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    Conte, i consigli per conquistare il Chelsea: non fare l'errore di Capello

    Conte, i consigli per conquistare il Chelsea: non fare l'errore di Capello

    • Giancarlo Padovan
    Antonio Conte, ex c.t. dell’Italia, è arrivato a Londra e sta per cominciare la sua avventura al Chelsea. Le sue prime parole ai calciatori più che un programma sono apparse come una minaccia: “Sarà il precampionato più duro della vostra carriera”.

    Non so se sia questo l’approccio giusto, ma alcune esperienze del passato indicano di no. Anche Fabio Capello è stato un duro, però la sua Inghilterra da quella durezza non ha tratto benefici. “Avevo paura di lui”, ammise Wayne Rooney che spiegò come quella soggezione generasse un blocco. 

    Non credo che Conte annoveri Capello come esempio. Tuttavia si sa che l’attitudine al lavoro fisico e il rigore degli allenamenti sono una componente che avvicinano i due allenatori. Però Conte deve sapere che se vorrà avere successo in Inghilterra non potrà venire meno ad una serie di regole non scritte che caratterizzano il calcio dell’isola. Ci sono una storia, una cultura e delle caratteristiche da rispettare, pena il rigetto del trapianto dell’allenatore straniero nel corpo di una squadra cresciuta con altre abitudini. 

    Punto numero 1. Il calciatore inglese non ha il problema di allenarsi tanto, ma lo vuole fare il più possibile con la palla e con le partitine. Se Conte vorrà raggiungere la massima intensità nella gara, lo dovrà fare assecondando metodi che rifuggano il più possibile il lavoro a secco.

    Punto numero 2. In ritiro certamente sì, ma durante la stagione gli inglesi quasi mai praticano il doppio allenamento. Avvezzi come sono a dare tutto durante la seduta unica, non ne vedono la necessità e non sono mai stati convinti a bissare.

    Punto numero 3. La quasi totalità delle squadre inglesi si allena solo la mattina. Chi ha cercato di invertire l’ordine dei fattori (Roberto Mancini al City, per esempio) ha dovuto ritornare sui propri passi. 

    Punto numero 4. L’alimentazione è sempre stato un punto controverso nella visione delle cose tra uno staff straniero e la componente indigena. Orari, quantità ed eccezioni costituiranno nodi da sciogliere con molta delicatezza.

    Punto numero 5. La lingua inglese è ostica e Conte non la parla ancora in maniera fluente. E’ vero che l’importante è farsi capire, ma il livello di credibilità di un allenatore-padrone passa anche attraverso il possesso di termini corretti, efficaci, persuasivi.

    L’intransigenza di Conte sarà messa a dura prova. Eppure non è detto che imponendola i risultati siano quelli sperati. Perciò, se potessi esprimere un consiglio all’ex c.t., sarebbe proprio quello di non esagerare con i diktat, ma al contrario di comprendere esigenze e necessità di chi è storicamente diverso da noi.

    Per vincere in un altro calcio bisogna conoscerlo profondamente e saperlo rispettare. Quel che si è fatto prima o altrove non conta più. Conta il rapporto che si riesce a stabilire con gli interpreti, l’ambiente e la critica calcistica cui non sono estranee le centrifughe dei quotidiani popolari, assai pettegoli e poco tecnici.

    Anche a questo proposito ci sarà una questione che ha direttamente a che vedere con la mentalità inglese: si tratta della difesa a quattro che Conte ha allestito spesso, ma quasi mai alla Juve e in Nazionale. I quattro dietro sono quasi un dogma non solo per consuetudine, ma anche per conoscenza tattica. Sarà Conte ad adattarsi ai calciatori o dovranno essere i calciatori ad adattarsi a Conte? 

    La domanda non è affatto banale e men che meno oziosa. Anzi sottende qualsiasi cosa il nostro allenatore farà in terra inglese: dalle parole ai permessi tutto sarà vagliato, misurato e pesato. Sarà difficile non sbagliare con il calcio, ma più difficile non sbagliare con tutto il resto.   

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