Platini:|'Juve fortissima: all’Avvocato sarebbe piaciuta'
A Michel Platini piacerebbe parlare di Juve, Barcellona, Messi e Ronaldo, ma il discorso scivola inevitabilmente su fair play, razzismo, violenza, scommesse. «Altrimenti avrei fatto il giornalista. Ho scelto di fare il presidente per non limitarmi a commentare: volevo anche fare». All’Uefa dal 2007, con un mandato fino al 2015 e un bivio: restare a Nyon oppure tentare l’avventura alla Fifa dopo Blatter. Deciderà presto. «Ma non so quando. Domani, tra un mese o un anno: sono curioso anch’io. Potrei anche smettere o restare all’Uefa».
Non è che Blatter stia pensando di ricandidarsi?
Invece il fair play importa ai tifosi. Il Psg annuncia un’improbabile sponsorizzazione retroattiva...
«Non so se il Psg sia un problema. Quel che conta è che il sistema c’è, le sanzioni anche, e non si guarda in faccia a nessuno. I club lo sanno e hanno detto "sì". Noi avevamo un mandato morale. Quante volte devo ripetere che Moratti, Berlusconi e tanti altri mi pregavano di intervenire e ridurre "perché noi non possiamo farlo"?».
Il fatto che suo figlio lavori per il Qatar non la aiuta...
«Ma lavora per una società del Qatar, non per il Psg. Vorrebbe fare l’avvocato sportivo e non può per il conflitto d’interessi. Capisco la facile analogia. Ma se mangio spaghetti sono per Berlusconi?».
L’Unione Europea suggerisce una tassa sui trasferimenti di lusso.
«L’Ue sa che i problemi sono nati dopo Bosman: giusta la possibilità dei calciatori di liberarsi a fine contratto, sbagliata la libera circolazione che ha dato potere a pochi. Significa che dobbiamo fare qualcosa. Per aiutare i club, non ucciderli»
L'ultima analisi finanziaria dice: i club sono più virtuosi.
«Sanno che c’è il baratro. Gli italiani sono molto virtuosi».
Sa che il vincitore delle elezioni italiane è stato Grillo, un ex comico che parla di politica onesta?
«Me lo ricordo in tv quand’ero alla Juve: anche Reagan era un attore. E non dice quello che sto facendo io nel calcio?».
Qatar 2022: molti club non sono convinti di giocare in inverno.
«E come si fa a luglio in Qatar a 50 gradi, dico io. Spiegai all’Emiro: se voto per voi mi piacerebbe giocare a dicembre e allargare il torneo a tutto il golfo. Se vogliono luglio, facciano pure. Dov’è il problema di fermare due mesi il campionato?».
Qualcuno teme che lei voglia la stagione nell’anno solare.
«No, idea abbandonata. Ma se in 92 anni di Mondiale si gioca una volta in inverno...».
È accettabile che in alcune città ogni partita abbia un contorno di accoltellati?
«No, ma cosa c’entra col calcio? I mille stupidi che hanno fischiato Boateng mica erano lì per la partita? Potrei impedire alcune trasferte, per esempio. Maposso controllare i turisti? E se si rivolgono ai bagarini? Mi spiace, preferisco accusare la sicurezza pubblica».
Lotito si lamenta delle porte chiuse per la Lazio. «C’è chi pensa di togliere punti. Cosa preferisce?».
Parlando di Boateng: ha fatto bene a lasciare?
«Benissimo. Però era un’amichevole. Fosse un torneo Uefa sarebbe giusto parlarne con l’arbitro e chiedere la sospensione. Loro hanno gli strumenti, devono usarli in casi così».
Più facile contro gli scommettitori che contro i razzisti?
«Sì. Le scommesse sono un dramma, il calcio non è credibile, ma possiamo vincerle. Il razzismo è figlio anche della cultura del nazionalismo così forte in Europa».
Novità 5 arbitri: contento?
«Usi il superlativo. Sì. Degli arbitri, dell’esperimento, dello straordinario lavoro di Collina. Ho fiducia totale in lui».
In Italia, però, sembra che spesso manchino di coraggio.
«Non è questione mia. Dopo cento anni, ho dato agli arbitri quattro occhi in più per vedere quello che non potevano».
Ma non sensori o telecamere...
«Così poi le usiamo per fallo di mano, fuorigioco e ci fermiamo sempre. E poi è gravissimo che il Board abbia concesso la possibilità di usare la tecnologia in alcune partite di un torneo. Come se in Champions alcune avessero i 5 arbitri e altre no. Al Mondiale per club non è successo niente, vediamo in Confederations. Di solito c’è un caso ogni 40 anni».
Arbitri: che cosa pensa del rosso a Nani?
«Che l’arbitro Cakir ha visto e interpretato. È il suo ruolo».
Chi vince la Champions?
«Uh, se poi dico che mi piacerebbe dare la coppa alla Juve qualcuno se la prende. Ho visto due grandi tedesche, Bayern e Borussia. E anche la Juve: la seguo da due anni, è fortissima, mi piace la sua identità nazionale. A volte gioca con nove italiani: discorsi vecchi, non si possono più fare, ma mi piace. Sarebbe piaciuta anche all’Avvocato che avrebbe amato meno un calcio con mille stranieri che vanno e vengono».
Juve da Champions?
«Se il Barcellona va fuori è apertissima».
Riparlato con Andrea Agnelli dopo la storia del francobollo da risparmiarsi...
«Certo. Nessun problema. Bastava mi chiamasse prima, senza bisogno della lettera: gli avrei spiegato».
Le manca l’Avvocato?
«Sì, ma da presidente Uefa devo pensare al futuro».
Ora c’è Barcellona-Milan.
«Non è facile recuperare il 2-0, neanche per il Barça. È il bello del calcio: vendi Ibra e Silva, non puoi schierare Balotelli, e fai 2-0 al Barcellona. Sei il Chelsea e perdi in Europa League con la Steaua. Sei il Manchester e prendi due gol in 10’: non basta essere in 10 per giustificarlo. La mia Juve, l’Ajax, il Bayern facevano tre finali di fila, ora ogni anno si cambia: niente come la Champions».
Neanche i club vogliono più cambiarla.
«Ne parleremo. Io l’ho democratizzata e mi va bene così».
Ma lei ha anche detto: «Ha ucciso l’Europa League».
«No, ha ucciso tutti i tornei Uefa. Ma l’Europa League incarna lo spirito europeo: possono vincerla tutti. La Champions no».
De Laurentiis dice: la Champions potrebbe valere molto di più.
«Perché non viene a lavorare al marketing Uefa?».
Napoli è anche Maradona: vi parlate ogni tanto?
«A Dubai due mesi fa. Gli voglio bene anche se non condivido tutte le sue idee. È buono e simpatico, se mai un giorno avrà bisogno di aiuto io ci sarò».
Guardiola al Bayern: sorpreso?
«No, è il riconoscimento del valore del calcio tedesco».
I suoi campioni preferiti?
«Messi e Ronaldo. Due modi diversi di essere fuoriclasse».
Lei a quale modo dei due somigliava?
«A nessuno».
I campioni di oggi sembrano meno impegnati di Platini, Rummenigge, Beckenbauer: forse non saranno dirigenti.
«Neanch’io pensavo di essere presidente Uefa. Purtroppo quando sei un campione sei anche un prodotto che può perdere la personalità perché c’è tanta gente attorno a te».
Sa che lei alla Juve era uno di quelli che recuperava più palloni? «Davvero? Lo dirò a Marco e Antonio che mi rompevano sempre le balle: "Difendi! Difendi!"».
La cosa di cui è più contento?
«Della fiducia della famiglia del calcio».
E l’errore?
«Averle parlato…».