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Conte macchia le vittorie dell'Inter: perché si accanisce su Eriksen? Tutti i risvolti
4 minuti contro il Real, 5’ contro il Sassuolo, 1’ contro il Bologna. Conte sembra provarci gusto, probabilmente gode nel comportarsi seguendo uno stile lontano dalla filosofia interista. Eriksen esegue gli ordini, si alza dalla panchina, effettua il riscaldamento ed entra in campo. 27 milioni di cartellino e 7,5 milioni di euro netti l’anno trattati così, come carta straccia. Ma a fine partita, di fronte alle telecamere, Conte dirà che sceglie solo ed esclusivamente per il bene dell’Inter. Ma non lo fa, considerando che la svalutazione di un asset non può mai essere vista come un regalo alla propria azienda.
Una mossa inutile, che non serve né a lui né al club. Un accanimento che non fa che evidenziare la sua collera, nonostante si sforzi di apparire impassibile di fronte all’argomento: “Il mio rapporto con Eriksen? Ottimo”. Ma la risposta, quella vera, in merito al danese, si nasconde molto probabilmente tra le righe di un parere offerto ai giornalisti in merito a una domanda sulla prestazione di Hakimi: “Questa è la risposta che chiedo ma è una conferma di quello che dico sempre. Ogni scelta che faccio, che possa essere condivisa o meno in generale, è perché solo io vedo quello che vedo in allenamento”. Non è una certezza, è più una sensazione, ma pare proprio che Conte abbia fatto leva sul marocchino per colpire indirettamente Eriksen.
Non c’è dubbio, su questo Conte ha ragione, solo lui può pesare con precisione l’impegno profuso da ognuno dei suoi uomini. Ma possiamo conferire altrettanta certezza in considerazione del fatto che a due minuti dalla fine fai esordire un minorenne. Sostituisci un infortunato. Non giochi col cronometro per fare dispetto a Eriksen, per nessuna delle oscure ragioni che si nascondono dietro a questo gesto puerile quanto dannoso. Per il calciatore, per l’ambiente e per Conte stesso, che nonostante i buoni risultati, proprio non riesce a farsi amare dagli interisti.