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    Napoli, Di Lorenzo: 'Scudetto più Champions, sogno il double'

    Napoli, Di Lorenzo: 'Scudetto più Champions, sogno il double'

    Un anno fa Giovanni Di Lorenzo diventava il capitano del Napoli, raccogliendo l'eredità lasciata da Insigne. È stato subito il capitano dello scudetto ritrovato dopo 33 anni. Un capitano serio dentro e fuori dal campo, allo stesso tempo un calciatore importantissimo e il miglior terzino destro della Serie A. In una lunghissima intervista al Corriere dello Sport Di Lorenzo si racconta tra passato, presente e futuro:

    LA SCALATA AL SUCCESSO - "Io quasi non ci credo, però è successo e mi sono goduto tutto. Ogni tanto mi fermo a pensarci, mi accorgo che non mi sfugge nulla del mio passato. Successi inaspettati, entrambi, dentro manifestazioni diverse, una breve e una lunghissima, estenuante. Ma Italia e Napoli sono stati in grado di imporsi contro chiunque".

    LE DATE PIÙ IMPORTANTI -  "11 luglio 2021, finale a Wembley con l’Inghilterra; 4 maggio 2023, Udine, la matematica certezza di aver conquistato il campionato".

    DA MATERA COSENZA 2017 - "Viaggiavo in un mondo innaturale, quello dei sogni, ma non sapevo certo che mi sarei ritrovato sommerso di felicità. Ero reduce da un bel tour: la Lucchese, la Reggina, il Cuneo, di nuovo la Reggina. Mica potevo immaginare che da quel pomeriggio sarebbe cominciata questa favola".

    FALLIMENTO NEL 2015 - "Fallisce la Reggina e fummo travolti. Una sensazione di smarrimento, di dolore per quella gente rimasta senza più calcio".

    FASCIA DI CAPITANO - "La fascia che è appartenuta a Diego è sul mio braccio. Rappresento compagni semplicemente favolosi e ne sono fiero: di più non potrei chiedere".

    SPALLETTI - "Con Spalletti ho un rapporto di straordinaria umanità. Mi chiama, mi parla e mi dice che l’ha già fatto con il nucleo storico della squadra. Ci incontriamo, ribadisce il concetto e poi osserva e ascolta: furono tutti d’accordo, una condivisione di massa. E qui ci sono calciatori che sono arrivati ben prima di me. Ho scoperto la profondità dell’orgoglio".

    DOPO INSIGNE, MERTENS E KOULIBALY - "Fase di transizione, direi persino epocale. Suggellata dallo scudetto. Significa che la società, quindi De Laurentiis, e il management, l’area tecnica, avevano individuato gli eredi giusti, i Kim, i Kvara, i Raspadori, i Simeone, che sommati a quelli che c’erano hanno costruito quel capolavoro".

    IL CAMPIONATO - "Un campionato stradominato vuol dire che lo hai meritato. E non penso possa dirsi che siamo stati fortunati: siamo stati i più bravi. Un processo di crescita - tecnico, tattico e mentale - che è stato sublimato in nove mesi. Il salto di qualità è stato nella manifestazione di una maturità nuova, la consapevolezza di avere lo spessore per crederci. Non ci siamo mai accontentati. Non ci siamo mai sentiti sazi. Non abbiamo mai mollato".

    LA GARA DELLA CONSAPEVOLEZZA - "Dopo il 2-1 con la Roma al Maradona, vinta in prossimità del 90’. Potevamo accontentarci, fare di calcolo, invece abbiamo voluto quei tre punti e ci siamo ritrovati con l’Inter a tredici. Non erano tantissimi, non erano pochissimi, anche se eravamo alla fine di gennaio. Ma quella sera ci siamo impadroniti del nostro destino, abbiamo scavato un fosso dalla seconda e soprattutto abbiamo lanciato un messaggio pure a noi stessi. Non è un caso se poi il distacco si è ingigantito".

    NUOVO CAMPIONATO - "Ovviamente tutto si azzera, ma sappiamo che chi ha lo scudetto al petto viene considerato la squadra favorita. E forse è giusto così. Il mercato è aperto, le altre si rinforzeranno, i giochini dei pronostici non mi appassionano e non li faccio, ma noi siamo quelli di due mesi fa: abbiamo fame, sapremo resettare ciò ch’è stato e calarci nella nuova dimensione. Abbiamo festeggiato il giusto e però adesso si ricomincia".

    CAMPIONATO O CHAMPIONS - "E perché non tutti e due? La nostra garanzia è la mentalità, un patrimonio che ci portiamo appresso e che ingigantisce la qualità del gruppo. E allora, confermo: tutti e due. Ce le andremo a giocare, poi si vedrà. E poi, gli effetti di questo trionfo sono qua: Dimaro e Castel di Sangro prese d’assedio; l’allegria dei nostri tifosi che ci coprono del loro amore. Una cosa posso garantirla: di vincere nessuno si è mai stancato, men che meno noi".

    LA GARA DA RIPETERE - "Vorrei rigiocare la partita con il Milan, l’andata o il ritorno di Champions, o semmai tutte e due. Le decisero gli episodi, i dettagli, il caso, anche il momento. Ma fu una delusione. E lo dico con il rispetto che si deve ad un’avversaria di assoluto valore".

    PARTITA INDIMENTICABILE - "Tutte, nessuna esclusa. Ma il debutto in Champions League, con il Liverpool, ha un suo perché: affrontavamo uno dei club più prestigiosi del calcio internazionale, ricco di talenti. Fu una specie di serata perfetta, nella quale cogliemmo la bontà del nostro gioco. Ho il sospetto che quello sia stato il primo passaggio decisivo per aiutarci a capire quali fossero le potenzialità del Napoli".

    GIOCATORI CHE EVITEREBBE - "Visto che Kvara e Osi stanno con noi, non ho particolari preoccupazioni. Ci sono tanti giocatori che vanno ritenuti pericolosi, alcuni anche molto, ma non si può avere la pretesa di fermarli tutti. Ma nel Napoli c’è una varietà di punte - da Raspadori a Simeone, da Lozano, Politano e Zerbin - che aggiunti a Osi e Kvara fanno di noi una signora squadra".

    HA DIFETTI? - "Non fatemi passare per quel che non sono. Ho i miei limiti e li tengo per me. E però sono comunque uno tutto campo e famiglia: quando non gioco, e qui si sta sempre a giocare, non chiedo altro che stare con moglie e figlie".

    AMBIZIONI - "Ho cinque anni di contratto più uno con il Napoli, mica posso ritenermi completamente appagato. C’è sempre un sogno da realizzare e restare a questi livelli, tra le grandi in Italia e in Europa, rientra nelle mie, nelle nostre ambizioni. E migliorarsi ulteriormente è un desiderio da assecondare".

    VERSO I 30 ANNI - "Per la vecchiaia c’è tempo e il ruolo si è evoluto. Sono entrato in una parte inedita, con l’aiuto di Spalletti al quale devo tanto, perché mi ha aperto un mondo, ha fatto di me altro. Ho sempre avuto un gran rapporto con i tecnici ed è così pure con Garcia, con il quale l’intesa è scattata immediata".

    HA GIOCATO OVUNQUE - "Non ho motivo per farmi dirottare altrove. Batigol? Questa è una leggenda metropolitana. Accadde nella culla, forse ero adolescente".

    NAPOLI-BORUSSIA DORTMUND 2013 - "Avevo vent’anni, quella notte. Giocavo a Reggio Calabria. Divoravo le partite della Champions, ignaro che sarebbe toccata anche a me. E che in quello stadio, il 4 giugno, avrei alzato al cielo la coppa che ricevono i campioni d’Italia".

    RECORD PRESENZE - "Hamsik ha 520 presenze, io a 184? Ci vogliono sette anni con una media di 50 partite a stagioni... Le carriere si sono allungate".

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