Come il Porto può far male alla Juve
La prima rete di Soares versione Porto è arrivata grazie a un cross di Corona, esterno sinistro messicano, classe 93. Solito lavorio pregevole sulla fascia, serie infinita di finte ubriacanti, rapidità estrema, poi questa palla in mezzo, per la testa del Tiquinho. Da dimenticare il tentativo di fuorigioco del terzino biancoverde, che invece di seguire Soares si alza all’ultimo. Intanto tenete a mente il nome dell’altro attaccante del Porto.
Torniamo a Corona. Anche Corona ha un nomignolo, viene chiamato El Tecatito per via della birra che si produce a Tecate, una località messicana al confine con gli Sati Uniti. Alex Sandro dovrà alzare un muro alla Trump se non vorrà soccombere all’estro imprevedibile di questo giocatore. Va aggiunto anche che la catena di destra funziona bene per le frequenti discese del terzino Maxi Pereira. Ma questo lo vedremo meglio più avanti. Qui sotto trovate invece il gol del raddoppio del Porto, sempre contro lo Sporting, sempre del Tiquinho Soares. Il brasiliano taglia verso il centro in contropiede, sfruttando un ottimo suggerimento di Danilo. Sembra il passaggio di Hamsik per Insigne contro il Real Madrid.
Danilo però non fa la mezzala, è il punto di equilibrio della squadra, davanti alla difesa. Non convocato, tenuto a riposo o nascosto nell’ultima partita di campionato da Espírito Santo per far spazio al talentino Rúben Neves (peraltro andato in gol), il nazionale portoghese nato in Guinea-Bissau ha giocato praticamente sempre, e sarà difficile non vederlo in campo contro la Juventus. Potente, ha molta gamba, e quando rompe il gioco avversario in contrasto o raccoglie una palla vagante può inventarsi un assist come quello qui sopra. Accanto a lui, qualora il Porto adottasse il 4-4-2 visto nell’ultima apparizione in Champions, contro il Leicester, potrebbe giocare Torres, un fiorettista spagnolo molto mobile, classe 94. Il gigante e il bambino.
Torniamo un momento alla catena di destra per osservare due movimenti che potremmo rivedere anche domani. Subito qui sotto, nell’ultima di campionato, André Silva, il numero dieci, il capocannoniere della squadra, si apre con l’intento di far salire la squadra proteggendo il pallone. Ed ecco il taglio interno di Corona, ad attaccare lo spazio creatosi fra le due punte.
Attenzione perché, a quell’altezza del campo, si inserisce internamente anche il terzino Pereira, che evidentemente oltre alle sovrapposizioni non teme nemmeno queste avventure. L’esempio è tratto da quel Porto-Leicester di cui parlavamo: finì 5-0, era il 7 dicembre. A onor del vero, tuttavia, bisogna ricordare anche l’andata, quando il Porto venne sconfitto dagli inglesi 1-0.
In area, accanto ad André Silva non c’era ancora Soares, bensì Diogo Jota, un altro tipetto da tenere in considerazione. In campionato finora ne ha fatti 6. Altro appunto: mai dimenticarsi di Brahimi, l’esterno sinistro algerino che a inizio anno sembrava sul punto di partire, e che invece è rimasto. E’ noto per essere imprendibile e inconcludente. Un dribblomane che ogni tanto segna. Su punizione, ad esempio. E’ toccato a lui sostituire il giocatore più fantasioso del Porto, Otávio, un altro brasiliano. Ma ora che il talento prediletto da Espírito Santo è tornato da un infortunio che l’ha tenuto fuori quasi tutto dicembre e gennaio, potremmo rivedere queste giocate per André Silva. Sempre che parta titolare, visto che venerdì scorso ha disputato solo 65’ al suo rientro.
Ecco la catena di sinistra in azione, con il terzino Telles (8 assist in sei mesi) che si sovrappone al pari del collega Pereira. Ma Otávio lo ignora per mettere in porta direttamente André Silva. Quest’ultimo è proprio esploso nel 2016; basti pensare che in campionato ha messo a segno 13 gol e in Champions 4. Sa essere anche altruista, però, come dimostrano quei 10 assist realizzati finora. Dunque attenzione soprattutto a lui, il numero 10.