Da Pazzini a Bonaventura, dal Margine Coperta alla Serie A
L.C.
Forse la sua doppietta Jack Bonaventura l'ha segnata anche pensando a quello che era stato. Le reti all'Inter come una sorta di conferma di un carriera lanciatissima (che l'anno prossimo proseguirà altrove) e magari anche come ringraziamento per la stagione trascorsa, quasi dieci anni fa, a Margine Coperta. Era il 2004-05, una stagione sola che per lui ha significato molto. Quel colpo di testa che ha trafitto l'Inter ha anticipato di pochi giorni la morte dello storico presidente Franco Niccoli, commercialista innamorato di calcio, che se ne è andato a 67 anni dopo una lunga malattia, dopo 20 anni da numero uno societario nell'isola felice. Stiamo parlando, ricorda il quotidiano Il Tirreno, di quel piccolo ma collaudatissimo vivaio e satellite della società nerazzurra bergamasca che di campioni ne ha lanciati tanti. Stessa trafila, volta dopo volta: Margine Coperta per crescere, l'Atalanta per lanciarsi, poi altre vette da scalare. Un percorso iniziato negli anni Novanta con Ighli Vannucchi, pratese di nascita, transitato da Margine Coperta, a due passi da Montecatini, tra il 1991 e il 1993, cioè tra i 14 e i 16 anni, l'età in cui un calciatore si forma e fa capire di che pasta è fatto. Vannucchi piacque al campo sportivo Renzo Brizzi, tanto che lo prese la Lucchese e poi arrivò la chiamata della Salernitana in serie A. E da lì Venezia e gli otto anni a Empoli, diventando la bandiera. A 36 anni Ighli ultimamente ha rescisso il contratto con il Viareggio ma resta comunque un personaggio che in Toscana ( e non solo) ha fatto storia calcisticamente parlando. Sempre a metà anni Novanta tra le mani dello scopritore di talenti e responsabile tecnico Antonio Bongiorni arrivò lo sfortunato Chicco Pisani, che dopo aver calcato il campo di Margine e aver debuttato a 17 anni nell'Atalanta in A (in Primavera aveva avuto addirittura Prandelli come mister) morì tragicamente assieme alla fidanzata il 12 febbraio 1997 sull'autostrada Milano Laghi. Da quel giorno la sua maglia numero 14 a Bergamo non l'ha messa più nessuno. E la cura Nord porta ancora il suo nome. Senza dimenticare il torneo internazionale che a Margine Coperta gli è stato dedicato. E poi dal campo sportivo dove ogni giorno centinaia di ragazzini ci provano con passione e voglia di sfondare è arrivato il monsummanese Giampaolo Pazzini, uomo che non ha bisogno di presentazioni. Trent'anni da compiere, è stato a Margine Coperta dal 1993 al 1997, due stagioni negli Esordienti e due nei Giovanissimi. Gol nel sangue, un fiuto speciale come ha ricordato spesso lo stesso Bongiorni. L'Atalanta ringraziò il vivaio toscano per il grande lavoro e lo portò a Bergamo a 13 anni, il tempo di finire tutte le giovanili e debuttare in serie B a 18. Le prime tre reti in serie A nel 2004, pochi mesi e subito Fiorentina, a gennaio 2005: la Juve come bersaglio preferito, gli spazi da ritagliarsi dietro a Toni, poi nel 2007, dopo una tripletta in Under 21 a Wembley, ecco l'occasione da titolare a Firenze, forse non sfruttata come avrebbe voluto. Quattro anni e 25 gol in maglia viola, prima della cessione alla Samp nel mercato invernale 2009. Il resto è storia nota: la coppia d'oro con Cassano, reti a raffica a Marassi, la convocazione in Nazionale (a oggi 25 presenze e 4 gol), i Mondiali sudafricani, una qualificazione alla Champions sfumata nel 2010 contro il Werder Brema nonostante le sue prodezze, poi la cessione per 12 milioni all'Inter due anni fa. Sposato e padre nel frattempo, è al Milan da un anno e mezzo, dopo uno scambio col gemello Cassano. Sedici gol in mezzo a tanti infortuni. Dal 1994 al 1999 da queste parti è arrivato anche Tiberio Guarente: aveva solo 9 anni quando il pulmino lo scaricò davanti alle strutture di via Brizzi: tanta gavetta in mezzo al campo, in tanti ruoli, poi la chiamata dell'Atalanta per concludere le giovanili e arrivare in serie A tra Verona, di nuovo Atalanta e Siviglia, con cui nel 2010 ha firmato un quinquennale mica da ridere. Stagioni sfortunate in Spagna, con un lungo stop per problemi al ginocchio, e i prestiti a Bologna, Catania e Chievo