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    Danilo: 'La mancanza di Ronaldo si sente, ma la Juve ha il dna per rimettersi in piedi. Su Kaio Jorge...'

    Danilo: 'La mancanza di Ronaldo si sente, ma la Juve ha il dna per rimettersi in piedi. Su Kaio Jorge...'

    Il terzino della Juventus Danilo ha parlato a Goal Brasil dal ritiro del Brasile prima della sfida con l'Argentina: le sue dichiarazioni.

    REAL MADRID, MANCHESTER CITY E JUVE SEMPRE CON COSTANZA - "Come ho fatto? Capisco la tua domanda, ma includerei anche gli anni al Porto e ti spiego perché: per la difficoltà di adattamento che ha un giovane calciatore quando lascia il suo Paese per uno diverso, anche se parla portoghese ed e in Portogallo. E' un campionato diverso, con clima, gente e tipo di calcio diversi. Includerei in questo gruppo anche gli anni al Porto, un club enorme. Ma naturalmente capisco anche che City, Real e Juventus rappresentano un'importanza diversa nel calcio mondiale. Lo collego sempre alla coerenza del mio lavoro. Sono consapevole del mio ruolo in ciascuna di queste squadre. Sono sicuro di non essere una star o il giocatore che dà spettacolo, ma sono consapevole della mia importanza per le squadre, della mia importanza tattica, di quello che rappresento nel gioco dell'equilibrio difensivo, quello che mi diverte di più del calcio oggi e la costruzione di gioco. Non c'è squadra che arrivi all'ultimo terzo con una palla “pulita” se i difensori non fanno un buon lavoro di costruzione, se non hanno il coraggio di tenere la palla sotto pressione, se non si espongono nei momenti in cui perdere la palla e un rischio gol. Capisco il mio ruolo nelle squadre. Mi sono sempre concentrato sul duro lavoro, sulla coerenza e sulla consapevolezza della mia importanza per ogni squadra. Una volta che lo capisci e lavori per massimizzare il tuo potenziale e minimizzare le tue debolezze, e allora che sarai al massimo livello per molto tempo".

    MOMENTI SEGNANTI DELLA CARRIERA - "Ho sempre osservato ciò che potevo imparare, le cose che potevo migliorare. Nel mio primo anno al Porto non e stato facile in termini di infortuni, adattamento, per quanto ho lottato. Lì a Porto, dovevamo arrivare un'ora e mezza prima dell'allenamento. Al Santos in Brasile, l'allenamento era alle 16, io arrivavo alle 15.55. Oggi sono sicuro che e diverso e si e evoluto in Brasile, ma ai miei tempi era così. Sono arrivato al Porto e non stavo giocando il mio calcio nel modo migliore, ho pensato che c'era qualcosa che non stavo facendo bene. Non mi hanno comprato senza un motivo. Arrivavo un'ora e mezza prima della sessione di allenamento, facevo colazione e rimanevo fino all'ora dell'allenamento. Ad un certo punto ho iniziato ad osservare i giocatori che stavano facendo la differenza per la squadra in quel momento. E' stato allora che ho visto giocatori come Hulk, Joao Moutinho, Lucho Gonzalez, i giocatori più esperti del Porto. Giocatori con un'identità al club, con molta influenza, e ho iniziato a osservarli. Ho detto: 'Andiamo, devo fare quello che fanno loro'. E' stato il primo momento che mi ha fatto scattare. Ho iniziato a non stare lì ad aspettare l'allenamento, ma ad andare in palestra a fare esercizi di agilità, di rafforzamento muscolare, e ad usare il mio tempo nel miglior modo possibile per imparare e crescere".

    ALEX SANDRO - "E' come un fratello, fa parte della mia famiglia, abbiamo creato un'amicizia diversa da qualsiasi altra cosa. Le nostre famiglie sono davvero molto vicine. Siamo grandi amici. E' il padrino del mio secondo figlio. Quando sono con i suoi genitori sento quell'energia e mi trattano come un figlio, proprio come i miei genitori trattano lui. Abbiamo creato un'amicizia profonda. Lo apprezzo molto e spero di portarlo con me per il resto della mia vita. Abbiamo profili diversi. E' molto introverso, è un tipo molto per le sue, non parla molto. Io sono più comunicativo, mi piace parlare e sono più scherzoso. Andiamo molto d'accordo, ci rispettiamo a vicenda e abbiamo molti trascorsi di vita insieme. In ritiro eravamo sempre insieme nella stessa stanza: prima al Santos poi al Porto. Poi lui è andato alla Juve e ognuno è andato per la sua strada, ma continuavamo a vederci e parlavamo. Poi quando sono arrivato alla Juve, mi ha accolto a braccia aperte. Sono curioso di sapere quante partite abbiamo giocato insieme".

    KAIO JORGE - "E' un ragazzo che non avevo visto giocare molto. Molta gente parlava bene di lui. E' molto calmo, sereno, laborioso e ha voglia di imparare. Quest'anno non sta avendo tanto spazio, ma ha risposto bene. E' un giocatore che tiene bene la palla, ha tecnica ed e sopra la media, ha una tempistica di passaggio molto interessante. Un attaccante non deve solo difendere e scaricare la palla. Si tratta anche di sapere tenere palla e di aspettare il movimento per poi ridare la palla. Lui ha tutti i tipi di tempismo. E' entrato alla fine di una partita quando la squadra aveva bisogno di lui ed ha tenuto la palla con carattere, non ha perso, ha subito un fallo e ha portato entusiasmo. Sono molto curioso di vederlo giocare di più. Spero che possa adattarsi il più rapidamente possibile alla Juventus, sono sicuro che tutti sarebbero contenti di lui".

    L'ADDIO DI CRISTIANO RONALDO - "Qualsiasi squadra dalla quale se n'è andato ha sofferto la sua mancanza. Gli anni passano e lui è ancora dominante. I numeri non mentono. Ogni occasione è un gol. Non c'è storia, non ci sono parole. E' estremamente competitivo. Ho imparato molto insieme a lui. Mi sono avvicinato molto a lui al Real e alla Juventus ancora di più, e ancora oggi ci parliamo e ci auguriamo buona fortuna prima delle partite ogni tanto. Si sentirà e si sente la sua mancanza, ma la Juventus ha la capacità e il DNA per rimettersi in piedi, con tanto lavoro e sacrificio per poter raggiungere le vittorie. E anche Cristiano lo sa".

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