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Da Torino la conferma, l'Inter va ad Istanbul per vincere. E in gara secca Inzaghi è meglio di Pep
La prova generale della finale di Istanbul non è stata a Torino dove, pur vincendo per 1-0, grazie ad un gol di Brozovic (37’), l’Inter ha fatto a meno di Dimarco sull’esterno, mentre Acerbi in difesa e Barella a centrocampo sono entrati solo nella ripresa. Il test vero e proprio è stato quello con l’Atalanta e, nonostante due gol subiti, aveva fornito risposte esaurienti. Nell’ultima di campionato, con Acerbi è entrato anche il terzo portiere Cordaz che, con una parata strepitosa su Sanabria, ha tolto al Toro un pareggio che avrebbe certamente meritato. Anche perché, prima di quell’intervento, pure Handanovic era stato decisivo su Karamoh.
La partita non doveva dire nulla che già non sapessimo (ovvero che l’Inter è brillante e in forma), piuttosto ha confermato che l’idea di Simone Inzaghi, per la finale con il City, è quella di affiancare Lukaku a Lautaro. Se si osserva la costruzione di gioco dell’Inter, che ha vinto anche l’ultima gara di campionato, si
deduce che la costruzione dal basso non è del tutto estranea al gioco di Inzaghi. Tuttavia, soprattutto nel secondo tempo, quando il pressing del Torino è cresciuto abbiamo constatato che il lancio lungo va sempre a cercare Lukaku. Anche le verticalizzazioni immediate sono pensate per la giocata del belga che, infatti, ha messo subito a suo agio Lautaro (pallonetto alto dopo pochi minuti) e fornito l’assist a Brozovic per il gol decisivo. Lukaku ha fatto il suo anche in coppia con Dzeko, il quale, proprio su servizio di Lukaku, ha colpito un palo. Ora, essendo Lautaro inamovibile e mancando ancora sei giorni alla finale con il City, credo che Lukaku abbia definitivamente convinto Inzaghi di essere il titolare. Qualcuno obietta che l’attaccante belga potrebbe essere utilissimo anche a partita in corso (vero), ma uno della sua centralità, almeno per i movimenti altrui in attacco e, pure, per gli inserimenti dei centrocampisti, va pensato per la partita intera. Casomai sarà l’andamento della gara a suggerire
avvicendamenti.
Una cosa, tuttavia, deve essere chiara: l’Inter, a Istanbul, va in campo per vincere e, se vuole farlo senza troppo speculare sugli episodi, deve avere un piano gara che includa tutti i migliori. Oggi, ad esempio, Lukaku lo è rispetto a Dzeko. A Torino Dimarco non era tra i convocati. E’ l’unico che, seppur molto lievemente, presenta un fastidio fisico nell’undici titolare. Detto che ci sarà, l’Inter non può trascurare di attaccare per via laterale. Sia perchè deve inibire il gioco del City, sia perché il colpo di testa può essere la soluzione per segnare la gara. La dote migliore dell’Inter in queso momento è la reattività. Tanto Calhanoglu quanto Barella hanno dimostrato di essere in forma soprattutto dal punto di vista mentale, facendo bene le poche cose che, contro il Torino, erano loro richieste.
Tutti, però, hanno un grado di attenzione e di maturità elevati. Ciò depone a favore dello stato di grazia necessario per battere il City. E in una partita secca, come ho già detto, io preferisco sempre Simone Inzaghi a Guardiola. Del quale avrò modo di parlare nei prossimi giorni. Non solo per la tattica, ma anche per l’etica. Tutt’altro che immacolata.
La partita non doveva dire nulla che già non sapessimo (ovvero che l’Inter è brillante e in forma), piuttosto ha confermato che l’idea di Simone Inzaghi, per la finale con il City, è quella di affiancare Lukaku a Lautaro. Se si osserva la costruzione di gioco dell’Inter, che ha vinto anche l’ultima gara di campionato, si
deduce che la costruzione dal basso non è del tutto estranea al gioco di Inzaghi. Tuttavia, soprattutto nel secondo tempo, quando il pressing del Torino è cresciuto abbiamo constatato che il lancio lungo va sempre a cercare Lukaku. Anche le verticalizzazioni immediate sono pensate per la giocata del belga che, infatti, ha messo subito a suo agio Lautaro (pallonetto alto dopo pochi minuti) e fornito l’assist a Brozovic per il gol decisivo. Lukaku ha fatto il suo anche in coppia con Dzeko, il quale, proprio su servizio di Lukaku, ha colpito un palo. Ora, essendo Lautaro inamovibile e mancando ancora sei giorni alla finale con il City, credo che Lukaku abbia definitivamente convinto Inzaghi di essere il titolare. Qualcuno obietta che l’attaccante belga potrebbe essere utilissimo anche a partita in corso (vero), ma uno della sua centralità, almeno per i movimenti altrui in attacco e, pure, per gli inserimenti dei centrocampisti, va pensato per la partita intera. Casomai sarà l’andamento della gara a suggerire
avvicendamenti.
Una cosa, tuttavia, deve essere chiara: l’Inter, a Istanbul, va in campo per vincere e, se vuole farlo senza troppo speculare sugli episodi, deve avere un piano gara che includa tutti i migliori. Oggi, ad esempio, Lukaku lo è rispetto a Dzeko. A Torino Dimarco non era tra i convocati. E’ l’unico che, seppur molto lievemente, presenta un fastidio fisico nell’undici titolare. Detto che ci sarà, l’Inter non può trascurare di attaccare per via laterale. Sia perchè deve inibire il gioco del City, sia perché il colpo di testa può essere la soluzione per segnare la gara. La dote migliore dell’Inter in queso momento è la reattività. Tanto Calhanoglu quanto Barella hanno dimostrato di essere in forma soprattutto dal punto di vista mentale, facendo bene le poche cose che, contro il Torino, erano loro richieste.
Tutti, però, hanno un grado di attenzione e di maturità elevati. Ciò depone a favore dello stato di grazia necessario per battere il City. E in una partita secca, come ho già detto, io preferisco sempre Simone Inzaghi a Guardiola. Del quale avrò modo di parlare nei prossimi giorni. Non solo per la tattica, ma anche per l’etica. Tutt’altro che immacolata.