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Dal reality Campioni all'amico Dionisi, Spagnoli a CM: 'Allenava l'Imolese e guardava la Juve, oggi è l'ideale per l'Atalanta'
Anche Dionisi è tifoso bianconero come lei?
"Un po' meno di me, diciamo simpatizzante. Il vero tifoso sono io".
E dopo la vittoria allo Stadium cosa le ha scritto?
"Non l'ho ancora sentito, aspetto qualche giorno perché ora sarà invaso dalle telefonate. Lo voglio lasciare tranquillo, perché so quanto si impegna nel suo lavoro e adesso ha subito un'altra partita da preparare".
Cosa avrà detto ai giocatori nello spogliatoio?
"Che tra pochi giorni c'è una gara ancora più difficile. Lo conosco, starà già pensando alla prossima partita cercando di riportare l'attenzione al massimo".
Da quanto vi conoscete?
"La prima volta che ci siamo visti avevamo 16 anni: io giocavo nel Verona e lui nella Fiorentina. Ci fu anche la possibilità di diventare compagni di squadra perché i gialloblù stavano per prenderlo, ma dopo 10/15 giorni di allenamenti insieme le società non trovarono l'accordo e tornò a Firenze. Poi ci siamo ritrovati a Imola".
Facciamo un passo indietro, stagione 2018-19: Imolese ripescata in extremis in Serie C, lei presidente e Dionisi allenatore. Come lo scelse?
"L'anno prima allenava il Fiorenzuola nel nostro stesso girone di Serie D. A fine stagione lo scegliemmo per fare il campionato di D, senza sapere che saremmo stati ripescati. Quando ci comunicarono che avremmo giocato in C mi chiamarono tanti agenti per propormi altri allenatori più esperti, convinti che non avrei tenuto Dionisi".
E invece...
"Invece gli ho dato la massima fiducia, nonostante ancora non avesse neanche il patentino da allenatore e ci fu bisogno di una deroga per mandarlo in panchina. Credevo talmente tanto in lui che dopo qualche mese abbiamo firmato subito un rinnovo di tre anni".
39 anni Spagnoli, 39 anni Dionisi.
"E uno in più di noi il ds Ghinassi, che è andato tante volte a vederlo col Fiorenzuola e l'ha scelto insieme a me. L'essere coetanei è stata la nostra forza, ci capivamo con uno sguardo".
Qual è la cosa che l'ha colpita di più di Dionisi? "Ovvio che anche le idee vincenti fanno la differenza, ma la qualità migliore di Alessio è l'intelligenza".
Tra tanti pregi avrà anche un difetto.
"Ne ha tanti. Ma in questo momento così felice per lui preferisco tenermeli per me".
Si sarebbe mai aspettato un giorno di vederlo su una panchina di Serie A?
"Non così presto, ma sapevo che prima o poi sarebbe arrivato. Ha una luce diversa rispetto agli altri, è un predestinato".
In cosa è cambiato negli ultimi anni nel salto dalla Serie C alla A?
"Nella gestione dei giocatori. La qualità migliore che ha è l'intelligenza, riesce a capire subito il momento e a gestirlo. Riuscire a tenere sotto controllo uno spogliatoio importante come quello del Sassuolo non è come farlo all'Imolese. E' più complicato, ci sono giocatori della Nazionale. Lui però in questo è bravissimo e credo sia migliorato negli anni".
C'è chi lo ha criticato per aver lasciato Empoli in estate?
"Se analizziamo il suo percorso da allenatore è sempre stato lineare: con l'Imolese aveva tre anni di contratto ma dopo una sola stagione giustamente ha scelto di andare a Venezia. E dopo un anno andò a Empoli. Anche lì rimase solo 12 mesi, poi scelse il Sassuolo".
Quindi il prossimo anno...
"Andrà via? Meglio del Sassuolo ci sono solo quelle quattro/cinque squadre".
Su qualche panchina lo vedrebbe?
"Se dovesse finire a breve il ciclo di Gasperini a Bergamo, Dionisi sarebbe l'allenatore ideale per l'Atalanta".
Lei è stato uno dei tre vincitori della prima edizione di 'Campioni - Il Sogno', che effetto ha fatto vedere il suo nome sulla maglia della Juve?
"E' stata un'emozione incredibile, la mia famiglia è tutta juventina. Sono cresciuto con le maglie bianconere, ricordo ancora le partite allo stadio a Torino con papà. Quel mese e mezzo di allenamento con la Juve è stato il più bello della mia vita, pensando anche a mio padre che era a casa a guardarmi in tv e io giocavo le amichevoli insieme a Trezeguet, Del Piero e tutti gli altri campioni".
E ha segnato anche un gol su calcio di rigore.
"Sì, contro il Pavia. Me l'ero procurato io, così Mutu, che all'epoca era il rigorista, me lo fece tirare a me".
E come andò?
"Per fortuna bene".
Ha il rimpianto di non essere diventato un calciatore ad alti livelli?
"Un po' sì. Ho fatto tutte le giovanili nel Verona, poi quattro anni in Serie C dove ho conosciuto Ciccio Graziani che mi ha proposto il reality. Inizialmente ero titubante, alla fine mi convinse".
Tornando indietro lo rifarebbe?
"A livello di vita è stata sicuramente una bella esperienza, ma se devo pensare all'obiettivo che aveva, cioè quello di fare da vetrina per futuri calciatori, allora no, non lo rifarei. Sportivamente è stato penalizzante: ci hanno messo in una bolla come personaggi tv, non come calciatori".
Ci racconta un aneddoto di quei giorni?
"Non mi scorderò mai la prima partitella d'allenamento a Salice Terme, nella quale dopo mille finte Ibra mette a sedere Buffon e segna. Io ero in campo, ma ho esultato come un tifoso. In quel momento mi sentivo uno di loro".
Cosa fa oggi?
"Per ora sono uscito dal mondo del calcio, ho venduto l'Imolese a luglio e ora mi godo la mia famiglia. Faccio il tassista per i miei figli, gioco a padel e mi sto appassionando ai cavalli".
@francGuerrieri