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    Dybala: 'Juve meglio del Real: siamo i più forti d'Europa! CR7 super. E Isco...'

    Dybala: 'Juve meglio del Real: siamo i più forti d'Europa! CR7 super. E Isco...'

    Paulo Dybala vive un momento positivo. Tripletta in Champions League, buone prestazioni in campionato e una netta ripresa dopo le panchine di inizio settembre. L'attaccante della Juventus si è confessato a La Gazzetta dello Sport.

    Inzaghi, Del Piero, Vidal, ora Dybala: che effetto fa essere entrato nel club dei triplettisti juventini?

    «Non lo sapevo, l’ho scoperto dopo e mi sono reso conto di ciò che avevo fatto. Essere parte della storia del club è una gioia immensa».

    Il primo gol è stato bello e difficile, una palla che arriva alta, da dietro, difficile da colpire. Che pensa un giocatore in quei momenti?

    «In certe situazioni hai solo un istante. Quando ho visto che il difensore poteva andare a vuoto, ho scelto di tirare di interno, perché hai più controllo, mentre con il collo puoi mandare quella palla dappertutto. Ho visto anche che non c’era tanto spazio per stoppare la palla e il portiere sarebbe potuto uscire, così ho cercato di risolverla in fretta».

    Perché la dedica a Sivori?

    «Quando ero in Argentina sapevo dell’idolatria nei suoi confronti ma non lo conoscevo bene, alla Juve ho visto la gigantografia allo Stadium e ho guardato i suoi video. Nel giorno del suo compleanno mi sembrava giusto omaggiarlo per tutto ciò che ha fatto».

    Elkann, Agnelli, Allegri: tutti hanno dichiarato che la priorità è la Champions. Si percepisce il cambio di strategia?

    «Per me era così già l’anno scorso, per la Champions avrei sacrificato lo scudetto. Ora le aspettative sono cresciute tantissimo ma la mentalità è sempre la stessa: vincere tutto».

    Quest’anno però in Champions si fa fatica a trovare una squadra più forte della Juve…

    «Era così anche l’anno scorso: ha vinto il Real Madrid ma non ha dimostrato di essere più forte di noi. Se avessimo passato il turno, sarebbe cambiato tutto: secondo me avremmo vinto la Champions e tutti avrebbero detto che eravamo i migliori. Non c’era una squadra più forte di noi».

    La vittoria inutile del Bernabeu vi ha dato nuove certezze?

    «Ci ha dato più forza e consapevolezza: la squadra è andata a vincere a Madrid con una cattiveria incredibile. I miei compagni mi hanno raccontato che i giocatori del Real erano in difficoltà, si guardavano tra di loro perché poche volte gli è capitato di prendere tre gol in una situazione del genere. Io penso che quella partita abbia spinto Ronaldo verso la Juventus. Lì ha capito la nostra forza e ha fatto la sua scelta: lui è molto intelligente e vede le cose prima degli altri».

    Come è Cristiano visto da vicino?

    «La cosa che mi ha stupito di più è la sua semplicità. Se lo vedi sui social e in tv ti fai un’idea diversa, in realtà lui è come tutti noi. S’allena benissimo, è concentrato al 100% in ogni allenamento, ma è molto tranquillo, fa scherzi e tratta tutti alla stessa maniera. Prende in giro Cancelo per la lingua, gli dice che parla già l’italiano meglio di lui, e ha cominciato a bere il mate come noi sudamericani».

    Che effetto fa essere, a 24 anni, l’attaccante con più anzianità assieme a Mandzukic?

    «Un onore. Quando Barzagli è venuto a darmi la fascia di capitano mi sono detto: “Adesso sono uno dei senatori”. Con Mario ho un grande feeling, lui è diverso da come sembra. In campo è cattivo, ma fuori scherza come noi».

    Dybala alla Juve è diventato uomo?

    «Sì, grazie ai compagni ho imparato tantissimo, ad esempio ho capito come si deve parlare agli altri prima di una partita. Gigi e Giorgio, Dani Alves e molti altri in nazionale sono stati grandi maestri, poi devi avere il carattere e la personalità per farti ascoltare. Ora ci sono altri che devono farlo, io devo continuare a imparare. Non sono uno che parla tanto in pubblico, preferisco i colloqui con i singoli, per aiutare o chiedere consigli. Buffon era un buon confidente, ora c’è Chiello».

    Per le punizioni invece è sfida a tre: Dybala, Pjanic e Ronaldo.

    «L’anno scorso io e Mire avevamo un patto: da metà a sinistra tirava lui, da metà a destra io. Quando è arrivato Ronaldo ho scritto a Pjanic nella nostra chat: “Mire mi dispiace, mi sa che quest’anno batterai poche punizioni...”. Scherzi a parte, in campo ci gestiamo però sappiamo come funziona: dalla parte sinistra c’è Cristiano, noi ci mettiamo lì solo per la foto... Sui rigori invece la gerarchia è chiara: Ronaldo, poi io, poi Pjanic».

    Nelle sfide in allenamento vince sempre Cristiano?

    «Non sempre. Però lui è molto competitivo, nessuno vuole perdere e tutto diventa più serio: nessuno scherza quando tira l’altro. Questo aiuta a fare meglio anche in partita: sai che se ne sbagli una ci sono altri pronti a tirare al posto tuo».

    La numero 10 è più un orgoglio o una responsabilità?

    «E’ una grande responsabilità, sei un esempio per i bambini e tutto il mondo ti guarda. Ma quando gioco non penso al numero e non avrei mai chiesto il 10. Quando la società me l’ha proposto, non ho deciso in dieci minuti. Sapevo a che cosa sarei andato incontro, immaginavo le critiche alla seconda partita giocata male. Ci ho riflettuto bene e ora non tornerei indietro».

    Zidane, Baggio, Del Piero: che cosa prenderebbe da ognuno dei grandi bianconeri?

    «Da Zidane l’eleganza e il modo di muoversi in campo: è come Federer, sembrava che non sudasse. Di Baggio vorrei la capacità di finire le giocate, ricordo ancora quel gol su assist di Pirlo col Brescia contro la Juve… Da Del Piero prenderei il destro e lo metterei sul mio».

    Del Piero parla bene di Dybala e Mbappé, per un futuro dopo Messi e Ronaldo. D’accordo?

    «Messi e Ronaldo dovrebbero essere nella fase calante, invece stanno facendo ancora cose straordinarie. Messi e Cristiano sono fuori dalla normalità, il mio obiettivo è essere il primo tra gli umani».

    Un giocatore preferito nel gruppo degli umani?

    «A me piace Isco perché non perde mai la palla, ma anche Neymar e Mbappé sono grandissimi giocatori».

    Un voto per il Pallone d’oro 2018?

    «E’ difficile dire un nome perché ce ne sono tanti. Per i titoli dovrebbe vincerlo Varane, ma io penso che lo vincerà Modric, è stato premiato anche con il Fifa Best».

    Sorrentino a Palermo parlò di Dybala futuro Pallone d’oro. E’ un sogno realizzabile?

    «E’ un desiderio espresso da ragazzino davanti a un falò. Per migliorare devi avere degli obiettivi alti…».

    Trequartista, seconda punta, falso nove. Il fatto di cambiare spesso posizione in campo genera confusione o è un vantaggio?

    «Allegri mi dà libertà di muovermi. A seconda dei compagni mi chiede di stare più aperto, fare la mezzala o collegare i reparti. Io cerco di andare a prendere la palla e aiutare i compagni, perché al di là della tattica decidono le giocate. Con Allegri ci confrontiamo, in base a come si mettono gli avversari decidiamo dove posso trovare più spazi. In generale, le difficoltà dell’anno scorso e l’infortunio mi hanno aiutato a maturare: alla Juve ho fatto un balzo in avanti sotto tutti gli aspetti».

    Anche Icardi ha appena segnato in Champions. Sarete voi il futuro dell’Argentina?

    «Mauro è un grandissimo attaccante, dentro l’area ce ne sono pochi come lui. Abbiamo lavorato raramente insieme ma ora avremo l’opportunità per farlo, perché ci sono stati molti cambiamenti in nazionale dopo il Mondiale. Mi auguro di poter formare con lui una bella coppia perché è un grande attaccante: fa ottimi movimenti, io posso aiutarlo a segnare e viceversa».

    Più sei sulla seconda a inizio ottobre: in Italia sembra non esserci un’anti Juve. Scudetto scontato?

    «Troppo presto. Il Napoli ci sarà battaglia fino alla fine, ma anche la Roma e l’Inter, che stanno facendo bene in Champions, crederanno di più nel loro gioco. Noi però sappiamo che, se vogliamo, lo scudetto sarà ancora nostro».

    L’ultima domanda è extra campo. Come va con… gli scacchi?

    «Con Hernanes giocavo, ora però ho meno tempo, anche perché ne passo tanto alla Continassa: lavoro per prevenire gli infortuni. Ho smesso anche con i Lego, in compenso gioco a Parchis, una specie di gioco dell’oca».

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