De Laurentiis con De Luca, Springsteen contro Trump e Ferrero sfida Sgarbi che propone Morgan sindaco
E’ una deriva che ormai ha raggiunto l'apice negli ultimi anni: ma ve lo immaginate Enrico Berlinguer (che pur giocava a calcio, amava il calcio e tifava per la Juventus) che si scatta un'ironica polaroid in risposta a una dichiarazione di Dino Zoff, Gigi Riva o chi per loro? Ormai si sta facendo sempre più largo la teoria dello scrittore Robert Louis Stevenson, secondo il quale la politica sarebbe l'unica professione per la quale non si considera necessaria nessuna preparazione specifica, ma proprio questo mantra è causa della deriva che la nostra classe politica sta prendendo. Quella stessa deriva che fa credere a un cantante di poter governare una città, a un produttore cinematografico diventato presidente calcistico di poter muovere gli equilibri di una campagna elettorale e a un ministro di potersi divertire sui social in risposta a un ex calciatore.
Nel corso degli anni ci sono stati anche tanti esempi virtuosi di connubio tra calcio, musica e politica, per carità, ma più sobri e con toni decisamente meno da talk show. Basti pensare ai tanti cantanti e musicisti impegnati nel sociale o a tanti calciatori impegnati in associazioni a favore di minoranze e popolazioni economicamente arretrate. In entrambi gli ambiti le invasioni di campo si limitano a opinioni legate a un impegno sociale (azione o opinione che sia) più che a una sparata partitica e populista. Di musicisti e calciatori (o ex calciatori) socialmente impegnati è pieno il mondo e spesso le loro parole sono un toccasana per le nostre menti. Basti pensare ai vari Gianni Rivera, George Weah e Hakan Sukur.
Ultimi in ordine di tempo ci sono: nel calcio il libro di Claudio Marchisio ("Il mio terzo tempo") che si rivolge al pubblico su temi importanti come l'omofobia, razzismo e giustizia sociale e condivisione; nella musica l'album di Bruce Springsteen prossimo all'uscita (sarà negli store dal prossimo 23 ottobre). Il ritorno del Boss dopo 8 anni con la E Street Band è una lettera personale che non tralascia i soliti sguardi più universali tipici della rockstar del New Jersey. Basti pensare a Rainmaker, un brano nato come ritratto di George W Bush che però ora si conforma meglio al personaggio di Donald Trump, in vista anche delle prossime elezioni presidenziali. "Trump perderà - dice Springsteen - e sarà la fine di un lungo incubo per la nazione". Temi politici senza far politica.