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CR7 d'Arabia: adesso i portoghesi temono il tradimento della candidatura mondiale 2030
Secondo quanto riferito dai quotidiani spagnoli Marca e AS, CR7 sta per firmare un impegno che si prolungherebbe fino al 2030, ma che soltanto fino al termine della stagione 2025 riguarderà l'impegno agonistico da calciatore dell'Al Nassr. Il resto del vincolo riguarderà la missione da testimonial per i mondiali di calcio che l'Arabia Saudita spera di organizzare nel 2030. Una candidatura che va in concorrenza con quella che la federazione del paese di CR7 promuove assieme a Spagna e Ucraina. E adesso in Portogallo temono che il loro calciatore più rappresentativo passi alla concorrenza, celebrando un tradimento perfetto.
Il tentativo di attenuare – Stando a quanto riferisce il quotidiano portoghese, Correio da Manhâ nell'edizione andata in edicola stamani, riguardo all'eventuale attività da testimonial per i mondiali sauditi vi sarebbe un distinguo da fare. Sembra infatti che Cristiano Ronaldo abbia intenzione di svolgere quel ruolo soltanto dopo che l'edizione 2030 dei mondiali sarà assegnata. Dunque ciò significherebbe che la sua attività pubblicitaria in favore dei suoi nuovi datori di lavoro non andrebbe in contrasto con le ambizioni del suo paese di organizzare la coppa del mondo. Ma questa versione dei fatti pare nulla più che un tentativo di attenuare la realtà delle cose. Una rappresentazione dei fatti di corto respiro, che potrebbe andare in crisi molto presto. Per esempio, cosa succederebbe se la federcalcio portoghese chiedesse a CR7 di prestare la propria immagine alla candidatura di Portogallo-Spagna-Ucraina 2030? Davvero il giocatore si schiererebbe contro la candidatura di chi gli stacca un assegno da 1,2 miliardi di euro per prossimi otto anni? Ci permettiamo di dubitare.
Giochi di potere – La verità è che i sauditi faranno di tutto per ospitare l'edizione del 2030. Per riuscire nell'impresa hanno persino architettato una candidatura tri-continentale che fino a questo momento è un unicum. I sauditi proveranno infatti a raggiungere lo scopo associandosi con una federazione europea (Grecia) e una africana (Egitto). Si tratta di un escamotage reso necessario certamente dal fatto che dalla prossima edizione del 2026 la fase finale dei mondiali sarà a 48 squadre, ciò che rende insostenibile l'ospitalità da parte di un solo paese. Ma a far propendere verso questa formula è soprattutto a necessità di aggirare il regolamento Fifa relativamente all'alternanza fra i continenti per ospitare la fase finale dei mondiali. Il regolamento dice che un continente non può tornare a ospitare i mondiali se non passano almeno due edizioni. E poiché l'Asia ha appena ospitato una fase finale, per i sauditi non se ne riparlerebbe prima del 2034. Ma se la candidatura coinvolge anche una federazione europea e una africana, come la mettiamo? Ecco la mossa del cavallo che spariglia tutto. Giusto per dire che i sauditi non lasceranno alcunché di intentato per aggiudicarsi i Mondiali 2030. E se in tutto ciò Cristiano Ronaldo dovrà adeguarsi ai desiderata dei suoi munifici datori di lavoro, lo farà.