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    De Ketelaere, non era colpa di Pioli e non sarà merito di Gasperini: Bergamo non è Milano

    De Ketelaere, non era colpa di Pioli e non sarà merito di Gasperini: Bergamo non è Milano

    • Alberto Cerruti
      Alberto Cerruti
    Nessun gol in un’intera stagione con il Milan, uno al suo esordio in campionato con l’Atalanta tra l’altro entrando dalla panchina. I numeri sembrano suggerire una scontata conclusione: Charles De Ketelaere a Bergamo ha trovato l’ambiente ideale per esprimere le sue qualità, grazie alla fiducia che gli ha subito concesso Gian Piero Gasperini. I numeri, però, a cominciare da quelli sul possesso-palla, spesso ingannano per cui è presto per trarre conclusioni dopo meno di 90’. Ricordare, per credere, la buona impressione che fece il talento belga alle sue prime partite con il Milan e in particolare in quella contro il Bologna, alla terza giornata, in casa. Si sprecarono i paragoni, tra Kakà e addirittura Rivera, ma poi sappiamo come è andata la stagione. E’ vero che tutti o quasi gli stranieri hanno bisogno di tempo per ambientarsi, come è capitato al grande Platini sempre citato in questi casi. Ma a parte il fatto che Kvaratskhelia, nato meno di un mese prima rispetto a De Ketelaere e proveniente da un Paese e da un campionato molto più diversi dal nostro, si è subito ambientato nel Napoli, nemmeno il tempo ha giocato a favore del ventiduenne centrocampista belga, sul quale Maldini e Massara avevano investito ben 35 milioni di euro

    Pioli, che ha saputo valorizzare tutti i nuovi giocatori giovani a sua disposizione, da Hernandez a Leao, inventandosi Kalulu centrale dopo l’infortunio di Kjaer, le ha provate tutte con De Ketelaere, facendolo giocare come trequartista dietro Giroud, come centrocampista puro con libertà di spostamenti su tutto il fronte dell’attacco e anche più avanzato. I segnali da parte del belga, però, non sono mai arrivati e a nulla è valso lasciarlo a riposo, o farlo entrare dalla panchina come ha fatto Gasperini domenica scorsa. De Ketelaere ha fatto regolarmente scena muta, continuando a vagare per il campo con la sua aria smarrita e la bocca aperta, come se cercasse l’ispirazione dal cielo.

    Nessuno, quindi, può pensare che Pioli non lo abbia aspettato e utilizzato nel modo migliore, o peggio non gli abbia concesso la necessaria fiducia, perché nessun allenatore, e tantomeno Pioli, è così autolesionista da lasciare fuori un giocatore in grado di fare la differenza anche in pochi minuti. Molto più semplicemente, nel corso di un’intera stagione e non di poche partite, De Ketelaere ha dimostrato di non avere personalità, una qualità che non fa rima con l’età, perché c’è chi aveva la personalità a diciotto anni come Baresi o lo stesso Maldini e chi invece non l’ha mai avuta neppure a trenta, ferma restando la qualità tecnica che tutti hanno sempre riconosciuto a De Ketelaere. E allora anche se il belga dimostrasse il suo valore nell’Atalanta, nell’arco di un’intera stagione e non di qualche partita, non cambierebbe il discorso perché in questo caso il merito non sarebbe di Gasperini ma del fatto che a Bergamo non si hanno le pressioni che si avvertono a San Siro. E in questo senso gli esempi non mancano perché Magrin, che era un promettente centrocampista nell’Atalanta, non riuscì a confermarsi alla Juventus, dopo l’addio di Platini. Come Morfeo, altro centrocampista prodotto del vivaio dell’Atalanta, prima al Milan e poi all’Inter è rimasto soltanto un anno. Ecco perché non è soltanto presto, ma è sbagliato arrivare alla conclusione che il Milan ha fatto male a cedere De Ketelaere all’Atalanta e soprattutto che Pioli non lo ha saputo valorizzare, al contrario di Gasperini. Il quale, tra l’altro, è durato pochissimo sulla panchina dell’Inter. Perché Milano non è Bergamo anche per gli allenatori.

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