De Siervo: "In Serie A non ci sono abbastanza campioni perché in pochi pagano il prodotto"
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L’amministratore delegato della Lega Serie A Luigi De Siervo è intervenuto a Parma, al festival della Serie A, e ha affrontato un argomento molto spinoso per la crescita del nostro movimento come la lotta contro la pirateria e la sua incidenza sugli incassi dai diritti televisivi.
Queste le sue dichiarazioni più significative, riportate da Calcio e Finanza: "Credo che siamo in una fase delicatissima, circa a metà della nostra staffetta - ha detto De Siervo - Abbiamo iniziato una 4×400, facendo la prima frazione tutti insieme con il Parlamento che ci ha consegnato una legge che individua la strada corretta. Per la prima volta siamo nella condizione di capire il problema che stiamo vivendo. Sono sterili le discussioni sul vendere bene o male i diritti. Quello che deve essere capito è che i soldi che raccogliamo nell’asta sono il frutto della vendita di abbonamenti. Se come sistema Paese non ne garantiremo uno corretto, la diminuzione degli abbonati rischia di impoverire tutto il sistema. L’enormità di questo problema è stata compresa".
Nel passaggio successivo De Siervo ha evidenziato le responsabilità degli utenti che usufruiscono del prodotto calcio: "C’è stato un momento di sbornia complessiva, in cui il valore delle entrate sembrava sufficiente. Anche in Premier League iniziano a sorridere meno. Tutta questa attività fatica a far convertire tutto in abbonamenti. Da dove siamo partiti è che il nostro è il Paese che piratava maggiormente i contenuti sportivi al mondo, qui la ferita è ancora più grave. Oggi dobbiamo riuscire a implementare la normativa che ci vede nella condizione di essere capofila di un percorso di legalizzazione. Vogliamo trasferire alle nostre società sportive il merito di creare un audience più alto. Anche la valorizzazione dei diritti commerciali connessi alla visibilità dei brand o anche gli spot pubblicitari hanno valore inferiore del 30/40%. Oggi sei in grado di certificare con i dati la visibilità, ma ci manca una fetta significativa di milioni di persone. Spesso manca la conoscenza della profondità del problema. Gli ascolti della Serie A stanno andando bene, ma c’è quest’altra parte che se non riusciamo a convertirli, non riusciamo ad averne impatto. Il pezzo che manca nasce dagli utenti".
Da qui parte l’affondo finale di Luigi De Siervo, amministratore delegato della Lega Serie A nei confronti di chi guarda le partite del nostro campionato attraverso piattaforme non legali: "Dobbiamo riuscire a far capire che le risorse che i nostri presidenti hanno dipendono dalle risorse del sistema. Se non ci sono campioni è perché non ci sono sufficienti tifosi che pagano il prodotto. Quando noi chiudiamo una complicatissima asta di diritti, alla fine poi lavoriamo allo stesso conto economico perché più soldi entrano e più riusciamo tutti ad avere un beneficio. Se non raggiungiamo il break-even è perché il numero pirati è ancora alto. Al pirata deve essere garantito di entrare nel sistema legittimo. Devono imparare a pagare, l’obiettivo nel tempo sarà fare pagare meno: se pagano tutti, si potrà pagare meno.
Queste le sue dichiarazioni più significative, riportate da Calcio e Finanza: "Credo che siamo in una fase delicatissima, circa a metà della nostra staffetta - ha detto De Siervo - Abbiamo iniziato una 4×400, facendo la prima frazione tutti insieme con il Parlamento che ci ha consegnato una legge che individua la strada corretta. Per la prima volta siamo nella condizione di capire il problema che stiamo vivendo. Sono sterili le discussioni sul vendere bene o male i diritti. Quello che deve essere capito è che i soldi che raccogliamo nell’asta sono il frutto della vendita di abbonamenti. Se come sistema Paese non ne garantiremo uno corretto, la diminuzione degli abbonati rischia di impoverire tutto il sistema. L’enormità di questo problema è stata compresa".
Nel passaggio successivo De Siervo ha evidenziato le responsabilità degli utenti che usufruiscono del prodotto calcio: "C’è stato un momento di sbornia complessiva, in cui il valore delle entrate sembrava sufficiente. Anche in Premier League iniziano a sorridere meno. Tutta questa attività fatica a far convertire tutto in abbonamenti. Da dove siamo partiti è che il nostro è il Paese che piratava maggiormente i contenuti sportivi al mondo, qui la ferita è ancora più grave. Oggi dobbiamo riuscire a implementare la normativa che ci vede nella condizione di essere capofila di un percorso di legalizzazione. Vogliamo trasferire alle nostre società sportive il merito di creare un audience più alto. Anche la valorizzazione dei diritti commerciali connessi alla visibilità dei brand o anche gli spot pubblicitari hanno valore inferiore del 30/40%. Oggi sei in grado di certificare con i dati la visibilità, ma ci manca una fetta significativa di milioni di persone. Spesso manca la conoscenza della profondità del problema. Gli ascolti della Serie A stanno andando bene, ma c’è quest’altra parte che se non riusciamo a convertirli, non riusciamo ad averne impatto. Il pezzo che manca nasce dagli utenti".
Da qui parte l’affondo finale di Luigi De Siervo, amministratore delegato della Lega Serie A nei confronti di chi guarda le partite del nostro campionato attraverso piattaforme non legali: "Dobbiamo riuscire a far capire che le risorse che i nostri presidenti hanno dipendono dalle risorse del sistema. Se non ci sono campioni è perché non ci sono sufficienti tifosi che pagano il prodotto. Quando noi chiudiamo una complicatissima asta di diritti, alla fine poi lavoriamo allo stesso conto economico perché più soldi entrano e più riusciamo tutti ad avere un beneficio. Se non raggiungiamo il break-even è perché il numero pirati è ancora alto. Al pirata deve essere garantito di entrare nel sistema legittimo. Devono imparare a pagare, l’obiettivo nel tempo sarà fare pagare meno: se pagano tutti, si potrà pagare meno.