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    Dalla cupa Londra al 'teletrasporto' sul pianeta Barcellona: è questo il vero volto di Aubameyang?

    Dalla cupa Londra al 'teletrasporto' sul pianeta Barcellona: è questo il vero volto di Aubameyang?

    • Claudio Brambilla
    La notte del Clasico ha sancito definitivamente quanto le idee di Xavi abbiano lasciato il segno tra i ragazzi del Barcellona. Una lezione di calcio alla capolista Real Madrid in una serata che a molti ha ricordato quel 6-2 nel maggio 2009 quando la banda di Guardiola, grazie a possesso palla, ritmo e sagacia tattica, ha ammutolito un Bernabeu allestito per le grandi occasioni. 13 anni dopo una storia che si ripete. Interpreti differenti, ma sprazzi di una filosofia calcistica che lascia ben sperare per il futuro. Una rinascita che porta con sé un’altra personale rinascita: quella di Pierre-Emeryc Aubameyang, un uomo che è stato simbolo dell’Arsenal per quattro anni e che da un momento all’altro è stato accantonato, risultando inspiegabilmente ed improvvisamente di troppo.

    LA ROTTURA CON ARTETA - Dopo un biennio in cui Aubameyang e Arteta hanno lavorato in sintonia, la chimica si spezza nel corso di questa stagione. Scelte tecniche e incomprensioni hanno portato alla perdita della fascia da capitano prima ed alla partenza in direzione Barcellona poi. Il tutto intermezzato da una condotta non certo impeccabile da parte dell’attaccante gabonese che proprio in occasione della Coppa d’Africa è stato rispedito a Londra dalla sua nazionale a causa di presunti problemi cardiaci post Covid. Una scelta forte, quella di Arteta, considerando che il contratto di Aubameyang era in scadenza nel 2023 (con un ingaggio da 21 milioni l’anno lordi) e che i Gunners non hanno incassato un singolo euro dalla sua cessione.

    FINITO A CHI? - Una parabola che a detta di molti (primo tra tutti Arteta) sembrava essere destinata ad essere discendente. Per molti appunto, ma non per Xavi che, dopo la perdita di Aguero, ha spinto per il suo acquisto. Ed i fatti gli stanno dando ragione. Sette gol in altrettante partite in Liga, nove nelle undici presenze totali in maglia blaugrana. Un crack che ha visto il suo punto più alto proprio in occasione del Clasico e dove il ragazzo ha voluto togliersi qualche sassolino che si portava con sé da Londra. "Saluti dal giocatore finito", recitava il post su Instagram mentre festeggia in stile Goku. Un messaggio chiaro e con un destinatario preciso. E pazienza se a qualche avversario questa cosa abbia dato fastidio.

    DA SPIDERMAN A GOKU - Al termine della partita è stato Toni Kroos ad esternare disappunto in merito alle esultanze di Aubameyang: "Sono sciocche. Una volta si è messo pure una maschera". Per la precisione più di una. Già ai tempi del St. Etienne, infatti, l’ex milanista veniva soprannominato Spiderman. Per poi passare all’Uomo Ragno dopo un gol segnato con la maglia del Dortmund contro lo Schalke ed il collega Reus travestito da Robin. Ora la nuova esultanza e la replica al centrocampista tedesco del Real: "Non so se Toni Kroos ha figli, ma il mio supereroe è mio figlio Curtys. A volte mi chiede di tirare fuori le maschere. A casa ne abbiamo tante, non solo quelle di Batman e dell'Uomo Ragno. Ho anche Hulk, Captain America e Bart Simpson. Se esulto così lo faccio per lui". Ma intanto la scelta della magia del teletrasporto sul pianeta Barça con tanti saluti ad Arteta ha fatto il giro del Mondo.

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