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  • Maradona jr: divento allenatore e mi sposo. Papà? Con me troppi errori

    Maradona jr: divento allenatore e mi sposo. Papà? Con me troppi errori

    Ferragosto con Diego Armando Maradona jr, 28 anni il 20 settembre, figlio di Diego e di Cristiana Sinagra. Una conversazione a tutto campo con un ragazzo innamorato della vita, del Napoli e di Napoli, la città dove ha trovato l'amore e alla quale è indissolubilmente legato.

    D’inverno il calcio a 11, in estate il beach soccer, lei che è stato anche vice campione del mondo. Quest’anno, invece, riabilitazione fisioterapica ogni giorno...
    Proprio così. Le mie stagioni agonistiche sono scandite da queste due discipline, ma, tre mesi fa ho avuto un brutto infortunio e ho subito un intervento al crociato: dobrò stare lontano dal campo per altri tre mesi. L’intervento è stato eseguito a Benevento nel centro del dottor De Nicola, il medico del Napoli. Da quel momento, lentamente, ho cominciato gli esercizi per il potenziamento del quadricipite, il nuoto e la bicicletta. In settembre ricomincerò anche a correre. 
    Per tornare a giocare o per allenare?
    Il calcio è la mia vita, ma non so ancora in che veste tornerò. Quest’estate, a causa del periodo d’inattività forzata, ho preso il patentino da allenatore: lo volevo da tanto tempo, mi piace l’idea di allenare. Ora, vedremo come rientrerò dall’infortunio: ho 28 anni quindi se il ginocchio risponderà bene potrei giocare ancora per qualche anno; in caso negativo vorrei allenare, mi sono già informato su squadre, tecniche e metodologie utili per svolgere al meglio quel lavoro. 
    Ispirandosi a chi?
    Sicuramente c’è qualche allenatore che ho stimato e stimo, fra tutti tengo particolarmente a ringraziare Hernan Crespo, l’allenatore della primavera del Parma. Sono stato suo ospite la settimana scorsa, è stato molto disponibile e, la sua vicinanza, ha rafforzato in me la convinzione che si debba essere grandi uomini prima fuori dal campo che in campo. Crespo lo è.
    E Diego Armando Maradona junior che uomo è?
    Faccio sempre un po’ fatica a parlare di me. Sono certamente un ragazzo cui piace la vita normale, tranquilla; cerco di essere umile, perché credo l’umiltà sia alla base di tutto. 
    Il mio più grande difetto, invece, è che sono troppo buono; il pregio è che so ascoltare: in questo mondo credo sia merce rara.
    Torniamo al calcio e parliamo del suo Napoli…
    Il mio Napoli... Proprio così, sono tifosissimo del Napoli, da sempre! Sono molto fiducioso per questo nuovo campionato, mi piace Benitez, ora però vediamo se ci saranno colpi importanti prima della chiusura del mercato. Secondo me, ne servirebbero tre. Partito Fernandez, ci vuole un difensore forte; si dice poi che forse partano anche Dzemaili e Gargano, credo quindi che ci vogliano due centrocampisti importanti ed un difensore.Tutti sappiamo che dipende dal superamento del turno prleiminare di Champions: se riusciremo ad entrare nella fase a gironi, il presidente farà uno sforzo importante in più, altrimenti magari arriverà un centrocampista solo. Se potessi scegliere, dietro vorrei Agger: un centrale mancino con esperienza internazionale che avendo giocato molto per una grande squadra come il Liverpool credo abbia il profilo giusto per giocare in una grande piazza come la nostra.
    Per il centrocampo, valuterei Lucas Leiva; l’altro  tinforzo dipenderebbe dal giocatore in partenza. Se fosse Dzemaili, servirebbe un centrocampista un po’ più offensivo; se Gargano, invece uno più difensivo e dinamico.
    Che cosa pensa di Tavecchio nuovo presidente della Federcalcio?
    Tavecchio è stato protagonista di un’uscita che non è piaciuta a nessuno e che addirittura ha messo in difficoltà anche i suoi sostenitori. Al di là di questo, c’è da dire che ho avuto la fortuna di conoscerlo e l’ho trovato disponibile e con molte idee. Ciononostante, credo sia difficile dire ora se sia o meno la persona giusta. Il nostro movimento, come la nostra nazione, ha bisogno di persone che facciano il bene del calcio: spero lui sia uno di quelle.
    E Conte ct le piace?
    Essendo tifosissimo del Napoli, sono un po’ anti-Juve e quindi, un po’ combattuto. Scherzi a parte, a Conte avrei preferito Mancini, perché credo abbia un’esperienza internazionale consolidata, ha guidato squadre forti come il Manchester City e il Galatasaray. Penso abbia un profilo più adatto per fare il ct dell'Italia. Ma Conte è un grande allenatore e gli auguro ogni fortuna.
    Per chi ha tifato ai mondiali? 
    Tifo Argentina da quando sono nato, mia madre mi racconta spesso di quando a quattro anni stavo davanti al televisore affascinato da quella squadra durante i mondiali di Italia ’90. Sono al 50% argentino e al 50% italiano, quindi ovviamente sono sceso in strada anch’io per gioire del trionfo della nostra Nazionale nel 2006. Quest’anno ho tifato per entrambe, un po’ più per l’Argentina se vogliamo, visto che siamo arrivati fino alla fine. Mi sono dannato anch’io, lo ammetto quando l’Italia è uscita: un progetto tecnico fallito e null’altro, proprio come affermato da Prandelli. Noi cerchiamo sempre un colpevole: Balotelli, Buffon o altri… Ci si dimentica spesso di come i si vinca e si perda tutti assieme, è inutile fermarsi all’individualità.
    E di Balotelli che cosa pensa?
    E’ sicuramente un ragazzo stravagante, sopra le righe, ma credo che spesso i suoi comportamenti vengano ingiustamente amplificati dalla stampa. La sua relazione con Raffaella Fico e la questione legata alla sua paternità? Non sta a me giudicare e non mi sento di puntare il dito contro nessuno dei due. Dico, però che non capisco come i genitori possano stare lontani dai propri figli senza assumersi le proprie responsabilità.  Tutte le storie sono differenti, non concepisco come queste cose possano accadere, ma non mi stupisco più: io ho ha che fare con un uomo di 53 anni che ancora si deve rendere conto di come stiano le cose.
    Com’è ora il rapporto con suo padre?
    In una parola? Inesistente. Da anni porto il suo cognome ma con lui non ho nessun rapporto, accanto a me ho solo mia madre. Non posso dire di non volergli bene, sarebbe impossibile, ma di certo non ha la mia stima, la mia considerazione e il mio rispetto per quella che è ed è stata la sua vita privata. Ho un fratello con il quale condivido mia madre; da parte di mio padre invece ho tre sorelle e un fratello, ma purtroppo conosco solo una di loro. Mio padre, secondo me è l’unica persona scesa sulla terra che ha insegnato veramente cosa è il calcio, ma spero un giorno si renda conto di tutte le stupidaggini che fa: prima o poi le cose le devi affrontare. 
    A proposito di famiglia l’anno prossimo si sposerà…
    Si, ora siamo nella fase di preparazione. Lei è Nunzia, una ragazza napoletana che lavora da Kiko, la casa di cosmetici che fa capo al Gruppo Percassi, il presidente dell'Atalanta. Stiamo assieme da 8 mesi e stiamo bene, credo possa essere una buona mamma per i miei figli.
    Ha un sogno nel cassetto?
    Ho un armadio pieno di sogni!  Su tutti quello di essere felice, anzi sereno, perché la felicità è una cosa più complessa. Spero di riuscire ad affermarmi nel mondo del calcio, che mia madre trovi un compagno per la vita perché se lo merita, di risolvere la situazione con mio padre, di avere una famiglia e di avere un figlio a mia volta. Che padre sarei? Semplicemente il contrario di quello che mio padre è stato per me. Sarei presente, responsabile, disponibile, lo educherei nel migliore dei modi possibili, sbaglierò anch’io, lo so, ma cercherò di fare sempre del mio meglio, come mio nonno ha fatto con me.

    Barbara Pedrotti
     

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