Conte come Mou? Sarà l'Europa a dirlo...
Antonio Conte (nella foto de lastampa.it) come Josè Mourinho, la metamorfosi è quasi completa. I numeri della Juventus di questa stagione sono spaventosi: trentesima vittoria in campionato e record dell'Inter di Mancini annata 2006-2007 eguagliato, possibilità di raggiungere i 100 punti con due vittorie in casa contro Atalanta e Cagliari, pur con un pareggio a Roma, 17 vittorie su 19 in casa con la concreta possibilità di fare percorso netto. Numeri spaventosi, ma a favorire il paragone tra Conte e Mourinho, più che le statistiche, è l'atteggiamento, sul rettangolo verde, ma anche nei confronti dei media.
VINCERE E' L'UNICA COSA CHE CONTA - Dell’allenatore portoghese, tecnico cui gli interisti resteranno legati per tutta la vita, Conte ha lo stesso piglio, sul terreno di gioco, ma anche fuori, con un unico pallino: la vittoria. Da raggiungere sempre e a qualunque costo: con il lavoro, maniacale in ogni sua parte, e, se necessario, ricorrendo anche a una dialettica che migliora giorno dopo giorno, intervista dopo intervista. Dice quello che pensa, senza filtri, anche a costo di mettersi tutti contro.
ESULTANZA MOU STYLE - L'esultanza di ieri sera è indicativa da questo punto di vista: una corsa a perdifiato, salti, urla, scivolata in mezzo al campo, proprio come Josè. La vittoria non ti rende simpatico, nè il portoghese nè l'italiano lo sono; il rumore dei nemici però li esalta, e la Juventus ha dimostrato ieri a Sassuolo il carattere e la grinta del proprio allenatore. Garcia aveva pungolato, forse andando anche un po' oltre, le avversarie della Juventus, cercando di stimolarne l'orgoglio e perchè no, carcando di destabilizzare i bianconeri: la paura è durata 34 minuti, il tempo necessario a Carlitos Tevez per infilare il suo diciannovesimo gol in campionato, e ristabilire la parità. La scivolata sotto la pioggia del Mapei Stadium resterà la fotografia di questo terzo trionfo di fila, un miracolo, se si pensa che prima dell'arrivo del tecnico la Juve veniva da due settimi posti consecutivi e da tante scelte societarie sbagliate.
CRUCCIO CHAMPIONS - La differenza è il dna, e il palmares, internazionale, ad oggi. Infatti, mentre Mou, seppur con un gioco tutt'altro che sfavillante, è riuscito a condurre il Chelsea, ottima squadra ma non certo al livello di Bayern e Real Madrid, alle semfinali di Champions League, Conte è uscito in un girone tutt'altro che trascendentale, riuscendo a battere solo il Copenaghen in casa, pareggiando in Danimarca, in casa contro il Galatasaray e perdendo in Turchia, seppur con tutte le scusanti del caso per quanto concerne la partita di Istanbul.
OCCASIONE EUROPA LEAGUE - Il portoghese ha già dimostrato di sapere essere un vincente anche in Europa. Ma il destino arride al tecnico bianconero: la finale di Europa League in casa, infatti, potrebbe rivelarsi il discriminante che renderebbe fantastica una stagione che con la vittoria esclusivamente del campionato sarebbe solo buona, anche considerando il livello attuale del campionato italiano, escludendo la stratosferica Roma di questa stagione. Prima però c’è il ritorno con il Benfica da affrontare: un partita da vincere, in tutti i modi. Perchè Conte, se vuole diventare come Mou, deve iniziare a vincere in Europa, e non c'è niente di meglio che farlo in casa.
VINCERE E' L'UNICA COSA CHE CONTA - Dell’allenatore portoghese, tecnico cui gli interisti resteranno legati per tutta la vita, Conte ha lo stesso piglio, sul terreno di gioco, ma anche fuori, con un unico pallino: la vittoria. Da raggiungere sempre e a qualunque costo: con il lavoro, maniacale in ogni sua parte, e, se necessario, ricorrendo anche a una dialettica che migliora giorno dopo giorno, intervista dopo intervista. Dice quello che pensa, senza filtri, anche a costo di mettersi tutti contro.
ESULTANZA MOU STYLE - L'esultanza di ieri sera è indicativa da questo punto di vista: una corsa a perdifiato, salti, urla, scivolata in mezzo al campo, proprio come Josè. La vittoria non ti rende simpatico, nè il portoghese nè l'italiano lo sono; il rumore dei nemici però li esalta, e la Juventus ha dimostrato ieri a Sassuolo il carattere e la grinta del proprio allenatore. Garcia aveva pungolato, forse andando anche un po' oltre, le avversarie della Juventus, cercando di stimolarne l'orgoglio e perchè no, carcando di destabilizzare i bianconeri: la paura è durata 34 minuti, il tempo necessario a Carlitos Tevez per infilare il suo diciannovesimo gol in campionato, e ristabilire la parità. La scivolata sotto la pioggia del Mapei Stadium resterà la fotografia di questo terzo trionfo di fila, un miracolo, se si pensa che prima dell'arrivo del tecnico la Juve veniva da due settimi posti consecutivi e da tante scelte societarie sbagliate.
CRUCCIO CHAMPIONS - La differenza è il dna, e il palmares, internazionale, ad oggi. Infatti, mentre Mou, seppur con un gioco tutt'altro che sfavillante, è riuscito a condurre il Chelsea, ottima squadra ma non certo al livello di Bayern e Real Madrid, alle semfinali di Champions League, Conte è uscito in un girone tutt'altro che trascendentale, riuscendo a battere solo il Copenaghen in casa, pareggiando in Danimarca, in casa contro il Galatasaray e perdendo in Turchia, seppur con tutte le scusanti del caso per quanto concerne la partita di Istanbul.
OCCASIONE EUROPA LEAGUE - Il portoghese ha già dimostrato di sapere essere un vincente anche in Europa. Ma il destino arride al tecnico bianconero: la finale di Europa League in casa, infatti, potrebbe rivelarsi il discriminante che renderebbe fantastica una stagione che con la vittoria esclusivamente del campionato sarebbe solo buona, anche considerando il livello attuale del campionato italiano, escludendo la stratosferica Roma di questa stagione. Prima però c’è il ritorno con il Benfica da affrontare: un partita da vincere, in tutti i modi. Perchè Conte, se vuole diventare come Mou, deve iniziare a vincere in Europa, e non c'è niente di meglio che farlo in casa.