi fallimentari (tipo Ramsey e Rabiot in scadenza di contratto, oppure Kean in sostituzione di Ronaldo, giusto per fare qualche esempio). Per cercare di rimettere in sesto la società dal punto di vista economico, rilanciandola, Agnelli ha provato a tuffarsi nella Superlega, un progetto antisportivo che per fortuna è stato fermato ma che lui continua a caldeggiare. E’ un modo per rimediare a anni di errori. Dei quali gli allenatori sono stati in parte complici, in parte vittime. Soprattutto vittime.
@steagresti