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  • Da Kean a Giroud: 'Perché io?'. La brutta moda di non accettare il cambio

    Da Kean a Giroud: 'Perché io?'. La brutta moda di non accettare il cambio

    • Furio Zara
      Furio Zara
    Il gesto di questa settimana è il rifiuto ad uscire dal campo. Succede sempre più spesso, l’avete notato? In questo week end è stata la volta di Kean, Giroud e Leao; che al momento della sostituzione se la sono presa con i rispettivi allenatori - Allegri e Pioli; ma è dall’inizio del campionato - in realtà - che ogni volta che si alza il tabellone per un cambio assistiamo a queste scene, basti ripensare al duro confronto Osimhen-Garcia o allo stesso allenatore del Napoli che è stato mandato a quel paese da Politano (e in maniera appena più sobria da Kvaratskhelia). E’ come se ogni volta venisse chiamata in causa la lesa maestà. Chi, io? Sottinteso: ma come ti permetti di farmi uscire dal campo.

    Giroud ieri sera ha spiegato bene cosa succede a un calciatore: “Volevo restare in campo perché sentivo di avere ancora energie. Ero deluso per il cambio, frustrato da quello che stava succedendo. Però con Pioli c’è grande sintonia”. L’attaccante francese ha usato toni e parole moderati, provando a definire con chiarezza ciò che si agita nella testa e nel cuore di un calciatore quando gli tocca di uscire. Giroud aveva segnato due gol, era “dentro” la partita, sentiva in cuor suo di poter dare ancora il suo contributo alle sorti del Milan. Legittimo? Sì. Ma poco rispettoso. Le scelte (giuste, sbagliate) le fa l’allenatore. A lui tocca la responsabilità, a lui toccano (è successo a Pioli) le eventuali critiche. Ai calciatori, a quelli seri, viene chiesto di accettare la sostituzione, nient’altro. Poi, certo, ognuno avrà le sue ragioni.

    Pensate a Kean. Sabato sera contro il Verona segna due gol - due bellissimi gol - ma glieli annullano. E quando Allegri lo toglie si infuria. La frase strappata al labiale di Kean sarebbe questa: “Perché togli me?”. Avesse avuto il modo di usare l’ironia in quei momenti così concitati - la Juve attaccava ma non riusciva a sfondare il muro del Verona - Allegri avrebbe potuto rispondere: “Caro Moise, non è che posso spiegarti tutto: esci e stai zitto”. Kean è andato dritto negli spogliatoio e questo è il gesto più insulso che un giocatore possa fare. Mi togli? Allora non gioco più e me ne vado. E della partita mi frega zero. Non esattamente quello che si chiama spirito di squadra. Poi Kean, convinto dal terzo portiere Pinsoglio, è tornato a sedersi in panchina per assistere al finale di gara. E quando la Juve all’ultimo respiro ha segnato con Cambiaso il gol della vittoria l’attaccante - così riportano le cronache - ha esultato e festeggiato con i compagni. Esultato? Festeggiato? Bè, insomma. Andate a rivedere la faccia di Kean al triplice fischio. Non era esattamente quella di uno che sprizza gioia da tutti i pori. Tutt’altro. Peccato, ha perso una buona occasione. Sarà per la prossima volta, alla prossima sostituzione.

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