Getty Images
Crotonemania: il più grande spettacolo dopo il 'big bang'
Scusatemi, ma difficilmente il primo campionato di A del Crotone poteva essere sintetizzato da una forma espressiva che si discostasse da quella della “favola”. Proprio perché di questo stiamo parlando. I rifiuti e le perplessità iniziali di sedersi sulla panchina calabrese, il mercato (estivo e invernale) fatto di saldi e prestiti, il difficile approccio alla massima categoria, il titolo di peggior “debuttante” della storia del torneo, le difficoltà di un passaggio di proprietà, gli spauracchi del “paracadute”: i pitagorici non si sono fatti mancare veramente nulla. Da tutto ciò la squadra ha saputo trarre le forze per scrivere una storia incredibile, quella che neanche un commediografo dell’assurdo avrebbe potuto partorire. Tutto nasce al minuto 91 di Crotone-Fiorentina del 19 marzo scorso, 29° turno di campionato, il minuto in cui Kalinic sigla il gol vittoria per i viola, costringendo i rossoblù a un ritardo di otto lunghezze dall’Empoli. Difficile spiegare cosa sia cambiato dopo, anche per il più affabile dei divulgatori scientifici. Passi il duro lavoro, che c’è sempre stato, passi il fatto che i toscani hanno completamente tirato i remi in barca, passino i 20 punti sui 27 disponibili realizzati nelle ultime nove giornate: i pitagorici hanno valicato i limiti della ragione, innestandosi nel tessuto del miracolo sportivo. Pazzia, fortuna, consapevolezza, tenacia, orgoglio, tutto è servito per dipingere l’impresa.
Genitori, mettete a letto i vostri bambini e raccontate loro la più bella favola calcistica a cui avete assistito quest’anno. Raccontate loro delle parate prodigiose di Cordaz, della solidità difensiva della coppia Ceccherini-Ferrari, della grinta di Rosi, dei polmoni di Rohden, della precisione di Barberis, della rabbia di Nalini, dei gol di Falcinelli, della lucida follia di Nicola. Raccontate loro di un collettivo che non si è mai fatto sopraffare dalle avversità. Raccontate loro di Crotone, della sua millenaria storia, delle sue nobili origini elleniche, delle partite a cui si può assistere direttamente dalle finestre dell’ospedale (magari col sorriso sulla bocca). Raccontate loro tutto questo e raccontate loro la storia di una squadra in cui “non c’erano soldi, ma tanta speranza”.