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    Dal calcio alla medaglia d'oro alle Olimpiadi, Alice Bellandi a CM: "Tanti gol e un provino rifiutato"

    Dal calcio alla medaglia d'oro alle Olimpiadi, Alice Bellandi a CM: "Tanti gol e un provino rifiutato"

    • Francesco Guerrieri
    La storia di Alice Bellandi è di quelle che rimarranno nella storia: parla di riscatto, coraggio, forza di volontà e successo. E può essere da esempio per tante ragazze. Una medaglia è per sempre, figuriamoci se è pure d'oro: Alice l’ha vinta a Parigi 2024 nel judo, categoria -78 kg. L’intuizione di salire sul tatami ce l’ha avuta da piccola, quando ha deciso di non presentarsi a un provino per entrare nel Brescia Calcio: "Sì, è tutto vero - racconta nella nostra intervista - Giocavo nel Santa Maria della Vittoria, la squadra dell'oratorio; durante un torneo estivo venne a vederci un dirigente del Brescia che mi chiese di andare a giocare con loro". No, grazie. E' la sliding door di Alice: "Fino ai 13/14 anni ho fatto molti sport tra i quali anche il calcio e il judo, erano talmente tanti che neanche me li ricordo tutti".

    ALICE BELLANDI E LA SLIDING DOOR COL CALCIO - Poi è arrivata la scelta decisiva, con la spunta verde vicino al judo: "Non ero fatta per gli sport di squadra, mi piaceva il fatto che la vittoria e la sconfitta dipendessero solo da me; questa era una grande prerogativa. Inoltre preferivo gli sport di combattimento e contatto fisico". A chi gli ha chiesto perché non si è presentata a quel provino col Brescia risponde: "Non aveva senso, avevo scelto di fare il judo". Eppure con il pallone tra i piedi non se la cavava affatto male: "Mi piaceva segnare, dalla trequarti in su facevo ogni ruolo ma giocavo soprattutto punta o attaccante esterna". E i gol arrivavano: "Diciamo di sì...". Oggi il calcio lo segue in tv: "Se capita, solo occasionalmente. Da piccola tifavo per l'Inter, ma ho sempre seguito il Brescia che è la squadra della mia città". Chissà dove sarebbe ora se da piccola avesse fatto quel provino con le Rondinelle: "Ci ho pensato più volte a dove sarei arrivata, ma è una di quelle domande che non avranno mai una risposta".

    LA RINASCITA DI ALICE BELLANDI - Di risposte, positive, lei ne ha date tante a tutti. Con i fatti, non a parole. Prima dell'oro a Parigi ha vissuto un momento complicato tra bulimia e depressione, durante il lockdown si è chiusa in se stessa e ha ritrovato la luce: "Avevo toccato il fondo, così ho passato dei momenti durante i quali ho capito un po' me stessa, cercando di superare le difficoltà anche con i consigli degli altri. Devi avere tanta forza dentro di te per andare oltre, ci sono stati momenti in cui cicredevo solo io". Oggi Alice sorride e manda un messaggio a chi, quella forza interiore, la sta ancora cercando: "Spero che la mia storia possa essere d'aiuto a quelle persone in dificoltà che non riescono a trovare la chiave di volta per uscirne".

    L'OLIMPIADE DI ALICE BELLANDI - La ruota gira, e per la Bellandi a Parigi è arrivato il momento di riscuotere: "L'Olimpiade per me è stata un po' magica, anche se straziante come squadra perché ci aspettavamo tanto e quando abbiamo visto che le cose non andavano bene abbiamo avuto timore". Nell'aria, però, c'era qualcosa di speciale: "Dentro di me ho sentito uno spirito di forza allucinante che è andato oltre ogni paura e mi ha guidato. Nel giorno della finale avevo sensazioni positive già dalla mattina, come se ci fosse stato qualcuno che mi avesse spinta e protetta".

    IL SOGNO DIVENTA REALTA' - La medaglia d'oro è arrivata grazie alla vittoria in finale per 11-0 contro l'israeliana Inbar Lanir: "Pensavo non fosse vero, giuro... Credevo fosse un sogno, se riguardate il labiale dopo la vittoria lo dico esplicitamente". E' tutto vero, vittoria e gloria per Alice Bellandi. Quella ragazzina che segnava gol a raffica ed era nel mirino del Brescia è diventata un riferimento per le ragazze che sognano un cammino come il suo: dall'oratorio Santa Maria della Vittoria al tatami di Parigi, il sogno è realtà. 

    @francGuerrieri 

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