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    Sabatini a CM: 'Inzaghi è un grandissimo allenatore, anche se non si racconta né si pubblicizza'

    Sabatini a CM: 'Inzaghi è un grandissimo allenatore, anche se non si racconta né si pubblicizza'

    • Sandro Sabatini
      Sandro Sabatini
    Simone Inzaghi è un bravissimo allenatore. Ma nessuno lo dice, apertamente. E pochi lo accettano, magari segretamente.

    È uno, Inzaghi, che nei suoi personali trend elenca i fondamentali che non sfilano sulle passerelle della moda calcistica contemporanea. Per esempio, la grinta. Da quanti anni non si sente più parlare un allenatore semplicemente di grinta? Suona male, meglio “intensità”. Contropiede è primitivo. Meglio ripartenza. Sia grinta che contropiede sono in realtà la finalità del pressing, che nemmeno va più tanto di moda. Il pressing oggi si chiama “riaggressione”. Che comunque si fa con organizzazione, grinta e prendendo in contropiede gli avversari. Poi, chiamatelo come vi pare… 

    Mentalità, gruppo, spogliatoio, titolari, riserve. Tutte parole un po’ da boomer, che si possono sentire dalla bocca di Inzaghi. Ma non diventano virali, perché non seguono quelle mode che adesso riempiono i telefonini e, di conseguenza, sia la bocca che le teste di tanta gente.

    Per esempio, si sente criticare questa Inter così: non ha un gioco europeo, non ha mentalità internazionale. Invece il “gioco internazionale” è proprio la sintesi, gli highlights, di quello mostrato proprio l’Inter a San Siro contro il Benfica. Partita grintosa e passionale sia della squadra che dei tifosi. A proposito: quando tutto lo stadio ha intonato il coro “per la gente che…”, con le luci dei telefonini come gli accendini tanti anni fa, è stato un momento da brividi. La partita, per intendersi, era ancora sullo 0-0. Segno che un altro luogo comune andrebbe corretto: non è la squadra a trascinare i tifosi, semmai il contrario. Non da oggi, ma da quando esiste il calcio: i tifosi tifano, i giocatori giocano. Meglio: più i tifosi… tifano, meglio i giocatori… giocano.



    Va detto che a soddisfazione per risultato e prestazione non arriva certo dalle parole dette in conferenza stampa o dalla colonna sonora dello stadio. Ovvio. Va quindi ribadito che questa Inter è (diventata) una grande squadra, sia nello spirito collettivo che nei singoli presi uno per uno. Chi scrive, fino a Ferragosto pensava (e scriveva) che l’Inter avrebbe avuto due problemi evidenti a rimpiazzare sia Onana sia gli attaccanti partiti. Invece Onana, con le sue “controprestazioni” di Manchester si appresta a diventare un méme, mentre Marotta continua a contare la cinquantina di milioni pagati dagli inglesi. E Sommer, preso per due spiccioli, fa il suo. Thuram invece ha sostituito e rimpiazzato Lukaku; ha rimpiazzato Dzeko; ha rimpiazzato Lukaku&Dzeko. Capito? Forse non sarà così nel numero di gol segnati a fine stagione, ma nella prestazione assolutamente sì. Preso a parametro zero e già oggi rivendibile per almeno 50 milioni, Thuram è un attaccante completo che sa giocare per sé e per gli altri. Sa segnare, anche. Sa aiutare, e conta anche questo. E dev’essere anche un tipo per bene. Del resto, i figli crescono seguendo un esempio di casa. E lui l’esempio l’ha avuto davvero h24: suo padre Lilian, uomo e campione. 

    I risultati, il tifo, il mercato, la squadra e i singoli (a proposito: Dimarco è un autentico top!). E poi l’allenatore: si torna lassù, alla prima riga. Simone Inzaghi è bravissimo anche se non si racconta né si pubblicizza. E se lo fa, usa mezzi moto tradizionali: qualche telefonata e/o messaggino a pochi amici. Per obiettività, va detto che deve ancora migliorare nell’autorevolezza in spogliatoio e nella applicazione del turnover. Ma è allenatore da Inter. Ed è internazionale, europeo. Ha un gioco contemporaneo e moderno proprio perché basato sui fondamentali anziché sulle mode. E “spiaze” se qualcuno non l’ha ancora capito. 
     

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