Conte o Mihajlovic, allenatori da Milan
Come abbiamo fatto osservare anche nel Milanmania di ieri (clicca QUI per leggere l'articolo), uno dei problemi palesati in questa tormentata stagione dalla formazione rossonera è quello della guida tecnica, con un Filippo Inzaghi tutt'altro che messo nelle condizioni di esordire su una panchina di A (e che panchina!) al meglio, crescendo e anche sbagliando con la dovuta tranquillità e il necessario supporto. Ma a febbraio inoltrato si può serenamente affermare che l'ex allenatore della Primavera del Milan non ha dimostrato di avere i requisiti minimi per un compito così gravoso e importante: ad oggi, si fatica ancora a scorgere un'idea di gioco, un tratto che contraddistingua il progetto tattico di Inzaghi e la gestione del gruppo (casi Muntari e Mexes, la confusione palesata sabato sera a Torino in occasione del cambio Bonaventura-Poli) e l'insufficiente tenuta atletica palesata a più riprese dai suoi sollevano molti interrogativi.
BASTA AZZARDI - Per non parlare dell'assenza quasi sistematica di reazione del Milan in molte delle partite in cui si è trovato ad inseguire, anche al cospetto di squadre meno blasonate; la famosa voglia di cancellare i disastri della passata stagione e la sbandierata bava alla bocca non si vedono, forse perchè l'allenatore non è in possesso di quel carisma e di quell'autorevolezza necessaria in uno spogliatoio composto da tanti "liberi pensatori" ma pochi giocatori in grado di fare gruppo. E allora a fine stagione ci vorrà uno scossa, l'ennesimo tentativo di rianimare un Milan che non avrà più il potenziale economico del passato per acquistare 3-4 giocatori da 30 milioni di euro ciascuno, ma che ha il dovere di riacquisire credibilità a partire dalla conduzione tecnica. Basta esperimenti, basta allenatori con poca esperienza o suoi quali non esiste totale convergenza da parte di tutte le componenti societarie, com'è stato con Allegri prima, Seedorf e Inzaghi poi.
CONTE TORNA DI MODA - In questi giorni, tiene banco la spinosa situazione di Antonio Conte e del suo rapporto con la Federcalcio messo sempre più in discussione dall'incapacità di imporre l'importanza del rilancio della Nazionale rispetto agli interessi dei singoli club. Un pretesto secondo molti che l'attuale ct azzurro ha intenzione di far valere per liberarsi anticipatamente dal contratto che lo lega alla FIGC fino a giugno 2016. Il Milan attende, perchè in fondo in via Aldo Rossi, dopo il tentativo andato a vuoto nella primavera del 2014, non rinuncia all'idea di affidare il suo progetto di rilancio ad un tecnico bravo come pochi a far rendere al 110% squadre non necessariamente meglio attrezzate di altre dal punto di vista tecnico, come dimostra il primo Scudetto vinto in bianconero nella stagione 2011/12. Personaggio duro, ruvido e che ha dimostrato che, senza le sufficienti garanzie, non ha problemi ad arrivare allo strappo, ma anche un professionista serio, preparato, che fa della cultura del lavoro (qualcosa che a Milanello sembra essersi perso da tempo) un mantra.
SINISA, ALTERNATIVA SOFT - Un po' come Sinisa Mihajlovic, uno degli allenatori emergenti più interessanti proposti dalla nostra Serie A, capace di rilevare una Sampdoria a pezzi da Delio Rossi sino a portarla quest'anno a ridosso delle grandi squadre. Senza un organico fantascientifico e con un presidente piuttosto esuberante che si è "divertito" a smontargli il giocattolino nell'ultima finestra di mercato, privandosi della concretezza di uno come Gabbiadini per puntare sull'effetto mediatico dei colpi Muriel ed Eto'o. Meno quotato e forse meno affermato di Conte, Mihajlovic rappresenterebbe forse una soluzione più morbida per il Milan di oggi, alla luce dei delicati equilibri che vigono oggi in società. Meno intransigente quando si tratta di accettare certe scelte dall'alto ma altrettanto determinato nel far rispettare il concetto di gruppo (vero, Eto'o?) e quei principi base per una squadra che voglia pensare in grande. Due comandanti, Conte e Mihajlovic, necessari per prendere oggi una truppa alla deriva e restituirle quelle certezze che non possono certo arrivare dal debuttante di turno.
BASTA AZZARDI - Per non parlare dell'assenza quasi sistematica di reazione del Milan in molte delle partite in cui si è trovato ad inseguire, anche al cospetto di squadre meno blasonate; la famosa voglia di cancellare i disastri della passata stagione e la sbandierata bava alla bocca non si vedono, forse perchè l'allenatore non è in possesso di quel carisma e di quell'autorevolezza necessaria in uno spogliatoio composto da tanti "liberi pensatori" ma pochi giocatori in grado di fare gruppo. E allora a fine stagione ci vorrà uno scossa, l'ennesimo tentativo di rianimare un Milan che non avrà più il potenziale economico del passato per acquistare 3-4 giocatori da 30 milioni di euro ciascuno, ma che ha il dovere di riacquisire credibilità a partire dalla conduzione tecnica. Basta esperimenti, basta allenatori con poca esperienza o suoi quali non esiste totale convergenza da parte di tutte le componenti societarie, com'è stato con Allegri prima, Seedorf e Inzaghi poi.
CONTE TORNA DI MODA - In questi giorni, tiene banco la spinosa situazione di Antonio Conte e del suo rapporto con la Federcalcio messo sempre più in discussione dall'incapacità di imporre l'importanza del rilancio della Nazionale rispetto agli interessi dei singoli club. Un pretesto secondo molti che l'attuale ct azzurro ha intenzione di far valere per liberarsi anticipatamente dal contratto che lo lega alla FIGC fino a giugno 2016. Il Milan attende, perchè in fondo in via Aldo Rossi, dopo il tentativo andato a vuoto nella primavera del 2014, non rinuncia all'idea di affidare il suo progetto di rilancio ad un tecnico bravo come pochi a far rendere al 110% squadre non necessariamente meglio attrezzate di altre dal punto di vista tecnico, come dimostra il primo Scudetto vinto in bianconero nella stagione 2011/12. Personaggio duro, ruvido e che ha dimostrato che, senza le sufficienti garanzie, non ha problemi ad arrivare allo strappo, ma anche un professionista serio, preparato, che fa della cultura del lavoro (qualcosa che a Milanello sembra essersi perso da tempo) un mantra.
SINISA, ALTERNATIVA SOFT - Un po' come Sinisa Mihajlovic, uno degli allenatori emergenti più interessanti proposti dalla nostra Serie A, capace di rilevare una Sampdoria a pezzi da Delio Rossi sino a portarla quest'anno a ridosso delle grandi squadre. Senza un organico fantascientifico e con un presidente piuttosto esuberante che si è "divertito" a smontargli il giocattolino nell'ultima finestra di mercato, privandosi della concretezza di uno come Gabbiadini per puntare sull'effetto mediatico dei colpi Muriel ed Eto'o. Meno quotato e forse meno affermato di Conte, Mihajlovic rappresenterebbe forse una soluzione più morbida per il Milan di oggi, alla luce dei delicati equilibri che vigono oggi in società. Meno intransigente quando si tratta di accettare certe scelte dall'alto ma altrettanto determinato nel far rispettare il concetto di gruppo (vero, Eto'o?) e quei principi base per una squadra che voglia pensare in grande. Due comandanti, Conte e Mihajlovic, necessari per prendere oggi una truppa alla deriva e restituirle quelle certezze che non possono certo arrivare dal debuttante di turno.