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    Roma troppo fragile per essere vera: colpa del mercato degli equivoci

    Roma troppo fragile per essere vera: colpa del mercato degli equivoci

    • Paolo Franci

    La tentazione di aggrapparsi agli assenti c'è sempre nel mondo del dio pallone. Perché poi è come un tè caldo dopo una tormenta di neve, con il freddo che ti spezza le ossa. E allora, questa tentazione di aggrapparsi a chi non c'era e pesa come un obelisco in mezzo a una piazza - da De Rossi, a Kolarov, a Manolas, a Santon, sì, anche lui - è enorme, irresistibile quasi, ma non per i soliti motivi.

    L'idea è che questa squadra sia talmente fragile da non poter perdere, tutti insieme, i suoi punti di riferimento chiave. Il che non è affatto un alibi, ma un dato allarmante. Perché una squadra non può implodere rendendosi protagonista di un pomeriggio come quello di sabato, solo perché le mancano due-tre giocatori. Non una squadra del livello della Roma. No, inammissibile. Anche perché sennò a cosa servirebbe la politica delle rose ampie?

    Qui siamo in piena emergenza e, purtroppo, nella snaturalizzazione continua di un progetto partito male e tornato alle sue preoccupanti origini. Troppi ragazzini acerbi in rosa, troppi doppioni, troppi giocatori poco utili per il tipo di gioco di Di Francesco o sopravvalutati, almeno sul mercato, come Cristante e Pastore, giusto per fare due esempi. Uscendo dallo stadio, ieri, un tifoso si è avvicinato e mi ha chiesto, confidenzialmente (lo sapete, a Roma siamo tutti parenti, ci si chiama per nome dandoci del tu): “A' Paolè, se dovessi compra' uno dei nuovi di quest'anno, chi prenderesti?”. Il mio lungo silenzio è stata la risposta che ha soddisfatto quel tifoso affranto. Non perché non stimi Kluivert, Coric o Pastore, ma perché mi sembrano tutto tranne che giocatori pronti per dare continuità ad una squadra molto forte e smembrata nel giro di due stagioni. D'altra parte, se un allenatore è costretto a rinnegare i suoi dettami tattici pur di far classifica, qualcosa che non è andato in fase di progetto e costruzione ci deve essere per forza. E così è nato l'orrore del pomeriggio contro la Spal. Una squadra innanzitutto fragile come un origami giapponese, alla quale è bastato un soffio di vento potente - il rigore di Petagna - per volare via lontana da un rendimento perlomeno accettabile. Potrà riprendersi? Io penso di sì perché lo ha già fatto, ma la fragilità di fondo che può minare gli obiettivi minimi della stagione è sempre lì, minacciosa come un'ombra in un film giallo, mentre tutte le altre, le rivali, via via trovano nuove certezze.

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