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    Scommesse, rischio crollo Palazzi: pentiti inattendibili, Bonucci può essere assolto

    Scommesse, rischio crollo Palazzi: pentiti inattendibili, Bonucci può essere assolto

     

     
    Può un cerchio diventare quadrato? Ieri il procuratore Palazzi ha provato e riprovato più volte fino all'ultima arringa dei difensori di Bonucci e Pepe a far quadrare il cerchio del suo teorema sulla combine in Udinese-Bari 3-3 del maggio 2010, ma non ce l'ha fatta. Vacilla il tarocco e con lui la credibilità del pentito, una mazzata sulla partita incriminata che fa tremare l'intero castello dell'accusa sul filone barese del calcioscommesse, inferta al procuratore proprio dalla Juventus e dai suoi giocatori, ieri con occhiali e borse bianconere e accompagnati dal d.g. Marotta, per i quali si potrebbero addirittura spalancare le porte del proscioglimento.
     
    Palazzi ha fatto tentativi su tentativi per mantenere dritta la linea della mano pesante usando le deposizioni progressivamente «arricchite» del pentito Andrea Masiello e cercando (ripetutamente e invano) di prendere per la gola Bonucci mostrandogli l'uscita d'emergenza della derubricazione da illecito a omessa denuncia, passaggio valido solo previa ammissione di colpa. Un «do ut des» in un documento elaborato dalla Procura e pronto per la firma del difensore della Juve: a lui un consistente sconto di pena, da 3 anni e mezzo del deferimento a 3 mesi e 20 giorni trattabili, al procuratore un puntello per continuare a sostenere la tesi della combine nella partita in questione e aggiungere forza alle parole del pentito per blindare il pacchetto dei tarocchi collegati a Masiello.
     
    Ci hanno pensato a fondo i legali della Juve, la linea diretta con Torino era caldissima: «È ovvio che bisogna pensarci anche se hai ragione da vendere - ha detto l'avvocato Luigi Chiappero, la difesa di Bonucci insieme a Gian Pietro Bianchi -: non si può non calcolare il rischio nel processo. Ma niente da fare, lo juventino non ne ha voluto sapere: un po' per principio e un po' perché ha rivisto la possibilità di scendere in campo nelle sei partite che la nazionale giocherà nei prossimi tre mesi. Ma soprattutto per non entrare in contraddizione con la propria innocenza dichiarata a Bari e incorniciata dal magistrato col documento datato 21 luglio che descrive Bonucci come un testimone e non come un indagato.
     
    È lì la chiave del match tra difesa e accusa: può la giustizia sportiva passare sopra quella ordinaria? In teoria no, lo dice la gerarchia del Diritto, in pratica lo vedremo all'uscita delle sentenze della Disciplinare, forse già mercoledì. Ma il segnale di Palazzi, che per la prima volta si è arrischiato nel sospendere le arringhe dei difensori bianconeri per tentare un ultimo disperato tentativo di patteggiamento, tradisce lo stato di difficoltà della Procura. È una breccia aperta da Bonucci nella quale si sono infilati a ruota Simone Pepe, Nicola Belmonte e Salvatore Masiello, tutti attori di una combine che non sembra avere più appigli se non nelle parole riviste e corrette per tre volte da parte del pentito. 
     
    «Un pm con le maiuscole non si limita a prendere per buona la verità che gli viene consegnata - le due parole di Chiappero all'indirizzo del procuratore federale - ma cerca di approfondire come ha fatto il magistrato Angelillis a Bari». La figura di Masiello esce così ridimensionata, nella combine in Udinese-Bari, ma moralmente anche nelle altre partite oggetto di rivelazioni. Il colpo di graz--ia al teorema accusatorio potrebbe arrivare dalla Disciplinare.

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