Genoamania: cronaca di un diluvio (non) annunciato
Poteva essere una giornata di festa per i tifosi del Genoa, si è trasformata nell'ennesima presa in giro per tutti i tifosi italiani.
Da una parte c'è il rammarico del tifoso, convinto, dopo aver assistito all'ottimo avvio di gara dei propri beniamini, di poter passare un'altra settimana a guardare tutti dall'alto; dall'altra c'è la rabbia del cittadino, che si domanda legittimamente come sia possibile che in un Paese moderno e sviluppato come il nostro basti un temporale passeggero, per quanto violento, per mostrare tutte le lacune organizzative di un settore, quello del pallone, che rappresenta comunque una delle industrie più floride e redditizie dell'economia nazionale.
Il rammarico e la rabbia sono le due sensazioni che hanno convissuto ieri sera nella testa di quasi tutti i tifosi rossoblu, dopo la sospensione imposta dalla pioggia alla gara del Ferraris tra Genoa e Fiorentina.
Due sensazioni giustificate dal fatto di non aver potuto assistere per intero ad un spettacolo che stava rispettando tutte le migliori aspettative dei supporter del Grifone. Nella mezzora scarsa in cui il pallone è rimbalzato in campo, prima del fischio definitivo del signor Banti di Livorno, il Genoa è apparso semplicemente padrone del gioco, collezionando palle-gol in serie (almeno tre con Pavoletti, Rigoni e Laxalt) e sovrastando un avversario al contrario giunto a Marassi con un atteggiamento remissivo e spaurito.
Dopo un avvio di campionato praticamente perfetto, con due vittorie in altrettante gare, nei primi ed unici 28 minuti giocati ieri i ragazzi di Juric hanno dimostrato come ci fossero tutti i presupposti per allungare la propria striscia positiva di successi iniziali, eguagliando un'impresa riuscita soltanto altre due volte (1932-33 e 2009-10) nella plurisecolare storia rossoblu.
Ma, per dirla alla De André, “il tumulto del tempo ha sbagliato momento”, costringendo tutti ad una precoce e probabilmente affrettata corsa sotto le docce.
Sotto la Lanterna la grandinata dell'11 settembre 2016 verrà probabilmente ricordata per aver portato via ai rossoblu la possibilità di restare l'unica squadra a punteggio pieno in campionato assieme alla Juventus. E chissà se e quando ricapiterà un'opportunità simile. Per carità, si tratta pur sempre di una gioia probabilmente illusoria e passeggera, soprattutto perché la gara di ieri era solo all'inizio e nonostante le buone premesse non è poi così scontato che Burdisso e compagni avrebbero effettivamente portato a casa l'intera posta in palio.
Quel che è certo, tuttavia, è che la bilancia della condizione fisica e mentale delle due squadre ieri pendeva tutta dalla parte del Genoa, e non è detto che a dicembre o gennaio, quando la sfida verrà completata, le cose siano ancora così. Al tifoso rossoblu resta tuttavia la consapevolezza di una squadra che cresce giornata dopo giornata, assimilando a pieno le direttive del proprio allenatore.
Ma oltre che a crogiolarsi per l'aspetto esclusivamente agonistico, i genoani, così come moltissimi altri cittadini italiani, ieri sera si sono ritrovati nei bar e sui social a ripetersi la stessa domanda: non bastava aspettare qualche quarto d'ora in più prima di dichiarare la gara definitivamente rinviata?
Sulla bocca di tutti inevitabilmente è scattato il paragone con quanto accadeva a Roma più o meno negli stessi istanti. Anche il nubifragio dell'Olimpico ha costretto i giocatori ad una lunga pausa forzata. Però, a differenza che a Marassi, l'arbitro della Capitale ha aspettato che la situazione migliorasse prima di esprimere l'ultima parola. E i fatti non solo gli hanno dato ragione, ma hanno anche dimostrato che se si fosse fatto lo stesso anche a Genova oggi saremmo qui a parlare di pallone e non di fulmini e pozzanghere.
E come spesso accade, anche e soprattutto per vicende ben più gravi, a ventiquattr'ore di distanza dal fattaccio il giochino del rimpallo delle responsabilità non si è ancora placato: c'è chi dà la colpa all'arbitro, troppo frettoloso nel rinviare la partita, chi allo stadio, vecchio ed inadeguato, chi al manto erboso, rifatto da un anno ma non in grado di reggere un'ora di piogge abbondanti, chi alle nebuloso direttive di Federcalcio e Lega.
In mezzo allo scaricabarile generale rimane il tifoso, unico soggetto a pagare le conseguenze di una situazione imbarazzante, stravista in passato e certamente destinata a ripetersi in futuro. Ignorato e trattato come se fosse un elemento marginale del carrozzone pallonaro. Quando invece dovrebbe esserne l'essenza.