Getty Images
Dimarco, Mkhitaryan e Lautaro, tre modi di fare (bene) il mercato: il piano dell'Inter per il futuro
E’ un’Inter che migliora partita dopo partita e che soprattutto, salvo qualche eccezione (per esempio la serata estremamente difficoltosa di San Sebastian), dimostra costantemente da un po’ di tempo a questa parte una consapevolezza della propria forza in campo europeo che impressiona. La prova di forza offerta contro un avversario molto fastidioso come il Benfica, il modo col quale i ragazzi di Inzaghi hanno sovrastato atleticamente i portoghesi sono dimostrazioni tangibile di una personalità e di una qualità complessiva dell’organico di prim’ordine. Una squadra nel vero senso della parola, che finisce per esaltare le diverse individualità che spiccano su tutti e che, inevitabilmente, possono diventare oggetto dei desideri anche per il calciomercato.
CUORE NERAZZURRO - Dimarco, Mkhitaryan e Lautaro Martinez sono i nomi cerchiati in rosso da Piero Ausilio e Beppe Marotta: i tre calciatori che, per motivazioni differenti, sono scritti a caratteri cubitali sulle rispettive agende dei due massimi responsabili dell’area tecnica dell’Inter alla voce rinnovi. Elementi chiave nell’organico di Inzaghi ma anche atleti che in epoche diverse sono diventati parte di un progetto che ha portato il club nerazzurro ad essere una realtà costantemente tra le più competitive del nostro campionato e ora pure in Champions League, nonostante le ben note problematiche finanziarie della proprietà e la rigidità delle regole imposte dalla Uefa per mantenere la sostenibilità. Federico Dimarco è un cuore nerazzurro dalla nascita: prodotto del settore giovanile, ha coronato il sogno di qualsiasi bambino cresciuto coi colori dell’Inter addosso ed è ormai una certezza nel suo ruolo, un riferimento pure a livello europeo per quelle caratteristiche uniche - è tra i migliori crossatori anche fuori dai confini italiani - che lo rendono quasi una specie protetta in questo preciso momento storico. Marotta ha parlato in modo molto esplicito e ovviamente da parte sua non esistono obiezioni di alcun genere: il suo ingaggio (1,6 milioni netti a stagione fino a giugno 2026) è tra i più bassi della rosa e sarà ritoccato sensibilmente verso l’alto. L’ipotesi più verosimile è di andare almeno al raddoppio.
L'OCCASIONE - Se un giocatore promosso dal vivaio in prima squadra è una vittoria totale per qualsiasi club, puntare su un parametro zero diventa un’opportunità quando il budget a disposizione per fare mercato subisce ogni estate delle pesanti limitazioni. Prelevato a gratis dalla Roma all’età di 33 anni e dopo un triennio su buonissimi livelli in giallorosso, alla corte di Inzaghi Henrikh Mkhitaryan sta vivendo una seconda giovinezza. Esiziale per intelligenza tattica e lucidità negli ultimi 25 metri, sembra che nelle ultime due annate all’Inter si sia ulteriormente completato pure nella fase di non possesso, come dimostra la prestazione fornita contro il Benfica: nelle prime due uscite stagionali in Champions ha già percorso quasi 21 km, collezionando un 85.5% di precisione nei passaggi, dei quali 2 nelle zone chiave, 5 sulla trequarti e altrettanti nell’area di rigore avversaria. E aggiungendoci 2 contrasti vinti, 6 palloni recuperati ed un salvataggio nella propria area. Fino al termine di questa stagione il suo ingaggio pesa per poco meno di 5 milioni lordi sulle casse del club per effetto del Decreto Crescita. Anche in questo caso la volontà di sedersi attorno ad un tavolo e provare a raggiungere un’intesa per andare avanti è reciproca: Rafaela Pimenta, che ne cura gli interessi, aveva gettato l’esca direttamente in occasione dell’intervista concessa in esclusiva a Calciomercato.com nei mesi scorsi e pure da Marotta e Ausilio arrivano segnali positivi.
L'INTUIZIONE - Giugno 2026. Una scadenza importante perché fino ad allora, salvo cambiamenti di rotta che nel mercato di oggi sono molto più frequenti di una volta, Lautaro Martinez sarà uno dei trascinatori e probabilmente ancora il capitano dell’Inter. Se Dimarco è il frutto di un lavoro interno alla società iniziato dai responsabili dell’attività di base, poi da quelli del settore giovanile e completato poi dai dirigenti e dagli allenatori avuti a livello professionistico e Mkhitaryan è la classica intuizione di chi conosce ogni segreto del calciomercato, l’attaccante argentino è il risultato di quell’area sempre più preziosa e fondamentale ai nostri tempi chiamata scouting. L’opera diplomatica di una leggenda nerazzurra come Javier Zanetti, che ha certamente giocato un ruolo nella trattativa dell’epoca col Racing e col suo presidente Diego Milito oltre che col ragazzo, ha fatto la sua parte, è vero. Ma ci vuole coraggio, senso per gli affari e fiuto per andare ad investire 25 milioni per un giocatore che a 21 anni si segnalava in Argentina come seconda punta moderna ed una certa confidenza con la porta avversaria. Diventato negli anni l’uomo capace di raccogliere l’eredità di cannoniere e di guida dello spogliatoio del connazionale Icardi, di cui ha letteralmente colmato il vuoto. Il Lautaro di oggi resta un “10” che si sa muovere da “9”, ma sempre più calato nella parte del “9” con colpi da “10”. In una parola sola, completo. Quella del Barcellona è stata una tentazione del passato, ma oggi il suo presente ed il suo futuro si chiamano Inter: perché il Toro ha messo le radici sia a livello calcistico che personale a Milano. Qui sono nati i suoi figli e qui la moglie Augustina ha avviato la sua carriera di imprenditrice.
LAUTARO PER SEMPRE? - Il mercato, certo, insegna che “mai dire mai” sia buono per tutte le stagioni, ma ci sono delle parole che hanno un peso e che contano un po’ di più delle altre. Quelle pronunciate per esempio dal diretto interessato dopo la partita col Benfica (“Il mio procuratore sta lavorando con la società. Sono contentissimo, do il massimo per l'Inter. Non c'è motivo di cambiare”) e quelle rilasciate a più riprese proprio dall’agente Alejandro Camaño, che al di là dei soldi, ha sempre posto al primo piano la soddisfazione del proprio assistito per un progetto tecnico che sino ad oggi l’Inter è stata brava a rinfrescare a più riprese senza diminuire le ambizioni. Poi ovviamente si parlerà - l’intenzione di Marotta e Ausilio è di farlo nei prossimi mesi - di cifre e di un ulteriore aumento rispetto agli attuali 6 milioni netti a stagione più bonus, per convertire Lautaro nel calciatore meglio pagato della squadra di Inzaghi. Dimarco, Mkhitaryan e Lautaro: tre modi diversi di fare (bene) il mercato, tre giocatori per motivi differenti da blindare.
CUORE NERAZZURRO - Dimarco, Mkhitaryan e Lautaro Martinez sono i nomi cerchiati in rosso da Piero Ausilio e Beppe Marotta: i tre calciatori che, per motivazioni differenti, sono scritti a caratteri cubitali sulle rispettive agende dei due massimi responsabili dell’area tecnica dell’Inter alla voce rinnovi. Elementi chiave nell’organico di Inzaghi ma anche atleti che in epoche diverse sono diventati parte di un progetto che ha portato il club nerazzurro ad essere una realtà costantemente tra le più competitive del nostro campionato e ora pure in Champions League, nonostante le ben note problematiche finanziarie della proprietà e la rigidità delle regole imposte dalla Uefa per mantenere la sostenibilità. Federico Dimarco è un cuore nerazzurro dalla nascita: prodotto del settore giovanile, ha coronato il sogno di qualsiasi bambino cresciuto coi colori dell’Inter addosso ed è ormai una certezza nel suo ruolo, un riferimento pure a livello europeo per quelle caratteristiche uniche - è tra i migliori crossatori anche fuori dai confini italiani - che lo rendono quasi una specie protetta in questo preciso momento storico. Marotta ha parlato in modo molto esplicito e ovviamente da parte sua non esistono obiezioni di alcun genere: il suo ingaggio (1,6 milioni netti a stagione fino a giugno 2026) è tra i più bassi della rosa e sarà ritoccato sensibilmente verso l’alto. L’ipotesi più verosimile è di andare almeno al raddoppio.
L'OCCASIONE - Se un giocatore promosso dal vivaio in prima squadra è una vittoria totale per qualsiasi club, puntare su un parametro zero diventa un’opportunità quando il budget a disposizione per fare mercato subisce ogni estate delle pesanti limitazioni. Prelevato a gratis dalla Roma all’età di 33 anni e dopo un triennio su buonissimi livelli in giallorosso, alla corte di Inzaghi Henrikh Mkhitaryan sta vivendo una seconda giovinezza. Esiziale per intelligenza tattica e lucidità negli ultimi 25 metri, sembra che nelle ultime due annate all’Inter si sia ulteriormente completato pure nella fase di non possesso, come dimostra la prestazione fornita contro il Benfica: nelle prime due uscite stagionali in Champions ha già percorso quasi 21 km, collezionando un 85.5% di precisione nei passaggi, dei quali 2 nelle zone chiave, 5 sulla trequarti e altrettanti nell’area di rigore avversaria. E aggiungendoci 2 contrasti vinti, 6 palloni recuperati ed un salvataggio nella propria area. Fino al termine di questa stagione il suo ingaggio pesa per poco meno di 5 milioni lordi sulle casse del club per effetto del Decreto Crescita. Anche in questo caso la volontà di sedersi attorno ad un tavolo e provare a raggiungere un’intesa per andare avanti è reciproca: Rafaela Pimenta, che ne cura gli interessi, aveva gettato l’esca direttamente in occasione dell’intervista concessa in esclusiva a Calciomercato.com nei mesi scorsi e pure da Marotta e Ausilio arrivano segnali positivi.
L'INTUIZIONE - Giugno 2026. Una scadenza importante perché fino ad allora, salvo cambiamenti di rotta che nel mercato di oggi sono molto più frequenti di una volta, Lautaro Martinez sarà uno dei trascinatori e probabilmente ancora il capitano dell’Inter. Se Dimarco è il frutto di un lavoro interno alla società iniziato dai responsabili dell’attività di base, poi da quelli del settore giovanile e completato poi dai dirigenti e dagli allenatori avuti a livello professionistico e Mkhitaryan è la classica intuizione di chi conosce ogni segreto del calciomercato, l’attaccante argentino è il risultato di quell’area sempre più preziosa e fondamentale ai nostri tempi chiamata scouting. L’opera diplomatica di una leggenda nerazzurra come Javier Zanetti, che ha certamente giocato un ruolo nella trattativa dell’epoca col Racing e col suo presidente Diego Milito oltre che col ragazzo, ha fatto la sua parte, è vero. Ma ci vuole coraggio, senso per gli affari e fiuto per andare ad investire 25 milioni per un giocatore che a 21 anni si segnalava in Argentina come seconda punta moderna ed una certa confidenza con la porta avversaria. Diventato negli anni l’uomo capace di raccogliere l’eredità di cannoniere e di guida dello spogliatoio del connazionale Icardi, di cui ha letteralmente colmato il vuoto. Il Lautaro di oggi resta un “10” che si sa muovere da “9”, ma sempre più calato nella parte del “9” con colpi da “10”. In una parola sola, completo. Quella del Barcellona è stata una tentazione del passato, ma oggi il suo presente ed il suo futuro si chiamano Inter: perché il Toro ha messo le radici sia a livello calcistico che personale a Milano. Qui sono nati i suoi figli e qui la moglie Augustina ha avviato la sua carriera di imprenditrice.
LAUTARO PER SEMPRE? - Il mercato, certo, insegna che “mai dire mai” sia buono per tutte le stagioni, ma ci sono delle parole che hanno un peso e che contano un po’ di più delle altre. Quelle pronunciate per esempio dal diretto interessato dopo la partita col Benfica (“Il mio procuratore sta lavorando con la società. Sono contentissimo, do il massimo per l'Inter. Non c'è motivo di cambiare”) e quelle rilasciate a più riprese proprio dall’agente Alejandro Camaño, che al di là dei soldi, ha sempre posto al primo piano la soddisfazione del proprio assistito per un progetto tecnico che sino ad oggi l’Inter è stata brava a rinfrescare a più riprese senza diminuire le ambizioni. Poi ovviamente si parlerà - l’intenzione di Marotta e Ausilio è di farlo nei prossimi mesi - di cifre e di un ulteriore aumento rispetto agli attuali 6 milioni netti a stagione più bonus, per convertire Lautaro nel calciatore meglio pagato della squadra di Inzaghi. Dimarco, Mkhitaryan e Lautaro: tre modi diversi di fare (bene) il mercato, tre giocatori per motivi differenti da blindare.