Jacobelli: con Pantani per sempre, contro gli sciacalli che da 15 anni hanno sputato veleno su Marco
Questo editoriale è stato pubblicato da calciomercato.com il 24 luglio 2013.
Nel giorno in cui è diventata ufficiale la notizia della riapertura dell'inchiesta sulla morte di Marco Pantani, perché sarebbe stato picchiato e costretto a ingurgitare coicaina, ci sembra doveroso riproporlo alla vostra attenzione.
Anche perché, quel veleno lanciato contro Pantani, in ordine di tempo fu soltanto l'ultima dose dell'indecente campagna di fango montata contro il fuoriclasse romagnolo, mai trovato positivo a un controllo antidoping.
Nulla potrà mai restituirci Marco, tutto deve essere fatto per onorarne la memoria e difenderla dagli sciacalli che prima e dopo la scomparsa di Pantani si sono accaniti contro di lui. Da dieci anni, Mamma Tonina e Papà Paolo si battono in nome di Marco. Oggi hanno una ragione di più per capire che non sono mai stati soli e non lo saranno mai.
x.j.
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I francesi hanno la coda di paglia lunga cent'anni di Tour e, ancora una volta, schizzano fango su Marco Pantani. Ma nessun avvoltoio riuscirà a intaccare il Mito di Marco contro il quale si è abbattuta l'ultima vigliaccata, visto che non può difendersi dalle rivelazioni a scoppio ritardato di chi continua a sputare veleno sul Grande Romagnolo. Questi sciacalli schiatteranno all'inferno.
Bisogna dirglielo forte e chiaro, agli ipocriti custodi a orologeria della Grande Boucle, che si alzano presto, ma si svegliano tardi.
Sono trascorsi quindici anni dal trionfo di Pantani a Parigi e ne sono passato undici da quando il Pirata si ha lasciato.
Era il 2004, lo stesso anno in cui vennero effettuate le analisi secondo le quali Marco, come altri corridori, avrebbe fatto uso di epo al Tour del '98. Avrebbe, perchè il condiizonale è tassativo. Come ha sottolineato lo stesso Pat Mc Quaid, presidente dell'Unione Ciclistica Internazionale, nel 2004 non ci fu la possibilità di effettuare le controanalis e non ci furono le condizioni di garanzia e difesa degli incolpati.
E tutto questo succede nell'Anno Domini 2013, proprio nella patria di liberté, egalité e fraternité.
La commissione d'inchiesta del Senato svergogna Pantani e altri corridori (Tafi, Fabio Sacchi, Eddy Mazzoleni, Nicola Minali, Cipollini, Erik Zabel, Jan Ullrich, Bo Hamburger, Laurent Jalabert, Marcos Serrano, Jens Heppner, Jeroen Blijlevens, Jacky Durand, Abraham Olano, Laurent Desbiens, Manuel Beltran e Kevin Livingston).
Ma, attenzione, pontifica il relatore del rapporto, "non c'è alcun rischio di sanzione per loro" e il nome di Pantani non verrà cancellato dall'albo d'oro del Tour come è accaduto a Lance Armstrong al quale dopo la confessione di essersi dopato, sono stati tolti i sette titoli conquistati dal 1999 al 2005. Domanda numero 1: ma se i diciotto di cui sopra sono colpevoli, perché non vengono puniti anche retroattivamente? Forse perchè non ci sono state le controanalisi e non è sttao garantito loro il diritto alla difesa? Domanda numero 2: dal 1999 al 2005, i pasdaran dell'antidoping nell'Esagono dov'erano? Tutti ai piedi di Armstfong per celebrare la gloria imperitura del Tour. O no?
Hanno scritto Tonina e Paolo Pantani: "Abbiamo la certezza che, pur trattandosi di analisi condotte anni dopo lo svolgimento della gara in oggetto, debbano sussistere anche per esse tutte le garanzie a tutela dell’atleta: Marco Pantani.
Senza entrare nel merito della conservazione dei campioni o di altri mezzi di prova, ci troviamo costretti a farvi notare queste analisi sono state eseguite dopo la morte di Marco e questo lo ha privato del più elementare diritto alla difesa, quale ad esempio quello di richiedere le controanalisi o di nominare un perito di parte per assistervi.
Soltanto in caso di positività del campione B, sarebbe superfluo ricordarlo ma giova farlo, è possibile parlare di positività. Come accade anche nel Diritto Penale, la morte interrompe qualsiasi procedura in essere o futura a carico dell’indagato incidendo anche sul reato che viene così dichiarato estinto come estinta è la pena nel caso in cui sia nel frattempo intervenuta la condanna.
A maggior ragione nel diritto, sportivo che richiama i principi generali del diritto ordinario nelle fattispecie non espressamente disciplinate, le garanzie difensive per l’incolpato devono essere assolutamente garantite nella loro completezza, senza possibilità di delega. Pertanto vi diffidiamo dall’intraprendere qualsiasi iniziativa che possa spogliare Marco dei titoli da lui conquistati sulla strada e dall’affrontare l’argomento in sedi ufficiali o con gli organi di informazione, giacché parlare di un provvedimento giuridicamente insostenibile può ledere in modo grave l’immagine di nostro figlio.
In tutti i paesi civili le norme che regolano l’accertamento dei fatti di rilevanza giuridica presuppongono la salvaguardia del fondamentale ed inviolabile diritto di difesa. Lo stesso principio è posto alla base delle norme regolamentari sportive che reiteratamente e con chiarezza attribuiscono all’incolpato una serie di facoltà tendenti all’accertamento della verità che non può che scaturire dal contraddittorio e dall’esercizio delle garanzie difensive. Nel nostro caso riteniamo ignobile e soprattutto illegittimo che si parli di inchieste e addirittura di sanzioni nei confronti di una persona che purtroppo non può più difendersi né nominare persone che lo possano difendere.
Noi però per l’amore che ci lega a lui e per il sentimento di giustizia che ancora ci informa, non intendiamo abdicare al nostro dovere di difendere la sua immagine ed il suo nome. Ed è per tale motivo che vi chiediamo ufficialmente di non parlare ancora di lui come di un qualsiasi altro atleta ancora in vita, ed è per tale motivo che vi diffidiamo ufficialmente ad intraprendere una qualsiasi illegittima azione che, contrastando le più elementari norme di diritto, ne infanghi il nome".
Parole sante. Da sottoscrivere a una a una. Pantani ha il diritto di riposare in pace. Per sempre.
Xavier Jacobelli
Direttore Editoriale
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