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    Dai 'dribbling a letto' al 'biscotto' del 2004: è ancora Italia-Svezia

    Dai 'dribbling a letto' al 'biscotto' del 2004: è ancora Italia-Svezia

    • Furio Zara
    Noi, loro. In mezzo, una sfida che è cominciata quasi cento anni fa, nel 1912, alle Olimpiadi di Stoccolma, contro una Svezia che è divisa all’interno dello spogliatoio tra i giocatori di Stoccolma e quelli di Goteborg, che manco si rivolgono la parola. 1-0 per noi, gol di Francesco detto Franco Bontadini, calciatore per diletto, sciatore, medico, alpino della val Cismon partito per la Grande Guerra e morto suicida per amore, a cinquant’anni. Ma sarà quella l’unica vittoria di un torneo che chiudiamo male, con una squadra in disarmo e una federazione che non considera gli azzurri. Il giorno e la notte vedono i ragazzi di Vittorio Pozzo impegnati su altri fronti, decisamente più divertenti. Gli azzurri infatti, come riportano le cronache dell’epoca, appena arrivati a Stoccolma intuiscono che l’atmosfera amichevole e disinibita che si respira in città e la facilità dei rapporti con le ragazze svedesi è un regalo dal cielo. Così ne approfittano. E dribblano più facilmente le lenzuola che i terzini avversari. Cadere in tentazione non è solo una goduria, ma - verrebbe da dire - un dovere morale per ragazzi che scoprono un altro mondo.

    La prima partita che conta contro la Svezia la giochiamo al Mondiale in Brasile nel 1950, quello del Maracanazo, con l’Uruguay di Schiaffino che fece piangere tutto un paese. 3-2 per la Svezia, che in quei tempi vantava una serie di fuoriclasse che noi italiani ci sognavamo. È quello il momento d’oro della Svezia, nascono e crescono atleti completi grazie anche ad una legislazione sociale che non dimentica indietro i più deboli e favorisce la pratica sportiva. Erano certamente più forti loro in quel decennio, come dimostrò la vittoria nel torneo olimpico del 1948 e il secondo posto alle spalle del Brasile nel Mondiale che organizzarono in Svezia nel ’58. Sono anni, quelli, in cui i calciatori svedesi recitano da protagonisti nella nostra Serie A: sarà il Gre-No-Li (Gren, Nordhal e Liedholm) a fare grande il Milan, e poi da Hans Jeppson - che il Napoli comprerà per la cifra record di 105 milioni di lire - fino a Kurt Hamrin che illuminerà Firenze, molti nostri club si avvalgono del talento nordico di atleti che da noi si ambientano subito, per fare dell’Italia la loro seconda casa. Li abbiamo affrontati - e battuti - al Mondiale del 1970 in Messico (gol di Domenghini) così come è successo nelle qualificazioni per l’Europeo del 1972 (corsi e ricorsi: si giocava anche quella volta a San Siro…), ci hanno fatto fuori dall’Europeo del 1984 sbancando il San Paolo per 3-0, li abbiamo superati - ma faticando - alla partita d’esordio di Euro 2000, ci hanno costretti al pareggio (1-1) nella sfida ad Euro 2004, quando segnarono due tra i più talentassi giocatori ammirati negli ultimi vent’anni, Cassano e Ibra, e infine abbiamo vinto l’ultima sfida, quella ad Euro 2016, gol di Eder in un mare di maglie gialle. Le stesse che ci troveremo di fronte a Stoccolma e a San Siro, sulla strada che porta al Mondiale in Russia.

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