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  • Atalanta, Lookman dal rischio addio (con polemica) alla doppietta in nazionale: la situzione

    Atalanta, Lookman dal rischio addio (con polemica) alla doppietta in nazionale: la situzione

    • Marina Belotti
    Era stata una doccia gelata. Poco dopo Ferragosto, quando l'Atalanta si portava dietro da mesi, non solo da giugno ma ben sì da marzo, il problema Koopmeiners, ecco che si apriva un caso Lookman. All'improvviso il nigeriano chiede di potersi allenare a parte e di non essere convocato per Lecce, a poche ore dal primo impegno di campionato nella squadra in cui era stato per anni goleador. Il PSG ha bussato alla porta, e l'Atalanta trema, pensando alla sua di porta, quella che dovrebbe cercare senza un esterno offensivo sinistro che punti e salti l'uomo.

    L'ESTATE MOVIMENTATA - Questo era Lookman per l'Atalanta. Un cecchino silenzioso, che non fa rumore con gossip o dichiarazioni forti, che se l'arbitro scambia la sua esultanza del cognome mimato (Look, man) come un gesto offensivo, lui  senza polemica smette semplicemente di farla, ma che poi urla tutto il suo potenziale nel cielo d'Irlanda. Lui è l'eroe di Dublino, l'artefice della Coppa di Europa League, e rimarrà sempre così nei libri di storia nerazzurri. In cuor suo, forse quel 22 maggio, pensava di aver chiuso anche lui un ciclo. E così, appena Goncalo Ramos si frattura la caviglia sinistra, lui è pronto a prendere il suo posto a Parigi e a rispondere alla chiamata. E anche quando il club francese si ritira, la suggestione è stata talmente forte che continua ad allenarsi a parte, sempre sul chi va là, sapendo che anche l'Arsenal ha fatto il suo nome. E invece l'Arsenal cercherà di batterlo il 19 settembre, ancora con i colori nerazzurri addosso. Solo prima della gara del Meazza contro l'Inter Lookman ha deciso di reinserirsi in gruppo. Non ha giocato però. Troppi pochi allenamenti con i compagni, sia dal punto di vista tecnico-tattico (nel frattempo la squadra è cambiata, tridente compreso), sia mentale, perché incide tanto il fattore spogliatoio. Ha voluto lui prendere le distanze, e ora serve tempo per ricucirle.

    IL CASO RIENTRATO - In realtà il caso poteva dirsi rientrato ancora prima di questa pausa. Lookman non ha mai smesso di allenarsi a Zingonia portando dei certificati, non si è impuntato, la sua è stata una richiesta silenziosa. Poteva aspettare il 30 agosto a mezzanotte per tornare sui suoi passi, e invece ancora prima ha scelto di nuovo l'Atalanta. Certo, dopo la Spercoppa con il Real, per un attimo l'ha messa in difficoltà: trovare un profilo come il suo era quasi impossibile a pochi giorni dal gong. Ma è mancata così tanto la sua imprevedibilità in attacco, quel suo puntare l'uomo, quel suo dribblarlo e trovare la rete all'ultimo passaggio (32 reti e 18 assist in 79 presenze all'Atalanta), che la polemica è già finita nel dimenticatoio. Forse era ancora lì sull'orlo, ma la sera del 4 settembre è stata spazzata via definitivamente da una notizia storica. Lookman è tra i candidati al Pallone d'Oro, al posto di Ronaldo e Messi, tra Haaland e Mbappé. All'Atalanta non era mai successo. E poi ecco, ieri, la ciliegina sulla torta, la doppietta pesante con la sua Nigeria (un gol in più di Osimhen) che è valsa la vittoria sul Benin. Bergamo ora aspetta Lookman a braccia aperte.

    COME SARÁ GESTITO - Qualche tifoso, forse ancora scottato dagli ultimi giorni di calciomercato con Lookman lì lì per lasciare il tridente in grossi guai, ricorda che l'ultima volta che il nigeriano tornò a Bergamo dopo aver fatto faville con la sua Nazionale non andò benissimo. Ma era la Coppa d'Africa, una competizione dove l'attaccante giocò tutte le gare, tante, e a distanza ravvicinata, nel pieno di una stagione già dispendiosa (era gennaio-febbraio), e per di più arrivando in finale e perdendo. Chiunque sarebbe tornato senza forze, mentali e fisiche. Lui invece fu abile a riprendersi poi e a riprendere in mano la squadra. E adesso il vero enigma è: ci sarà o no contro la Fiorentina, domenica prossima alle 15 al Gewiss Stadium? Tutto sta a mister Gasperini. Perché i motivi per non schierarlo ancora titolare ci sono tutti (tornerà a pochi giorni dalla sfida, con ancora pochi allenamenti col gruppo orobico nelle gambe), ma ce ne sono altrettanti per dargli una maglia (4 gol e 2 assist nelle 5 partite contro la Fiorentina, l'avversaria contro cui si scatena di più in Serie A). Potrebbe partire con uno spezzone, ma c'è anche la possibilità di rivederlo in campo titolare per far dimenticare, una volta per tutte, l'ambizione di un ragazzo di quasi 27 anni, sul tetto d'Europa e tra i primi 30 al mondo. Magari con un gol, da dedicare alla nuova Curva Sud.

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