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    Crollo Inter, Inzaghi ignora i segnali: Calhanoglu non è più lui, Frattesi fallisce un'altra chance

    Crollo Inter, Inzaghi ignora i segnali: Calhanoglu non è più lui, Frattesi fallisce un'altra chance

    • Massimo Callegari
      Massimo Callegari
    L’incomprensibile leggerezza dell’Inter. I campioni d’Italia sono crollati proprio nella sera in cui avrebbero dovuto azzannare il campionato, di fronte a un avversario agonizzante, con appena 12 giocatori di movimento disponibili per Palladino. 

    Straordinaria per strategia, applicazione e ferocia, la Fiorentina ha frenato la rincorsa dell’Inter proprio nel momento psicologicamente più importante della stagione. Pensateci: tutto era stato predisposto da Inzaghi per essere al top in questa fase. Qualcosa era stato sottratto al campionato per conquistare un posto nelle prime 8 del classificone di Champions ed evitare i playoff a cavallo dello scontro con la Juve e a ridosso di quello col Napoli; e la condizione fisica stava tornando ottimale, dopo il fisiologico calo che era costato in parte anche la Supercoppa a Riad. E poi, il quadro psicologico favorevole, con il ko evitato nel derby e l’allungo mancato dal Napoli a Roma: un castello crollato sotto i colpi di Ranieri e Kean per le distrazioni di Frattesi e Bisseck, imperdonabili, soprattutto quella del primo su calcio d’angolo. Dopo tanti mugugni più o meno sussurrati, l’ambizione di giocare di più all’Inter o altrove, ha fallito un’altra occasione da titolare. Confermando un principio sacro quanto trascurato: giocare dall’inizio non è come farlo da subentrato, perché cambiano le responsabilità, le attenzioni, i riferimenti e le energie degli avversari. 

    Da Firenze dopo il derby emerge un secondo indizio che si avvicina molto a una prova: Hakan Calhanoglu è lontanissimo dal top. Due gol subiti su palle recuperate dagli avversari con un pressing ben studiato su di lui e soprattutto un andamento lento, troppo. Il cambio di passo portato nel derby dall’ingresso di Zielinski è stato colpevolmente ignorato da Simone Inzaghi, forse per troppa riconoscenza/riverenza nei confronti dell’archistar dello scudetto e della prima parte della stagione. 

    Restano le ombre di una prestazione di squadra imprevedibile nella sua lentezza/inconsistenza, ancor più se si pensa che era una partita ridotta, 73’ più recuperi, quattro e non tre giorni dopo il derby. Un altro aspetto che, col senno di poi ma pure un po’ del prima, avrebbe forse dovuto consigliare un turnover meno spinto. 

    Tra i retropensieri, sulla psicologia e non sul VAR, resta invece quella frase pronunciata da uno dei più saggi della truppa, Henrikh Mkhitaryan, dopo il 3-0 al Monaco. "Quando stiamo così, siamo ingiocabili". Il confine tra sicurezza, autostima e presunzione è sempre molto labile e forse proprio quelle parole spiegano in parte l’atteggiamento di Firenze. Quello di un’Inter appunto troppo sicura di vincere, rimasta stordita e sorpresa dal furore Viola e incapace di reagire allo stravolgimento del copione che più o meno consciamente aveva immaginato. 

    Da un 3-0 all’altro, dal Monaco al Franchi, a un altro ancora, quello della Fiorentina di Pioli al Napoli di Sarri. Dallo scudetto “perso in albergo” nella travolgente serata del ribaltone di Inter-Juve 2-3, a Napoli iniziano a pregustare lo scudetto “vinto sul divano”. Il sogno di una notte di mezzo inverno. 
     

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    ravir
    ravir

    È incredibile vedere gli sfottò di chi tifa per squadre che nonostante campagne acquisti faraonic...

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