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Darmian giura amore all'Inter: 'Sogno che possa essere l'ultima squadra della mia carriera'
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"Il Milan mi visionò durante alcune partite e feci un provino, riuscendo a entrare nel settore giovanile. Posso solo che ringraziarli perché è stato un percorso di vita, oltre che calcistico. Non fui l’unico a presentarmi a quel provino, eravamo in quattro e inizialmente sono stato preso solo io. Essere lì con i miei compagni era come fare un normale allenamento per me, soltanto in un altro luogo. Ci fecero un questionario in sala riunioni, chiesero di dire a ognuno di noi di dire il proprio idolo. Il mio era Clarence Seedorf, che al tempo giocava all’Inter. Le altre domande erano di ogni tipo, per sapere come andassimo a scuola o cosa volessimo fare da grandi. Cosa risposi? Che volevo fare il pizzaiolo. Seedorf era un professore dentro e fuori dal campo, quando l’ho conosciuto al Milan era esattamente come me l’aspettavo, non risparmiava consigli, non solo a me, ma a tutti i ragazzi giovani. Del periodo milanista ricordo tutto con piacere, le esperienze ti formano facendoti crescere, per me il settore giovanile del Milan è stata una scuola di vita, mi ha insegnato a stare in un gruppo e a seguire delle regole, mi ha dato tanta disciplina. La prima squadra del Milan era forte, non potevo giocare e dimostrare il mio valore. La scelta condivisa è stata quella di muovermi per iniziare un percorso calcistico".
MANCHESTER UNITED - "Ho scelto Manchester e l’Inghilterra perché volevo confrontarmi con una realtà nuova. A oggi sono molto orgoglioso di quello che ho fatto: ero entusiasta di quel trasferimento e oggi posso dire di essere orgoglioso di ciò che ho fatto. È uno dei campionati, se non il più importante del mondo, pieno di grandi campioni. Mourinho? Con Josè ho sempre avuto un buon rapporto, penso che mi abbia sempre preso in considerazione in quegli anni, poi com’è giusto che sia gli allenatori devono fare delle scelte e io le ho sempre rispettate. Tra noi c’era un rapporto sincero, erano scelte che doveva fare e in quel momento preferiva altri giocatori. Abbiamo parlato di Inter? Qualche volta, essendo io italiano capitava che parlassimo di Inter. I suoi erano bei ricordi, era bello sentirlo parlare di quell’Inter che aveva scritto la storia".
CONTE - "Ci siamo sentiti prima del mio arrivo a Milano. Mi aveva detto del ruolo che avrebbe voluto farmi fare. Era il periodo post covid, è stato tutto rimandato e sono arrivato dopo la terza giornata, durante la sosta per la nazionale. Ricordo il momento esatto in cui sono diventato un calciatore dell’Inter, quando sono entrato ad Appiano il primo giorno dopo la firma del contratto. È stato molto emozionante per me, quando si inizia un nuovo capitolo cerco di avere sempre un approccio positivo. Antonio Conte per me è stato un allenatore molto importante, mi ha permesso di vincere: il mio primo anno di Inter è coinciso con la vittoria dello scudetto, posso solo che ringraziarlo. Euro 2016? È stato un percorso importante, la sensazione era che quella nazionale avrebbe potuto giocarsela con tutti".
SCETTICISMO DEI TIFOSI - "Io sono sempre rimasto me stesso, consapevole del mio valore. Come ho detto dal primo giorno, ho sempre cercato di lavorare tanto mettendomi a disposizione della squadra per raggiungere gli obiettivi stagionali. "Interismo" è passione, vuol dire essere parte di una famiglia e di un progetto importante, sempre pronto a dare tutto per la causa. Episodio fondamentale per vincere lo scudetto 2020/21? Ricordo all’inizio della stagione, alti e bassi con qualche risultato deludente. La svolta è arrivata da Sassuolo, dove abbiamo vinto 0-3. Durante la settimana ci eravamo detti in riunione che per vincere avremmo dovuto essere noi stessi, da lì è partita la scalata che ci ha permesso di vincere. In quella riunione abbiamo parlato tutti, si deduceva la voglia che aveva la squadra di fare qualcosa di importante. Lo scudetto è qualcosa di speciale, vincere non è mai facile, tutto quello che c’è dietro è lavoro e sacrificio. Sono le parole importanti per l’Inter di oggi? Sì, anche se c’è tanto oltre questo, siamo un grande gruppo: traspare quando giochiamo, nei momenti di difficoltà penso si noti la sintonia tra di noi. La miscela perfetta è stata la partenza di Achraf Hakimi e l’arrivo di Simone Inzaghi? Quando vanno via giocatori importanti come lo era Hakimi non è mai facile. Con tanto lavoro, essendo stata brava anche la società, non abbiamo subito troppo le mancanze, ma abbiamo aggiunto pedine fondamentali".
INTER ATTUALE - "Io capitano dell’Inter? È stato un momento piacevole, che ha ripagato sacrifici e sforzi fatti sin da bambino. Chi è il capitano perfetto? Cito Javier Zanetti e Lautaro Martinez, che ad oggi è un capitano giusto, tosto: penso che si sia preso questa responsabilità nella maniera giusta, l’ha responsabilizzato di più e sta dimostrando di essere perfetto per questo ruolo. Quando indossi una maglia così importante hai sempre una grande responsabilità che richiede tanto sforzo. Vincere è l’unico modo per essere ricordati, vincere lo scudetto della seconda stella sarebbe qualcosa di straordinario".
FUTURO - "Spero di continuare a vestire questa maglia per altri anni, per me è come una seconda famiglia. Arriverà il momento di smettere, non ho ancora pensato al mio futuro post calcio. Mi piacerebbe rimanere in questo mondo, ma a oggi non chiedetemi di fare l’allenatore. L’Inter sarà l’ultima squadra della mia carriera? Sarebbe bello, non so cosa succederà nei prossimi anni, ma è un sogno".