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‘Ci prendiamo anche il Milan. Boiocchi? Lo devi uccidere’: così il clan delle curve si spartiva San Siro
GLI ATTI - Dagli atti del fermo dell’antimafia di Milano per cui ‘Nazza’, al secolo Nazzareno Calajò, boss della droga e capo del quartiere della Barona, e altri sette vengono arrestati lo scorso aprile, emergono elementi inediti. Riguardano quella che è una vera e propria spartizione degli affari in curva e le presunte dinamiche dietro al ferimento del tifoso milanista Enzo Anghinelli, colpito con un proiettile in testa il 12 aprile 2019, finito in coma e sopravvissuto, e l’uccisione di Vittorio Boiocchi, capo dei Boys nerazzurri, avvenuta lo scorso 29 ottobre. Tra i fermati c’è anche Massimo Mazzanti detto “Mimmo spara spara”, uomo di fiducia del gruppo di Calajò.
AFFARI - In un colloquio tra Andrea e Luca Calajò, figlio e nipote di Nazza, il primo dice: “Guarda c’è da piazzarsi pure nella curva del Milan, non la molliamo pure sta cosa!”. L’altro risponde: “Ma che mollare, a Giancarlo Lombardi gliel’ho detto chiaro: tu stai mollando una cosa che grazie comunque a Loris Grancini e a mio zio e a tutto il bordello che abbiamo combinato”. Come spiegato da Calcio e Finanza, Lombardi (non indagato), detto Sandokan, nel 2005 guidò l’ingresso in curva Sud dei Guerrieri ultras portando allo scioglimento la Fossa dei Leoni. Negli anni questi ha lasciato la gestione a Luca Lucci, oggi ai domiciliari per droga. Ancora Andrea Calajò dice: “La curva del Milan è un bell’affare! Ce la prendiamo, basta”, mentre Luca avverte: “Boiocchi? A quello lo devi uccidere, Vittorio è pazzo, ti ammazza, lo devi buttare giù, niente tarantelle”.
'GESTIONE' - Dagli atti emerge come, con Boiocchi, i Calajò gestivano gli affari delle magliette ultras in curva Nord e lo stesso controllava parte dei biglietti della Champions. I Calajò non risultano indagati nel fascicolo sull’omicidio Boiocchi né in quello sul tentato omicidio di Anghinelli.