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Renato Zero demolisce Achille Lauro: superficiale come Pasquale Bruno contro Dybala e CR7
"Achille Lauro mio erede? Io non giocavo a fare il clown, interpretavo le problematiche della periferia e della gente emarginata", ha sentenziato il cantante romano, che il prossimo 30 settembre compirà 70 anni.
Paragoni che sanno tanto di inutile e quasi vittimistica nostalgia retro. Ognuno vive il proprio tempo e, se si riesce a emergere con talento nel periodo in cui si vive, probabilmente si sarebbe fatta la differenza anche in epoche diverse. Non esiste controprova, è vero, ma affermare che oggi si riuscirebbe, senza ammonizioni, a "non far vedere la palla" a Dybala, Icardi, Immobile e addirittura a Cristiano Ronaldo ("un fighetto che si veste da pagliaccio sui Instagram") senza avere la minima controprova e adducendo la sola motivazione di un'attitudine troppo alta ai social da parte dei calciatori di oggi, sembra un'inutile sparata da bar, soprattutto se detta da chi viene ricordato più per i suoi record di cartellini presi che per le sue giocate.
Stesso discorso, anche se ridimensionato dal rispetto per lo strepitoso cantante e artista di rottura che è Renato Zero, vale per i musicisti di oggi. "Quando ho iniziato io - ha dichiarato il cantante che farà uscire il triplo album Zerosettanta nei prossimi tre mesi - mi esibivo nella mia nudità coperta di piume e cantavo i problemi degli emarginati. Achille Lauro con poca spesa riesce ad affermare le proprie ragioni mentre io mi sono fatto un mazzo così". Dichiarazioni che lasciano trasparire una certa superficialità nell'interpretare la scena musicale italiana odierna e, in particolare, nel capire fenomeni musicali che vengono banalizzati senza un minimo di approfondimento.
Ha ragione J-Ax che, in risposta a quanto dichiarato da Zero, ha parlato di castronerie allucinanti, dette da chi non capisce il contesto delle canzoni e vive con vent'anni di ritardo su quanto successo nei tanto amati, sognati e in passato imitati Stati Uniti. Sarebbe il caso che certi "soloni" dei tempi che furono accettassero l'epoca attuale, studiandola e magari anche criticandola proponendo opinioni costruttive, senza però distruggere a priori ciò che non si conosce. Perché il confine tra saggezza e vecchiaia è labile, ma i concetti sono ben distinti.