D'Onofrio, il finto militare promosso all'AIA nonostante la condanna per droga. Trentalange: 'Non potevamo controllare'
E' una storia piena di misteri e di conti che non tornano quella di Rosario D'Onofrio, capo dimissionario della Procura dell'Associazione Italiana Arbitri finito in manette per il suo coinvolgimento in una maxi operazione che ha sgominato un'organizzazione dedita al traffico di droga tra Italia e Spagna. Un passato da militare e da arbitro nelle serie minori, prima di diventare nel 2013 procuratore in Lombardia, dove si occupava di procedimenti disciplinari e designazioni a livello locale. Ma quello che emerge dalle carte dell'inchiesta "Madera", condotta dai pm Rosario Ferracane e Sara Ombra della Direzione distrettuale antimafia di Milano, è che D'Onofrio era già finito nel mirino per fatti risalenti al periodo dicembre 2019-maggio 2020, quando l'uomo fu arrestato in flagranza di reato per il possesso di 44 chili di marijuana.
L'AIA NON CONTROLLA - Un fatto per il quale l'ex procuratore AIA ha subito una condanna - con rito abbreviato - di 2 anni e 8 mesi scontata prima in carcere e successivamente ai domiciliari. Ed è qui che inizia a non quadrare qualcosa in merito al suo ruolo nell'Associazione Arbitri, gestita prima da Marcello Nicchi e ora diretta da Alfredo Trentalange. Nella nota con la quale il capo degli arbitri ha espresso ieri il suo sconcerto in merito alla notizia dell'arresto di D'Onofrio, si evidenzia come "l’AIA non ha poteri istruttori per esercitare un’opera di verifica e controllo di quanto dichiarato dagli associati. Ci teniamo a ricordare che per assumere la qualifica di arbitro, l’interessato deve dichiarare l’assenza di procedimenti penali nonché di condanne superiori a un anno per reati dolosi in giudicato". Ebbene, per effetto di questa assenza di verifiche preventive, D'Onofrio si vede incredibilmente promosso al ruolo di capo della Procura nel 2021, proprio mentre sta ancora scontando la sua prima condanna.
MILITARE 'PER FINTA' - A proposito dell'indagine che ha portato al suo arresto nei giorni scorsi, emergono altri dettagli inquietanti sulla figura di D'Onofrio. A destare l'attenzione degli inquirenti era stato principalmente il suo ruolo di militare, precisamente di ufficiale medico, nonostante non fosse in possesso dei titoli per rivestire questa posizione. Un'indagine aveva accertato che "Rambo" - come si faceva soprannominare - non aveva completato gli studi ed era scattata una denuncia per usurpazione del titolo. E' in questo contesto che il 25 marzo 2020 viene intercettato al telefono con un commilitone, al quale chiede in prestito una divisa mimetica di servizio, che gli serviva per eludere i controlli di polizia. E' quanto ricostruisce il gip Massimo Baraldo, che porta alla luce altre circostanze che tratteggiano il profilo criminale di D'Onofrio, trovato in possesso (nel bagagliaio del suo Suv) di chili di hashish e marijuana. Aveva pure un cellulare cripato e tra le accuse che gli vengono mosse quella di aver preso parte a diverse consegne di droga, al pestaggio di un corriere sospettato del furto di 100.000 euro e di aver raccolto migliaia di euro e di averli consegnati a un riciclatore cinese di Chinatown a Milano che poi li girava ai narcos in Spagna.
IL DEFERIMENTO - Circostanze gravissime di cui l'AIA non sapeva nulla. La stessa AIA che nei suoi confronti aveva emesso un provvedimento di deferimento il 28 ottobre scorso, dopo che le indagini del Procuratore Federale Chiné aveva portato alla luce un'omessa denuncia e la mancata apertura di un procedimento disciplinare e la "messa in opera di attività inquirenti in assenza dell'instaurazione di un formale procedimento e di qualsivoglia garanzia procedurale e difensiva", dopo una segnalazione dell'ex assistente di Serie A Robert Avalos, che contestava l’attribuzione di diversi voti. L'udienza davanti alla commissione federale di garanzia è in programma il 25 novembre.
L'AIA NON CONTROLLA - Un fatto per il quale l'ex procuratore AIA ha subito una condanna - con rito abbreviato - di 2 anni e 8 mesi scontata prima in carcere e successivamente ai domiciliari. Ed è qui che inizia a non quadrare qualcosa in merito al suo ruolo nell'Associazione Arbitri, gestita prima da Marcello Nicchi e ora diretta da Alfredo Trentalange. Nella nota con la quale il capo degli arbitri ha espresso ieri il suo sconcerto in merito alla notizia dell'arresto di D'Onofrio, si evidenzia come "l’AIA non ha poteri istruttori per esercitare un’opera di verifica e controllo di quanto dichiarato dagli associati. Ci teniamo a ricordare che per assumere la qualifica di arbitro, l’interessato deve dichiarare l’assenza di procedimenti penali nonché di condanne superiori a un anno per reati dolosi in giudicato". Ebbene, per effetto di questa assenza di verifiche preventive, D'Onofrio si vede incredibilmente promosso al ruolo di capo della Procura nel 2021, proprio mentre sta ancora scontando la sua prima condanna.
MILITARE 'PER FINTA' - A proposito dell'indagine che ha portato al suo arresto nei giorni scorsi, emergono altri dettagli inquietanti sulla figura di D'Onofrio. A destare l'attenzione degli inquirenti era stato principalmente il suo ruolo di militare, precisamente di ufficiale medico, nonostante non fosse in possesso dei titoli per rivestire questa posizione. Un'indagine aveva accertato che "Rambo" - come si faceva soprannominare - non aveva completato gli studi ed era scattata una denuncia per usurpazione del titolo. E' in questo contesto che il 25 marzo 2020 viene intercettato al telefono con un commilitone, al quale chiede in prestito una divisa mimetica di servizio, che gli serviva per eludere i controlli di polizia. E' quanto ricostruisce il gip Massimo Baraldo, che porta alla luce altre circostanze che tratteggiano il profilo criminale di D'Onofrio, trovato in possesso (nel bagagliaio del suo Suv) di chili di hashish e marijuana. Aveva pure un cellulare cripato e tra le accuse che gli vengono mosse quella di aver preso parte a diverse consegne di droga, al pestaggio di un corriere sospettato del furto di 100.000 euro e di aver raccolto migliaia di euro e di averli consegnati a un riciclatore cinese di Chinatown a Milano che poi li girava ai narcos in Spagna.
IL DEFERIMENTO - Circostanze gravissime di cui l'AIA non sapeva nulla. La stessa AIA che nei suoi confronti aveva emesso un provvedimento di deferimento il 28 ottobre scorso, dopo che le indagini del Procuratore Federale Chiné aveva portato alla luce un'omessa denuncia e la mancata apertura di un procedimento disciplinare e la "messa in opera di attività inquirenti in assenza dell'instaurazione di un formale procedimento e di qualsivoglia garanzia procedurale e difensiva", dopo una segnalazione dell'ex assistente di Serie A Robert Avalos, che contestava l’attribuzione di diversi voti. L'udienza davanti alla commissione federale di garanzia è in programma il 25 novembre.