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Come l'Inter può fare a meno di Icardi
Apparentemente, là davanti, non è cambiato nulla, come si evince bene da questa situazione con palla sulla destra, nei piedi di Candreva. Un tridente molto stretto, con i due esterni tendenzialmente a ridosso della prima punta. In questo caso, però, Eder ricerca la profondità innescando il lancio di mancino di Candreva, su cui Palacio andrà a rimorchio. Quello dell’oriundo è un classico movimento da seconda punta che, calato in un sistema a tre attaccanti, può sorprendere la difesa avversaria.
L’azione molto manovrata del primo gol dell’Inter ci serve tuttavia per mettere in discussione l’apparente somiglianza tra questo attacco e quello visto con la Juve. La mobilità di Palacio, innanzitutto, e la sua intercambiabilità con Eder.
Palacio ama defilarsi molto più di Icardi. Qui sopra la palla arriva ancora nei piedi di Candreva, dopo un giro palla partito da una rimessa laterale di D’Ambrosio, sul fronte opposto. Spazi chiusi, Candreva ignora l’argentino e nemmeno lancia; si appoggia dietro. Un altro giro palla riporta il pallone sulla sinistra dove Joao Mario, abbassatosi, pesca Eder. Stavolta l’attaccante della Nazionale dal centro dell’attacco viene incontro, e si defila a sua volta, accanto a D’Ambrosio.
E sarà proprio da lì che, con un cambio di campo, Eder farà la cosa più giusta che si può fare contro il 4-3-1-2 di Martuscello. E’ stata questa, infatti, la chiave dell’attacco nerazzurro: cambiare sistematicamente campo per sfruttare i limiti di un modulo che fatica a coprire il lato debole. Dai tempi di Sarri l’Empoli si difende con una linea molto stretta, inoltre qui sotto l’inserimento centrale di Gagliardini attrae inevitabilmente Croce, la mezzala sinistra biancazzurra. Conseguenza di questi due fatti è la libertà di cui gode Candreva, che infatti si sbraccia per ricevere palla.
Chiaramente Eder, se non avesse seguito gli sviluppi dell’azione, quindi del suo stesso lancio, non avrebbe mai segnato. Un movimento da far vedere e rivedere nelle scuole calcio; semplice ma preziosissimo.
A conferma di quanto ho scritto sopra, ecco altri due esempi di come Eder sia stato decisivo, ripetendo praticamente la stessa giocata. Ancora nel primo tempo, al 19’, azione fotocopia con variante tiro al volo di Candreva. Da riprovare...
Finalmente, al 53’, al 4° cambio di gioco di Eder per Candreva -stavolta è una trivela- l’ex laziale va a segno, assicurando la vittoria sul 2-0. Prima di segnalarvi il ritardo strutturale di Croce, che rincorre disperatamente Candreva sul lato opposto al pallone, vorrei farvi notare l’importantissima posizione di Palacio: non è attirato dal pallone, gioca sul terzino sinistro, in modo da non permettergli una scalata comoda su Candreva. Fin troppo stretta, questa difesa dell’Empoli, guardate i due centrali come sono ben posizionati, ma paradossalmente inoccupati. L’Inter, come si suol dire, ha aggirato l’ostacolo.