Dal Tar alla Corte Ue:| La Juve va in tribunale
Impugnando ogni codice, amministrativo o civile, italiano o europeo, davanti a qualunque tribunale competente, è la promessa, la Juve vuole ristabilire «parità di trattamento» e «giustizia». Quelle che ieri, sulla revoca dello scudetto 2006, s'è sentita negare dal Consiglio della Federcalcio. Che, anzi, ha combinato di peggio, secondo il club bianconero: più che incompetente, irresponsabile. Di certo Andrea Agnelli, ancora in viaggio negli Stati Uniti, e tutta la società hanno cattivi pensieri: al momento, tutte le vie legali sono aperte.
Tradotto, nel comunicato che arriva poco prima delle otto della sera, suona così: «L'esito dell'odierno Consiglio Federale conferma la completa disparità di trattamento per situazioni analoghe. L'esposto presentato 14 mesi fa dalla Juventus ha permesso un approfondimento, al quale purtroppo non ha fatto seguito nessuna assunzione di responsabilità da parte degli organismi sportivi, che anzi si sono spogliati del loro ruolo politico di governo». Primo aspetto che fa infuriare il club: il Consiglio ha abdicato alle sue funzioni, per nascondersi dietro un discutibile, e discusso, parere giuridico. Roba da Azzeccagarbugli, insomma. L'impressione è che neppure sia stata molto apprezzata l'ammissione del presidente Giancarlo Abete: «Mi sarei augurato la rinuncia alla prescrizione da parte dell'Inter». Da Torino, parevano lacrime di coccodrillo.
Non c'è scelta, dunque, sostiene il club: «È del tutto evidente che, a tutela dei suoi milioni di tifosi, dei suoi azionisti e dei suoi dipendenti, la Juventus debba proseguire nel doveroso accertamento dei fatti e nella ricerca della parità di trattamento». Il che significa andar per tribunali: «La società ha pertanto dato mandato ai suoi legali di individuare i migliori strumenti di tutela presso la giustizia amministrativa e internazionale». Solo che da Calciopoli a oggi la Juve ci ha perso «centinaia di milioni», Agnelli dixit, e allora, si prepara anche il conto: «Parallelamente il management e i legali - c'è scritto ancora nella nota - stanno procedendo alla valutazione dei danni economici che tali comportamenti possano aver cagionato». Si promette battaglia senza confini, se pure si pensa alla violazione degli articoli sulla concorrenza del trattato dell'Unione Europea. «Dal momento che la decisione odierna è lontana dall'aver ristabilito equità e giustizia, la Juventus intende far valere in ogni sede competente le norme internazionalmente applicabili». Dal Tar del Lazio alla Corte di Giustizia europea del Lussemburgo, il duello rischia di allungarsi non poco.
Sfogliati norme e ricorsi, alla Juve non dà meno fastidio l'atteggiamento e l'impostazione scelti dal Consiglio della Federcalcio. E la violazione di un principio generale di diritto amministrativo che a diversi docenti universitari pare solare: quello dell'autotutela. Tra questi, anche Piero Sandulli, uno dei giudici di Calciopoli. Sostanzialmente, ogni pubblica amministrazione, cui la Figc è equiparata, ha il potere di autocorreggersi. Cioè di cancellare qualsiasi suo atto o provvedimento, se si accorge che è sbagliato: perché era viziato fin dall'inizio, o perché sono sopravvenuti elementi nuovi. Competente a pronunciare l'annullamento, o la revoca, sarebbe il medesimo organo responsabile del provvedimento in esame: nel caso il Consiglio Federale, le cui funzioni, all'epoca, erano svolte dal Commissario Straordinario. Che il titolo 2006 non sia stato assegnato per mera classifica, lo proverebbe il parere dei saggi chiesto dal Commissario Guido Rossi, e il successivo comunicato federale. Nessun commento, ma soddisfazione da casa Inter, unita alla convinzione che il nemico non abbia alcuna arma giuridica per levargli lo scudetto. Non deciderà il campo.