Da oggi vietate le multiproprietà per i calciatori: un colpo di grazia ai fondi?
1° maggio, Festa dei Lavoratori, primo giorno dell'Expo 2015 a Milano e forse l'ultimo giorno di Silvio Berlusconi da azionista di maggioranza del Milan. Ma questa giornata potrà essere ricordata negli anni anche come quella che sancisce, stando alle disposizioni varate da Fifa e Uefa nel congresso di Marrakech di fine dicembre, la scomparsa delle multiproprietà a proposito dei cartellini dei calciatori. Una norma che, almeno in teoria, dovrebbe limitare l'incidenza dei fondi di investimento nei trasferimenti dei giocatori, una pratica diffusa da molti anni ormai in Sudamerica e sempre più presente anche in ambito europeo.
IL CASO FELIPE ANDERSON - Da oggi, nessuna operazione potrà essere fatta in regime di TPO (Third Party Ownership) e i contratti attualmente in essere tra atleti in parte in mano a fondi e i rispettivi club avranno validità fino alla data naturale di scadenza, mentre per quelli sottoscritti tra il 1° gennaio e il 30 aprile ci sarà un anno di tempo per arrivare ad una regolarizzazione. Qualcosa che, per esempio, la Lazio di Claudio Lotito ha già provveduto a fare con la stella brasiliana Felipe Anderson, arrivato nell'estate 2013 dal Santos grazie ai buoni uffici della Doyen Sports, oggi è interamente di proprietà del club biancoceleste.
LE NORME BASTERANNO? - Ma come dobbiamo metterla con la miriade di calciatori che il fondo con sede legale a Malta, intenzionato a giocare un ruolo da protagonista nell'acquisto del pacchetto di maggioranza del Milan da parte del broker thailandese Bee Taechaubol, vanta in Portogallo (Porto, Benfica e Sporting Lisbona, solo per citare le società più blasonate), Spagna (Atletico Madrid, Valencia, Siviglia, Elche), passando per Inghilterra, Olanda e Belgio? Riusciranno Fifa e Uefa, al di là degli annunci che sembrano più propagandistici che concreti, a frenare l'avanzata di questo nuovo modo di fare calciomercato? Un fenomeno colpevolmente ignorato negli anni passati e che ha portato squadre di valore importante, come ha più volte raccontato su queste pagine Pippo Russo, a finire letteralmente nelle mani dei fondi di investimento e a dipendere dalle loro spregiudicate strategie?
Andrea Distaso
AndreaDista83
IL CASO FELIPE ANDERSON - Da oggi, nessuna operazione potrà essere fatta in regime di TPO (Third Party Ownership) e i contratti attualmente in essere tra atleti in parte in mano a fondi e i rispettivi club avranno validità fino alla data naturale di scadenza, mentre per quelli sottoscritti tra il 1° gennaio e il 30 aprile ci sarà un anno di tempo per arrivare ad una regolarizzazione. Qualcosa che, per esempio, la Lazio di Claudio Lotito ha già provveduto a fare con la stella brasiliana Felipe Anderson, arrivato nell'estate 2013 dal Santos grazie ai buoni uffici della Doyen Sports, oggi è interamente di proprietà del club biancoceleste.
LE NORME BASTERANNO? - Ma come dobbiamo metterla con la miriade di calciatori che il fondo con sede legale a Malta, intenzionato a giocare un ruolo da protagonista nell'acquisto del pacchetto di maggioranza del Milan da parte del broker thailandese Bee Taechaubol, vanta in Portogallo (Porto, Benfica e Sporting Lisbona, solo per citare le società più blasonate), Spagna (Atletico Madrid, Valencia, Siviglia, Elche), passando per Inghilterra, Olanda e Belgio? Riusciranno Fifa e Uefa, al di là degli annunci che sembrano più propagandistici che concreti, a frenare l'avanzata di questo nuovo modo di fare calciomercato? Un fenomeno colpevolmente ignorato negli anni passati e che ha portato squadre di valore importante, come ha più volte raccontato su queste pagine Pippo Russo, a finire letteralmente nelle mani dei fondi di investimento e a dipendere dalle loro spregiudicate strategie?
Andrea Distaso
AndreaDista83