Vice Jo-Jo, ora tribuna:| I dolori del giovane Ljajic
Lo strano caso di Adem Ljajic. Il talento serbo che avrebbe dovuto essere il vice Jovetic e che appena tre giorni fa a Parma si è ritrovato addirittura in tribuna, penalizzato dal modulo e, probabilmente, da un tecnico che ufficialmente lo coccola e che negli ultimi tempi lo ha relegato ad un ruolo marginale. Colpa essenzialmente del modulo che, in realtà, il ruolo a Ljajic glielo ha proprio tolto. Sì, perché questa Fiorentina continuamente alla ricerca della propria identità sta attraversando la fase del 4-3-3, un modulo di gioco che prevede attaccanti esterni ma nessun trequartista. La curiosità è che la Fiorentina, in rosa, di attaccante esterni non ne ha mentre il trequartista, Ljajic appunto, ce lo avrebbe. Ma le vie della tattica sono infinite e allora avendo tantissimi centrocampisti di fascia Miahjlovic ha deciso di adattarne qualcuno nel tridente, convertirne qualche altro da interno di centrocampo e, inevitabilmente, questo mix ha penalizzato Ljajic.
E pensare che questa avrebbe dovuto essere la stagione della sua esplosione dopo i primi passi percorsi lo scorso anno sotto la guida di Prandelli. Tutto sembrava volgere a suo favore: un tecnico serbo che lo conosceva bene e che sicuramente ne avrebbe saputo esaltare le caratteristiche, il grave infortunio di Jovetic che, già ad agosto, gli spalancava la strada per una maglia da titolare, le prime giornate di campionato, con i primi gol, realizzati su rigore, a dimostrazione di una freddezza inconsueta per la sua giovane età. Ma le incertezze e i tremolii della Fiorentina non potevano non coinvolgerlo, lui non ancora ventenne a cui di punto in bianco veniva chiesto di prendere per mano l´intera squadra e trascinarla dove, per un motivo o per un altro, né Jovetic né Mutu avrebbero più potuto portarla. In realtà in stagione Ljajic ha segnato tre gol, di cui due su rigore, contro Lazio e Parma, ma ha firmato quello che un po´ per tutto è stato il gol svolta, quello del successo in rimonta per 3-2 sul Brescia. Un gol realizzato nei minuti finali, da subentrante, che ha contribuito, almeno per il momento a rendere la stagione della Fiorentina anonima anziché drammatica. Sì, perché quel gol al Brescia può aver salvato la panchina a Mihajlovic - da cui Ljajic è immediatamente corso a testimonianza del solido rapporto fra i due - ed evitato ai viola di precipitare nel pieno della zona retrocessione. Quello il momento più bello, i più brutti senz´altro il rigore sbagliato col Palermo e le tante critiche piovute addosso dopo la prova contro la Lazio, disputata da esterno offensivo, ruolo in cui, anche i primi tempi con Prandelli era costretto ad adattarsi.
In ogni caso il rapporto con Mihajlovic tiene, superando la tribuna di Parma e, ancor prima, le punzecchiature del tecnico sulla pigrizia e la troppa cioccolata che il ragazzo mangia, a sentire il tecnico, continuamente davanti alla playstation. Ma Mihajlovic non ha perso occasione di parlare bene di Ljajic e continue e costanti sono le relazioni che proprio Sinisa invia al ct della nazionale serba Petrovic che, infatti ha iniziato a convocarlo. Sì, perché in questa stagione di luci (la maggior parte) e di ombre (comunque giustificate dalla primo vero campionato in Italia) Ljajic è riuscito ad entrare nel giro della nazionale serba, convocato per la prima volta lo scorso 20 novembre in una amichevole contro l´Ungheria ed partendo titolare. Difficile pensare che in tutto questo non ci sia tanto di Mihajlovic, uno che la nazionale serba avrebbe potuto già allenarla. Ljajic proprio oggi scenderà in capo con la sua Serbia contro Israele a Tel Aviv e domani tornerà a disposizione in vista di Palermo. Quel che è certo è che il rientro di Mutu toglierà ulteriormente spazio a Ljajic, penalizzato dal modulo e dalla necessità del romeno. Ma il futuro è suo e di Jovetic, né è sicuro Mihajlovic ma, soprattutto, ne sono sicuri Corvino e la società. Su Ljajic non si discute