Dalla B a Berlino una Juve senza limiti
A volte la differenza la fanno gli sguardi. Da Cristiano Ronaldo in poi, i giocatori del Real Madrid per una sera non sono mai sembrati spavaldi come al solito. Anzi. Anche dopo il gol del vantaggio, soprattutto dopo qualche occasione sprecata di troppo, lo sguardo dei fenomeni madridisti è sempre sembrato preoccupato, come se sapessero che ogni errore lo avrebbero pagato a caro prezzo. Forse, la forza della Juve è stata tutta qua: nella capacità di far capire ai campioni d'Europa in carica che contro la Juve, contro questa Juve, non avrebbero potuto sbagliare niente. Lo sguardo dei guerrieri di Max Allegri al contrario non è mai stato depresso o arrendevole, anche nei momenti di difficoltà era tangibile la consapevolezza di potere, di dovere approfittare di un Real Madrid con più dubbi che certezze. E la Juve ha compiuto una missione che minuto dopo minuto è sembrata sempre meno impossibile. Perché in finale ci va la squadra che ha dimostrato di meritarselo maggiormente: forse non la più forte, ma in questo momento sicuramente la più squadra. Praticamente un capolavoro.
DA BUFFON A BUFFON - Serviva un'impresa, tra andata e ritorno ne sono arrivate due. Quando più contava, la Juve si è riscoperta grande società che ha costruito una grande squadra con grandi giocatori e un grande allenatore. Più che col Borussia Dortmund, molto più che col Monaco. Ed è per questo che non è ancora arrivato il momento delle celebrazioni o del giocare con la parola triplete. Ora tanto è l'orgoglio di quanto costruito nel primo anno post-Conte, tanto più è la voglia di pensare già alla finale di Berlino quando ad attendere la Juve ci sarà quel Barcellona che tutti al mondo ritengono imbattibile. Quasi tutti. Perché in casa Juve a questo punto non ci si vorrà e dovrà più accontentare. Lo ha detto chiaramente anche Gigi Buffon a caldo, una finale di Champions League non capita tante volte nel corso di una carriera e quando arriva bisogna riuscire a vincerla. Lui c'era a Manchester nel 2003 ed ha già bevuto una volta dal calice più amaro della sua vita calcistica. Lui c'era anche nella stagione in cui da campione del Mondo è rimasto a difendere la porta bianconera in serie B, al fianco tra gli altri di Giorgio Chiellini mentre Claudio Marchisio muoveva i primi passi tra Primavera e prima squadra: nei loro occhi c'era lo sguardo di chi può chiudere un cerchio dai milioni di significati, nel loro sguardo c'è tutta la Juve che ha saputo arrivare fino in fondo anche dopo errori che potevano costare la finale. Senza mollare mai, fino alla fine. Perché una Juve così grande, è passata anche dalla serie B. Perché una Juve così grande, in molti pensavano di non poterla nemmeno più vedere.
Nicola Balice
@NicolaBalice