Dalle 'stranezze' di Calciopoli al patto per la Figc: Inter-Juve, che alleanza è?
Mai dire mai. Sembra proprio che la Lega di Serie A voglia candidare Massimo Moratti alla presidenza della F.I.G.C. L’idea è di Andrea Agnelli e l’attuale Presidente della Lega Micciché ne è entusiasta, perché lo preferirebbe a Gabriele Gravina, che attualmente conta più del 60% dei voti.
Mai dire mai fra Juve e Inter, acerrime nemiche per l’affaire Calciopoli. Fu Moratti, alla guida dell’Inter, non solo a rappresentare l’accusa contro la Juventus, ma a tessere la tela su cui avrebbe poggiato l’inchiesta, con l’aiuto sostanziale di Tronchetti Provera, allora a capo della Telecom, quindi della telefonia italiana che agiva in regime di monopolio (anche ora, a dir la verità, è la proprietaria delle infrastrutture di rete). Secondo alcuni, furono intercettazioni telefoniche partite in modo autonomo dalla Telecom, a spingere poi la magistratura ad indagare. Seguirono i fatti ben noti: la Juve in B, i due scudetti revocati (uno dei quali concesso poi all’Inter a tavolino), la prescrizione, con supposti ritardi ad arte, della stessa Inter, Rossi interista doc alla F.I.G.C. Una lotta, insomma, capace di alimentare un odio perenne. Ora tutto sembra sul punto di svanire. Come si fa, così su due piedi, a rivolersi bene? E la Juve, oltre a tutto, non tiene ancora in piedi la causa milionaria contro la F.I.G.C.?
Le ipotesi possono essere molteplici. La prima attiene alla teoria e alla prassi del doppio registro: una cosa sono i tifosi, un’altra i professionisti che gestiscono le squadre. Chi sta dietro le quinte (in tutti i campi: dalla politica, allo spettacolo…alla cucina) vede le cose in maniera, appunto, professionale. Distaccata, non passionale, emotiva, mitica. S’infiamma allo stadio, rilascia dichiarazioni bellicose, fa fare interrogazioni ai parlamentari tifosi, ma poi fa due conti, valuta la ragion di stato, pondera alleanze, si ritrova insieme su questioni di fondo. I Moratti e gli Agnelli, poi, non hanno mai cessato di avere ottimi rapporti personali ed entrambi appartengono al “Club dei grandi Club”: i loro interessi sono destinati a convergere sul piano delle grandi scelte, come, ad esempio, la Superlega. Andrea Agnelli è Presidente dell’ E.C.A. (European Club Association) e preferirebbe trovare in Lega di Serie A un appoggio che non sarebbe certo di avere con la presidenza a Gravina, espressione delle Leghe Dilettanti e Pro.
La designazione, però, non è affatto scontata perché lo stesso Moratti non si è pronunciato. Rischierebbe di andare incontro ad una bocciatura sonora, dato che il gruppo Lotito (Genoa,Udinese, Chievo e Atalanta) benché avverso a Gravina, non vede di buon occhio l’ex presidente interista. Lo stesso Lotito è al centro di una spinosa questione sulla propria rieleggibilità a consigliere federale. Il Collegio di garanzia del C.O.N.I. ha stabilito che non può essere ricandidabile (e con lui non potrebbero nemmeno Tommasi, Ulivieri, Nicchi, Perrotta, Calcagno, Perdomi) per limite dei mandati secondo la legge n°8 del 2018. Di parere opposto la C.A.F. (Corte Federale d’Appello) della stessa F.I.G.C. che ritiene Lotito assolutamente candidabile e paventa un rischio d’incostituzionalità della legge.
Un elemento che rende ancora più incerta la confusa partita tra i massimi organismi del calcio italiano, ma tra tanta incertezza, s’avanza netta l’ipotesi che, anche di fronte al mondo, una stagione sia finita. “Ma non ci eravamo tanto odiati?”
Mai dire mai fra Juve e Inter, acerrime nemiche per l’affaire Calciopoli. Fu Moratti, alla guida dell’Inter, non solo a rappresentare l’accusa contro la Juventus, ma a tessere la tela su cui avrebbe poggiato l’inchiesta, con l’aiuto sostanziale di Tronchetti Provera, allora a capo della Telecom, quindi della telefonia italiana che agiva in regime di monopolio (anche ora, a dir la verità, è la proprietaria delle infrastrutture di rete). Secondo alcuni, furono intercettazioni telefoniche partite in modo autonomo dalla Telecom, a spingere poi la magistratura ad indagare. Seguirono i fatti ben noti: la Juve in B, i due scudetti revocati (uno dei quali concesso poi all’Inter a tavolino), la prescrizione, con supposti ritardi ad arte, della stessa Inter, Rossi interista doc alla F.I.G.C. Una lotta, insomma, capace di alimentare un odio perenne. Ora tutto sembra sul punto di svanire. Come si fa, così su due piedi, a rivolersi bene? E la Juve, oltre a tutto, non tiene ancora in piedi la causa milionaria contro la F.I.G.C.?
Le ipotesi possono essere molteplici. La prima attiene alla teoria e alla prassi del doppio registro: una cosa sono i tifosi, un’altra i professionisti che gestiscono le squadre. Chi sta dietro le quinte (in tutti i campi: dalla politica, allo spettacolo…alla cucina) vede le cose in maniera, appunto, professionale. Distaccata, non passionale, emotiva, mitica. S’infiamma allo stadio, rilascia dichiarazioni bellicose, fa fare interrogazioni ai parlamentari tifosi, ma poi fa due conti, valuta la ragion di stato, pondera alleanze, si ritrova insieme su questioni di fondo. I Moratti e gli Agnelli, poi, non hanno mai cessato di avere ottimi rapporti personali ed entrambi appartengono al “Club dei grandi Club”: i loro interessi sono destinati a convergere sul piano delle grandi scelte, come, ad esempio, la Superlega. Andrea Agnelli è Presidente dell’ E.C.A. (European Club Association) e preferirebbe trovare in Lega di Serie A un appoggio che non sarebbe certo di avere con la presidenza a Gravina, espressione delle Leghe Dilettanti e Pro.
La designazione, però, non è affatto scontata perché lo stesso Moratti non si è pronunciato. Rischierebbe di andare incontro ad una bocciatura sonora, dato che il gruppo Lotito (Genoa,Udinese, Chievo e Atalanta) benché avverso a Gravina, non vede di buon occhio l’ex presidente interista. Lo stesso Lotito è al centro di una spinosa questione sulla propria rieleggibilità a consigliere federale. Il Collegio di garanzia del C.O.N.I. ha stabilito che non può essere ricandidabile (e con lui non potrebbero nemmeno Tommasi, Ulivieri, Nicchi, Perrotta, Calcagno, Perdomi) per limite dei mandati secondo la legge n°8 del 2018. Di parere opposto la C.A.F. (Corte Federale d’Appello) della stessa F.I.G.C. che ritiene Lotito assolutamente candidabile e paventa un rischio d’incostituzionalità della legge.
Un elemento che rende ancora più incerta la confusa partita tra i massimi organismi del calcio italiano, ma tra tanta incertezza, s’avanza netta l’ipotesi che, anche di fronte al mondo, una stagione sia finita. “Ma non ci eravamo tanto odiati?”