Jacobelli: Casta e Sistema ipocriti su curve, cori e inciviltà . Per 30 anni se ne sono fregati e ora stangano tutti i tifosi
Nel Paese delle meraviglie dove, per risolvere il problema del disumano sovraffollamento delle carceri, anzichè costruire nuovi istituti di pena, si pensa all'amnistia e all'indulto, con centinaia di criminali, di colletti bianchi e di politici inquisiti o condannati che già stappano champagne, non poteva mancare l'ultima commedia dell'ipocrisia. Va in scena in questi giorni nel Circo del Pallone.
Per trent'anni, Federcalcio, Lega, società, Stato, Casta infame di ogni colore che ammorba la nostra vita quotidiana, hanno ignorato o trascurato o minimizzato il problema dell'inciviltà negli stadi. Hanno fatto ricorso alla repressione dopo l'omicidio Raciti, con una serie di misure in gran parte inefficaci e fra le cause prime della grande fuga di paganti e abbonati. In questi anni, a mano a mano che si moltiplicavano gli insulti, gli improperi, le contumelie, i cori razzisti, le offese, scemava l'impegno del Sistema per combattere queste degenerazioni, considerate esercizi di goliardia o ragazzate. Le stesse degenerazioni che hanno trasformato in zona franca il teatro di quelle che dovrebbero essere partite di calcio, ma, sovente, sono diventate le sentine dove sfogare istinti belluini, maleducazione, ignoranza.
Quattro mesi e 18 giorni fa, era il 23 maggio, a Londra, l'Esecutivo Uefa varò le nuove, durissime norme antirazzismo, entrate in vigore il 1° giugno e recepite da tutte le federazioni europee. Obiettivo: stroncare "ogni insulto alla dignità umana di una persona o di un gruppo di persone". Né Galliani, che oggi annuncia ricorso del MiIan in tutte le sedi contro la squalifica di San Siro per un turno, né Zamparini che parla di Stato di Polizia, né Beretta che si è svegliato dalla catalessi in cui è piombata la Lega di A né lo Stato hanno detto una parola. Ora tutti si stracciano le vesti, un consiglio federale viene convocato d'urgenza, mentre si salda l'alleanza delle curve pronte a far chiudere tutti gli stadi intonando cori di discriminazione territoriale.
Già, la discriminazione territoriale. Nella culla del diritto e dei distinguo, delle alchimie lessicali per dire e non dire, si è riusciti a trasformare il concetto di discriminazione in discriminazione con l'aggettivo. Come se la discriminazione praticata a colpi d'insulto, di offese, di volgarità abbia bisogno di essere classificata territoriale o non perchè scatti la sanzione. Perchè un conto sono gli sfottò e un altro gli improperi. Chiedo scusa ai lettori per la citazione letterale della turpidutine, ma, come si fa a classificare sfottò questo ritornello: "Senti che puzza, scappano anche i cani, stanno arrivando i napoletani. O colerosi, terremotati, voi col sapone non vi siete mai lavati. Napoi merda, Napoli colera, sei la vergogna dell'Italia intera..." e via vomitando?
Ha ragione Platini: "Per noi dell'Uefa esiste la discriminazione, le federazioni poi sono libere di ampliare il concetto. Questi problemi andrebbero combattuti dalla polizia e dai governi. Invece tocca a noi prendere misure restrittive. Non è normale, abbiamo bisogno di aiuto di giudici e politici. Dovrei occuparmi dellem punizioni per chi fa fallo in campo, perchè devo essere io a chiudere gli stadi?".
La Federazione italiana si sveglia adesso, mentre il ministro vigilante sullo Sport (non abbiamo manco un ministro dello Sport) annuncia la possibile "apertura di tavoli" e, se non ci fosse da ridere, ci sarebbe da piangere. Abete parla di "correzioni di rotta", ipotizzando, in caso di recidiva, la chiusura dei settori da cui arrivano i cori e non più dell'intero stadio.
Intanto, ad essere puniti sono tutti i tifosi di Milan e Udinese, mentre basterebbe copiare, copiare e ancora copiare. Magari dagli inglesi, visto che il modello funziona. Durante l'ultimo week end, un tifoso è stato arrestato per avere apostrofato come "ebreo" un sostenitore del Tottenham. In caso di cori razzisti, grazie al sistema di telecamere, chi li intona viene individuato, denunciato condannato e buttato fuori dagli stadi.
Galliani ha sbottato: "Se dico quello che penso davvero mi danno punizioni eterne". Basterebbe punire i colpevoli, in qualunque settore si annidino, di qualunque colore essi siano. All'estero funziona. Noi ci facciamo sempre riconoscere.
Xavier Jacobelli
Direttore Editoriale www.calciomercato.com