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    Conte-Juve, fedeltà condizionata

    Conte-Juve, fedeltà condizionata

    Una certezza netta e un avviso ai naviganti. Antonio Conte affronta il tema del suo futuro in bianconero col piglio di chi vuole evitare fastidiosi tormentoni, soprattutto dopo l’infittirsi delle voci che danno il Chelsea sulle sue tracce, ma allo stesso tempo spedisce messaggi in codice per evitare pericolosi voli pindarici nel mondo juventino. «Io resto alla Juve – promette il tecnico campione d’Italia -, ma bisogna restare coi piedi ben piantati a terra. A volte sento parlare di vittoria di Champions e che la Juve deve stravincere il campionato, ma poi mi volto indietro e dico: ma quanto è passato? È passato solamente un anno e mezzo…». Conte conosce perfettamente i rischi degli allenatori e probabilmente è anche il miglior analista dell’universo bianconero che ha frequentato in precedenza da tifoso, giocatore e capitano. «Stiamo costruendo qualcosa di bello e di importante – aggiunge Conte -, ma non avendo grandi risorse economiche sarà molto più lunga la nostra crescita. A tutti piacerebbe avere 150 milioni di euro da spendere sul mercato, però per noi adesso non è possibile e di questo dobbiamo tenerne conto anche quando parliamo di progetti». Le tentazioni dei ricchi magnati, russi o arabi che siano, dunque vengono respinte dall’uomo che ha riportato la Juve tra le grandi d’Europa. «Mi fa molto piacere sentire questi apprezzamenti che arrivano da grandi squadre e dall’estero – commenta Conte -, ma in questo momento non vedo possibilità che io lasci la Juve a fine stagione. Tra me, il presidente, Marotta e tutta la società, c’è grandissimo feeling e grandissima condivisione». Un’unione forte che ha già portato uno scudetto da imbattuti, la Supercoppa italiana, il primo posto attuale in campionato e la qualificazione ai quarti di Champions al primo tentativo. «Quando ci sarà sempre condivisione di idee e di progetti – chiarisce Conte -, non ci sarà mai nessun problema da parte mia. Se non ci dovesse essere condivisione, allora ci sarebbero altre situazioni». Più realista del re, l’allenatore leccese preferisce tenersi aperta una via d’uscita perché nel calcio ha imparato che i «per sempre» sono assai rari e le situazioni possono evolvere in fretta. Per questo nel giorno in cui respinge pubblicamente l’ipotesi di lasciare la Juve a fine giugno, Conte parla soprattutto all’ambiente e mette avanti le mani. «Se riusciamo quest’anno a riconfermarci in Italia – spiega il tecnico bianconero -, già avremmo fatto qualcosa di straordinario. Io mi auguro solamente che quell’entusiasmo che c’era l’anno scorso non scemi nel giro di pochissimo tempo, perché la gente non deve dimenticare da dove siamo partiti. Se invece perdiamo di vista la realtà, allora lì iniziano i problemi: noi in questo momento dobbiamo fare di necessità virtù». Soprattutto per essere competitivi in Champions. Un sogno per questa Juve, un incubo per quella di Capello che è stata appena eguagliata. «Mancini ha dichiarato che ci vogliono 10 anni per vincerla al City – ricorda Conte -, mentre Ancelotti al Psg ha parlato di 5. Per la Juve c’è un gap evidente a livello economico e io non posso prendermi responsabilità: lo farei solo con 150 milioni a disposizione. Per questo quando sento parlare, e ascolto alcune idiozie, dico che con la lingua siamo bravi a vincere tutti. Poi bisogna andare in campo».

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