Ci sono anche 'piccoli' scudetti per cuori grandi
Forte dei Marmi è l’isola dei vip in terraferma. Una Miami di casa nostra dove euro, rubli e da qualche tempo anche monete cinesi scorrono come un fiume mai in secca. Qui tutto è o deve essere glamour. Dalla focaccina sfornata da in panetterie simili a gioiellerie (per i prezzi, in scala naturalmente) ai brillanti esposti nelle vetrine delle gioiellerie venduti come fossero focaccine. Se addosso non porti qualche cosa di griffato forse non sei uno straccione, ma neppure “un ospite ufficiale del posto”. Se la sera a cena, dopo un paio di Martini molto secchi, non ordini ostriche, aragosta e catalana ovviamente con champagne è perchè potresti (o dovresti) andare a villeggiare da qualche altra parte. Non si può equivocare sul rombo dei motori delle auto che viaggiano fuori dal centro pedonale. Ferrari e Maserati le riconosci a orecchio. E’ la faccia (tosta e un po’ burina) del Forte che vive tre mesi all’anno per poi adagiarsi nel sonno come un set cinematografico in disuso. Specialmente sul quartiere di “Roma Imperiale”, dove abitano i Cairo e i Moratti e i Galliani, scende il mantello del nulla totale. Poi, un poco più a est verso l’autostrada, c’è lo zona Vittoria Apuana. Circondato da villette a portata di esseri umani stazione il Palazzetto dello Sport. Qui l’altra sera è stato conquistato e celebrato uno dei tanti “piccoli” scudetti.
La Forte dei Marmi della brava e sana gente era tutta all’interno della grande palestra pigiata come in salamoia. Migliaia di uomini, donne e bambini alla fine senza più un filo di voce. Ciascuno aveva lasciato il fiato del polmoni per spingere i loro ragazzi dell’Hockey Forte dei Marmi verso i terzo titolo consecutivo di campioni d’Italia. Missione compiuta. Il Lodi, vittima sacrificale ma avversario degno di tale nome, lasciava la Versilia con le orecchie basse e nella vicina e odiata (dai fortemarmini) Viareggio rosicavano amarissimo. Esplodeva una festa italo spagnola che dal mare arrivava fin sotto i monti apuani. Gil, Cancela e Torner insieme ai compagni di squadra italiani erano i tre moschettieri di quel tricolore dal profumo di cecina toscana e di sangrilla iberica. Campioni in uno sport da noi “minore” che nel loro Paese porta fama e quattrini, non come il calcio ma quasi. Loro da tre anni sono qui a fare bello e grande i Forte. E si sono anche innamorati della terra che li ha presi in adozione. Ora pare che vadano via. Non perché lo vogliono, ma per ragioni di denaro. L’hockey su pista soddisfa il cuore, non le casse della società.
Eppure un tifo così, compatto e unico e solidale e sincero coordinato da principe del coordinamento Antonio Agostini, raramente l’avevo viso o sentito. Un frastuono caraibico da derby calcistico capace di coinvolgere anche chi era capitato lì per caso. Pierluigi Collina e la sua fedelissima moglie, per esempio, in piedi a urlare e a battere le mani come due ragazzini. La fotografia ideale come spot per lo sport della passione quasi pura. Santi, santini e poveri cristi uniti insieme senza barriere sociali a fare da divisorio. Dal portalettere all’uomo che domenica sera, dopo le elezioni amministrative, dovrebbe essere il nuovo sindaco di Seravezza l’attiguo paese dei tesori medicei che fa da contraltare culturale al glamour sfacciato della marina. Si chiama Andrea Giorgi, viaggia fuori dai partiti con il Patto Civico e nella sua squadra di giovani capaci e volenterosi c’è anche Stagi il portiere campione d’Italia che per i tifosi è un misto da Zoff e Buffon. Giorgi, tifosissimo irriducibile della Juventus e del Forte Hockey (foto lanazione.it), se le cose andranno secondo una sana logica popolare avrebbe dunque il privilegio davvero speciale di vincere tre scudetti nel giro di un mese. Uno grande, uno medio e uno piccolo. Tutti e tre, per valore, da identica collezione.